di Ella Frances Sanders, Marcos y Marcos
Un libro piccolo e prezioso, uno
splendido regalo natalizio per quanti amano le parole, in qualunque
lingua siano esse scritte.
Come scrive l'autrice nell'introduzione Come spiegare l'intraducibile: " [...] La lingua ci avvolge con i suoi significati e la sua punteggiatura, spingendoci a varcare i confini e aiutandoci a capire le domande infinitamente complicate che la vita ci pone senza sosta."
Come scrive l'autrice nell'introduzione Come spiegare l'intraducibile: " [...] La lingua ci avvolge con i suoi significati e la sua punteggiatura, spingendoci a varcare i confini e aiutandoci a capire le domande infinitamente complicate che la vita ci pone senza sosta."
E se buona parte dei lettori
compulsivi conosce ormai il significato della parola giapponese tsundoku
(un libro comprato ma non ancora
letto, di solito impilato con altri libri mai letti) e molti di noi si sono
imbattuti, sul web, in un’immagine che spiega il sostantivo sudafricano ubuntu
(io posso essere io solo
attraverso di voi e con voi. Si può tradurre in modo -molto- grossolano con
senso di umanità), sarà un vero piacere scoprire, magari proprio durante le prossime feste, il significato della
parola olandese gezelling
o ritrovarsi sorridendo nel sostantivo farsi tiám
o ripensare con nostalgia e dolcezza al tagalog kilig…
Io ne ho già comprate tre copie, ma non credo mi basteranno.
Dal sito della casa editrice Marco y Marcos:
"Tradurre è un’arte magica, perché ogni parola apre un mondo.
Le parole intraducibili sono potenti grimaldelli: svelano di un popolo certi
vizi e certe virtù.
Se i brasiliani hanno una parola per definire la carezza tra i capelli
dell’amato, gli svedesi ne hanno una per indicare la terza tazza di caffè; i
tedeschi hanno una parola per un groviglio di cavi, ma anche per la piacevole
sensazione che si prova stando soli nel bosco.
La pila di libri non letti sul comodino si è meritata un nome in giapponese; la capacità di cogliere da uno sguardo lo stato d’animo altrui ha un nome preciso in coreano.
Viene dal Sudafrica la filosofia comunitaria dell’ubuntu, dall’India la jugaad, l’arte di arrangiarsi con poco.
Ella Sanders ne ha raccolte cinquanta in questo libro, con illustrazioni bellissime che ci ricordano quante volte abbiamo in testa l’idea, la suggestione, ma proprio ci manca la parola.
Regaliamoci dunque queste parole nuove; ci fanno viaggiare, per incantesimo, tra le emozioni del mondo."
La pila di libri non letti sul comodino si è meritata un nome in giapponese; la capacità di cogliere da uno sguardo lo stato d’animo altrui ha un nome preciso in coreano.
Viene dal Sudafrica la filosofia comunitaria dell’ubuntu, dall’India la jugaad, l’arte di arrangiarsi con poco.
Ella Sanders ne ha raccolte cinquanta in questo libro, con illustrazioni bellissime che ci ricordano quante volte abbiamo in testa l’idea, la suggestione, ma proprio ci manca la parola.
Regaliamoci dunque queste parole nuove; ci fanno viaggiare, per incantesimo, tra le emozioni del mondo."
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