Sto pensando che non ha davvero alcuna importanza aver
letto
Il Natale di Marguerite
di
India Desjardins e Pascal Blanchet, bao publishing
dopo che il Natale è ormai passato.
Il Natale, in quest’albo, è
solo un pretesto: quel che serve per raccontare una vita, una lunga vita,
intessuta, come tutte, di gioie e dolori, e alla fine della quale si fa ormai
il conto dei caduti, dell’amore e degli amici scomparsi, e ci si ritrova ad
aver paura non solo di morire, ma anche di vivere.
Marguerite sta bene nella
sua casa, un nido accogliente e quasi sicuro (benché il pericolo possa annidarsi
in ogni angolo), immersa nei ricordi felici, convinta che “fuori” sia
sinonimo di pericolo, e quindi assolutamente da evitare.
Ma, si sa, tutto può
cambiare, anche solo in pochi istanti…
Come incomincia:
“Marguerite
Godin si rallegra di non dover mettere piede fuori casa.
Credete
che non le piaccia il Natale? No, no, al contrario. Ha anche decorato la casa
meglio che poteva. È stato l’anno scorso? Due anni fa? Non ricorda più con
precisione, perché la memoria le fa qualche scherzo.
Si
ricorda di aver appeso una corona di Natale alla finestra, e di essersi
stancata a morte. Quindi adesso lascia la corona appesa tutto l’anno e accende
le lucine solo durante le feste.
Non
dovete pensare che sia sola e che faccia pena, al contrario! Ha due figli e
alcuni nipoti. Ma le feste di famiglia la sfiniscono. Eppure ogni anno dice a
se stessa che dovrebbe fare un piccolo sforzo per i figli, che si sentono in
colpa a festeggiare il Natale senza di lei. Non le credono, quando li rassicura
del fatto che non le dispiaccia passare la serata tutta sola.
Marguerite
ripete sempre: -Divertitevi! Approfittatene! Non vi preoccupate per me, passerò
una bella serata!- E non mente. È contenta di sapere che si divertono.
DESJARDINS I. – BLANCHET P.,
Il Natale di Marguerite, bao
publishing
Qui potete sfogliarne alcune pagine
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