Ho l’impressione che non
tutti (compreso qualche genitore) riescano ad immaginare quale dispendio di tempo ed energie
richieda l’allestimento di uno (nel nostro caso, due) spettacolo natalizio;
soprattutto se, come nel nostro caso, il copione viene costruito, riadattato,
modificato e cucito come una seconda pelle su ogni singola classe.
Quest’anno abbiamo avuto l’enorme
fortuna di poter contare su una base davvero eccellente:
A ritrovar le storie
di
cui ho già raccontato qui.
Del testo originale
abbiamo utilizzato solo la parte iniziale:
In un paese dove le parole
sono sbiadite, rimpicciolite, e le poche rimaste accorciano le storie,
rendendoi ricordi invisibili e le bocche mute,
un bel giorno appare sulla piazza il
Saltimbanco con un’Oca in spalla.
Cantano una strana filastrocca:
Conta che ti conto
la
vita si racconta
tiritiritera
questa
è una storia quasi vera
e mostrano un cartello con
scritto BICICLETTA.
Dopo qualche giorno, il
primo barlume di una storia esce dai ricordi e dalle labbra di una donna. Poi è
un bambino a ricordare, e a raccontare.
Il Saltimbanco scrive
parole sempre nuove, come SO FARE
Questa parte inizale del libro ci è servita per attribuire una
parola ad ogni classe:
Per le nostre due terze ho scelto la parola ATTESA, e nelle scorse settimane
abbiamo quindi lavorato quasi esclusivamente per preparare lo spettacolo.
Abbiamo cominciato leggendo albi, fiabe e poesie che
raccontassero proprio di questo stato dell’animo.
Poi abbiamo riflettuto a
lungo e conversato su quali siano le cose che i bambini possono attendersi, e
come anche in natura sia necessario attendere per poter godere di quanto di
meraviglioso ci viene gratuitamente offerto.
Infine abbiamo deciso cosa
preparare per lo spettacolo natalizio: ogni bambino ha scelto una tra le tante
frasi relative all’attesa pensate e scritte nei giorni precedenti e in seguito abbiamo immaginato una
sorta di danza che unisse tutti questi pensieri.
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