Manca poco meno di un mese all’inizio della scuola.
Il primo giorno di settembre, gli insegnanti si
ritroveranno dentro le aule che sono per molti una seconda casa (e, a volte,
anche la prima). Solo pochi giorni dopo, accoglieranno bambine e bambini,
ragazze e ragazzi con cui condivideranno tanta parte del proprio tempo per 9
mesi.
Non ci avevo mai pensato. Per ogni insegnante, il tempo
della scuola con i propri alunni è esattamente il tempo di una gravidanza. Il
tempo dell’attesa, moltiplicato per i cinque anni che normalmente si
trascorrono insieme. Cinque attese, ogni anno diverse, ogni anno singolari, per
svariati, imprevedibili motivi: primo fra tutti, la variabile umana.
Non ci sono molte altre professioni come la nostra, dove
confrontarsi ogni giorno con così tante persone in crescita, ovvero in un
momento della loro vita particolarmente importante e delicato.
Per 9 mesi ogni insegnante avrà di fronte a sé un numero
variabile da 15 a 29 alunni per classe, e dovrà trovare, ogni giorno, ogni
istante, il modo più giusto ed equilibrato per relazionarsi e accompagnare
nella crescita ciascuno di loro.
Ciascuno, capite?
Non l’uno, i due o i tre che molti di noi hanno per
figli. E sappiamo bene quanto sia difficile, foss’anche con uno soltanto.
Ecco. Immaginate un insegnante. Immaginatelo in classe. E
moltiplicate per un numero variabile da 15 a 29 (e magari moltiplicate ancora
per due, perché pochi di noi lavorano in una sola classe) la responsabilità di
un genitore verso il proprio figlio.
Fatelo.
E poi comprendete e perdonate gli insegnanti che
sbagliano (ma solo se in buona fede, e se capaci di riconoscere la propria
fallibilità, soprattutto davanti ai bambini).
Siamo tutti Malfatti, ma dotati di poteri. Anche gli insegnanti.
Beatrice Alemagna, I cinque malfatti, Topipittori
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