martedì 30 aprile 2013

Altri amici con la E: Eugenio Trombetta, Elmer...

Per leggere ancora...


Il ranocchio Eugenio Trombetta fa le puzzette. Le fa ovunque: a casa, a scuola, dal dottore. Occorre trovare una soluzione; ma talvolta i rimedi sono peggiori dei mali.
Come incomincia:
 
“Eugenio Trombetta fa un sacco di puzzette. A tavola: Prrr!
Quando gioca: Prrr!
Mentre dorme: Prrr! Prrr !
Prrruuum !

Un vero flagello ! »

 

MULLER B., Eugenio Trombetta, Nord-Sud Edizioni


 

 





Il famosissimo elefante variopinto, diverso da tutti gli altri, e le sue fantastiche avventure. Una raccolta con le avventure più divertenti del tenero elefantino colorato. Il volume riunisce le storie "Elmer sui trampoli", "Elmer e il vento", "Elmer e l'orsacchiotto perduto", "Elmer e lo straniero", "Elmer e nonno Eldo", "Elmer e Rose".
 
MCKEE D., Il grande libro di Elmer, Mondadori
 





 
 
 

domenica 28 aprile 2013

E come Evelina verde mela

Evelina verde mela


Tutti i rinoceronti, si sa, la sera, prima di addormentarsi, tolgono il corno per poter dormire comodamente. Evelina però ha perso il suo corno rosso ciliegia del martedì e decide di indossare quello color verde mela del mercoledì, che le fa risaltare gli occhi e dà un bel riflesso alla sua pelle. È felice e si sente bellissima, ma fuori tutti gli altri rinoceronti si ostinano a fissarla, e lei comincia a sentirsi un po’ strana. Che vergogna, soprattutto per lei che lavora all’ufficio oggetti smarriti! Ma per fortuna anche Adalberto indossa un corno del colore sbagliato, quello giallo scuolabus del lunedì!

 Come incomincia:

 "Ogni sera, prima di andare a letto, i rinoceronti si tolgono il corno dal muso. Non c’è niente di strano: come farebbero altrimenti  a dormire comodi e a rigirarsi sul cuscino?

La mattina, si sfregano gli occhi, si guardano allo specchio e indossano il corno del colore giusto a seconda del giorno della settimana.

I rinoceronti hanno abitudini molto regolari.

Come tutti gli altri rinoceronti, anche Evelina, dopo aver spento la sveglia, scende dal letto a va a guardarsi nello specchio del comò. –Che faccia buffa, senza corno. È un po’ come se mi mancasse un dente- dice quasi tutte le mattine.”

 
DOMPÈ M. – SANMARTINO A. – TORELLI G., Evelina verde mela, Prìncipi & Princípi

 

Proposte didattiche: lingua italiana


La vocale E

Dopo aver letto la storia, mostrandone come sempre le immagini, scriviamone il titolo alla lavagna, utilizzando un colore diverso per la vocale E. Proviamo insieme a contarle: ce ne sono addirittura cinque!

Mostriamo ai bambini come sia semplice disegnare Evelina: con pochi tratti è possibile caratterizzare il muso dell’animale. Sosteniamo chi afferma di non esserne capace,  e se lo riteniamo utile, suggeriamo ai più esperti di dare una mano ai compagni che invece mostrino qualche titubanza.
Soffermiamoci con i bambini su alcuni aspetti della narrazione:

·         per tutto il racconto, Evelina indosserà solo e soltanto il corno verde mela; nemmeno quando quello rosso sarà lì, a portata di mano, nel cassetto dell’ufficio oggetti smarriti, la protagonista cederà alla tentazione di sostituirlo;
 
·         all’inizio, Evelina sarà felice della sua scelta (d’altro canto, il corno verde mela le sta a meraviglia!), ma comincerà a sentirsi a disagio quando tutti gli altri rinoceronti, identici l’uno all’altro, cominceranno a fissarla;
 
 
·         Evelina lavora all’ufficio oggetti smarriti: è una vera disdetta che proprio lei abbia smarrito il suo corno, come non mancherà di farle notare il Direttore (che peraltro, nel suo ufficio, ha appeso “L’urlo” di Munch in versione rinocerontesca);
 
 
·         nella parte centrale del testo, Evelina si ripete più volte: “Che vergogna!” fino a quando Adalberto, con uno sgargiante corno giallo scuolabus del lunedì, non le rimanda una diversa immagine di sé: “Stai benissimo, Evelina”;
 
 
·         anche Adalberto indossa un corno sbagliato, ma non se ne cura: ed Evelina torna a pensare che il corno verde mela le stia benissimo.

 
Azioni al risveglio

In un’attività strettamente collegata a storia, ripetiamo ai bambini cosa fanno i rinoceronti appena svegli: si sfregano gli occhi, si guardano allo specchio e indossano il corno del colore giusto.
E noi? Cerchiamo insieme quali azioni caratterizzano il risveglio di ognuno, evidenziando somiglianze e differenze: poi scriviamo alla lavagna


QUANDO MI SVEGLIO…
 

MI ALZO

VADO IN BAGNO

FACCIO COLAZIONE

MI LAVO

MI VESTO

ESCO PER ANDARE A SCUOLA

 

Se lo riteniamo opportuno, approfittiamo di questa attività per riflettere con i bambini sull’importanza della prima colazione e degli alimenti con cui diamo energia al nostro organismo (e al nostro cervello) per affrontare una mattinata impegnativa.
 
Giorni della settimana…a colori!
Prepariamo un cartellone che riproduca la sequenza colore del corno/giorno della settimana, come indicato sul libro:

 
“Un corno giallo scuolabus il lunedì.

Un corno rosso ciliegia il martedì.

Un corno verde mela il mercoledì.

Un corno azzurro ghiaccio il giovedì.

Un corno viola melanzana il venerdì.

Un corno bianco nuvola il sabato.

Un corno blu notte la domenica.


Se lo riteniamo opportuno, realizziamo un lavoro individuale in cui ogni bambino debba collegare il nome del giorno della settimana, colorato secondo le indicazioni, all’oggetto che lo rappresenta. (vedi scheda allegata)
Colori e…
Dopo aver ben memorizzato gli abbinamenti giorno della settimana/colore, proponiamo ai bambini di trovarne di nuovi.

Questi i più probabili:

“Un corno giallo limone il lunedì.

Un corno rosso fragola il martedì.

Un corno verde erba il mercoledì.

Un corno azzurro cielo il giovedì.

Un corno viola prugna il venerdì.

Un corno bianco neve il sabato.

Un corno blu mare la domenica.

 
Cassetti e cassettiere

Nelle illustrazioni del libro compaiono moltissime cassettiere: la prima, in camera di Evelina (e probabilmente di ogni altro rinoceronte!) per riporre ogni corno nel cassetto corrispondente; le altre, nell’ufficio oggetti smarriti, dove si trova un po’ di tutto.
Osserviamo attentamente le illustrazioni: su ogni cassetto dell’ufficio è rappresentata l’immagine dell’oggetto che contiene.
In un’attività pratica di classificazione, realizziamo insieme ai bambini alcuni cassetti, al cui interno debbano inserire oggetti concreti, ritagli di giornale o immagini disegnate, prime semplici parole…

 
Ufficio oggetti smarriti

Ad ognuno di noi è capitato di smarrire qualcosa; è un’esperienza che riguarda da vicino anche i bambini.
Scriviamo alla lavagna, perché ognuno possa ricopiarla sul quaderno, la frase

 

(ALL’UFFICIO OGGETTI SMARRITI) VORREI RITROVARE…

 

e chiediamo ai bambini di disegnare ciò che hanno perduto e vorrebbero ritrovare.


N.B. Se riteniamo che l’intera frase sia troppo complessa, scegliamo solo la parte finale.

 

venerdì 26 aprile 2013

P come Pigiamarama...

Credevo di avere ormai completato i miei suggerimenti per letture con la P, ma ho appena comperato questo fantasmagorico, pirotecnico libro
New York in pigiamarama
e non posso proprio fare a meno di parlarvene...
 
Un semplice foglio di acetato a righe nere e, come per magia, la notte di New York si anima: auto che brulicano su immense autostrade gialle, fiumi di gente che si agita come in un gigantesco formicaio, foglie multicolori che si muovono nel vento, code di spettatori in fila a Brodway, luci vorticose, grattacieli vertiginosi... Questo pigiama a righe è davvero magico!
 
Come incomincia:
 
"-Buonanotte ometto! Adesso dobbiamo spegnere la luce.
-Buonanotte, papà!
E' tutto buio...
Metto il mio pigiama a righe e sgattaiolo sotto la coperta!
OPLA'!
Quando arriva l'ora di andare a letto, posso cominciare a sognare...
Vi va di seguirmi?
 
LEBLOND M. - BERTRAND F., New York in pigiamarama, Ippocampo Edizioni
 
 

giovedì 25 aprile 2013

Principi, Principesse, Piccole Pesti e...Pidocchi!


Per leggere ancora

 
Un castello, un re, una regina ed un nuovo nato; nulla di nuovo, migliaia di storie incominciano così.
Ma il neonato è il Piccolo Principe Puff, così intelligente che, non appena compiuti i due anni, viene affidato al miglior professore del mondo, il Signor Chiappa.
Intanto il gran ciambellano Nerofumo trama nell’ombra…
 
Come incomincia:
“C’era una volta un paese dove ai neonati non si davano i nomi a caso.
La formula era però semplice e veloce: si guardava il bambino appena nato e, con un tono più o meno solenne, si dichiarava: - Ha una faccia fa Paolina, Gerolamo, o Camilla.
Al re e alla regina di questo paese nacque un giorno un figlio e, quando videro la sua faccia e il suo corpo, non ebbero alcuna scelta; il solo nome che venne loro in mente fu Puff.”
DESARTHE A. – PONTI C., Piccolo Principe Puff, Babalibri
Una principessa che si arrabbia molto facilmente, tanto da sembrare davvero un mostro. E poi una tigre bianca, un’anaconda, un gran visir…
Ma perché Pralina si arrabbia tanto?
Come incomincia:
La principessa Pralina aveva lunghi capelli scuri, gli occhi verdi e due orecchie minuscole da cui pendeva un paio di orecchini d’oro.
Era molto graziosa e i suoi genitori ripetevano estasiati: - Che bambina adorabile!
Ma quando andava in collera, di colpo Pralina cambiava aspetto. Cominciava a urlare e si faceva tutta rossa.(…)”
BICHONNIER H. – PEF, La piccola principessa in collera,  Emme edizioni
Nessuno vorrebbe mai incontrare una principessa così. Cattiva con tutti, persino con gli animali e con il dottore.
Quando un giorno le altre principesse le rivelano che esiste un mostro ancor più cattivo di lei, fa di tutto per incontrarlo. E accadrà l’imprevisto.





Come incomincia:
“Adesso vi racconto la storia della principessa terribile. –Okay.
Questa principessa era cattiva con tutti.
-Vieni subito qui che ti devo picchiare.- Aaah…!!!
Era cattiva persino con gli animali. –Ti avverto: se fai ancora pipì sul mio letto ti mangio.
I suoi genitori erano disperati.
-Smettila bambina!
-Non capisco davvero da chi abbia preso.”
 
NADJA, La principessa terribile, Babalibri Milano 2006

Pizzicami e Pizzicamè, fratello e sorella, sono le ultime vittime di una terribile strega che cucina i bambini e se li mangia. Ma riusciranno a  salvarsi (anche se non tutti ne saranno felici!).




Come incomincia:
"C’era una volta una strega terribile che passava il suo tempo a mangiare i bambini. Li faceva bollire in un enorme pentolone con dentro un po’ di timo, due foglie di alloro, qualche cipollina, un cucchiaio di vin bianco, un rosso d’uovo, un cucchiaio di aceto, un bicchiere di panna liquida e un pizzico di cannella.”
BICHONNIER H. – PEF, Pizzicamì, Pizzicami e la strega,  Einaudi ragazzi
Mattia è un bambino molto solo, fino a quando trova qualcuno che gli è davvero molto attaccato. Con i suoi pidocchi organizza pidocchiartite di pidocchiallone e gare di tuffi in una vera pidocchiscina olimpidocchionica. Finché un giorno i suoi genitori li scoprono…
Come incomincia:
"Mattia abitava in un lussuoso appartamento del condominio Tahiti, con delle vetrate chilometriche e un sistema d’allarme super. Aveva due televisori, un videoregistratore col telecomando e un apribottiglie elettrico.
Eppure si annoiava a stare sempre in casa da solo.”
PEF, Voglio i miei pidocchi!, Einaudi Ragazzi
Simone ama Lulù. È innamorato pazzo. Ma Lulù ama Manù e allora Simone è geloso, molto geloso. Ma ecco che un giorno, Lulù si gratta la testa. «Prude parecchio, lassù. Ha i pidocchi Lulù! Mille milioni di pidocchi che vanno su e giù.» Povera Lulù. Manù comincia a prenderla in giro: «Pidocchiosa Lulù! Pidocchiosa Lulù!» Meno male che Simone è più gentile e la consola: «Non è niente di grave, la mamma ti farà uno shampoo e quelli non torneranno mai più!» E di fronte a tanta attenzione, Lulù dà a Simone un bacio  … e non solo!
BLAKE S., Pidocchi, Babalibri



 

martedì 23 aprile 2013

P come Pisolini




http://www.topipittori.it/it/catalogo/il-grande-libro-dei-pisolini

Che bello fare un pisolino! Non un sonno lungo lungo, come quello di Biancaneve o Cenerentola, e forse nemmeno uno che duri tutta una notte. Un pisolino è piccolo piccolino, come i protagonisti di questo albo, che si chiamano bambini anche se sono orsi e leoni. Le rime accompagnano e cullano la narrazione, trasportando ogni cucciolo dentro il suo pisolino. E chissà che questo non si trasformi invece in un sonno lungo una notte intera...
 
Come incomincia:
 
"Ninna nanna dei lettini
dormono bene questi bambini.
 
Dormono gli orsi sotto il piumone,
spegne la luce anche il leone.
 
Dorme il delfino, pisola il tonno
gallo e gallina cadon dal sonno
 
la capra bacia i sette capretti.
Sogna il mio cane polpette e spaghetti.
 
Ninna nanna dei lettoni
dormono bene questi pigroni.
 
Ronfa la volpe sotto il lenzuolo
solo di giorno riposa l'assiolo.
 
ZOBOLI G. - MULAZZANI S., Il grande libro dei pisolini, Topipittori
 
Parliamo di pisolini...
 
Stimoliamo la conversazione sui pisolini: cominciamo col chiedere la differenza tra "pisolino" e "sonno" o "nanna". Qualcuno troverà una prima differenziazione proprio nella loro lunghezza: la parola "pisolino" dà esattamente l'idea di un sonno breve, da schiacciare tra qualcosa e qualcos'altro (se vogliamo, senza necessariamente parlare già di diminutivi, possiamo portare i bambini a riflettere sul suffisso -ino/-ina e sulla sua valenza grammaticale).
Chiediamo ai bambini QUANDO, DOVE, CON CHI si può schiacciare un pisolino. E poi: perchè si dirà "schiacciare un pisolino"? (forse perchè quando ci si sdraia per dormire, quel che rimane sotto di noi risulta schiacciato?).
E' sicuramente interessante parlare delle posizioni del "pisolino". se per dormire un lungo sonno, è consigliabile essere sdraiati, per fare un bisolino a volte basta essere seduti: e c'è chi si addormenta addirittua in piedi.
Chiediamo quindi ai bambini di disegnare se stessi mentre schiacciano un pisolino e utilizziamo le illustrazioni per realizzare "Il grande libro dei Pisolini dei Primini".
Il libro si presta a stimolare una conversazione sulle diverse abitudini di animali diurni e notturni (tutti sanno che il gufo e la civetta vegliano di notte, ma quali altri animali fanno loro compagnia?) e sui "mestieri" umani che si svolgono mentre tutti (o quasi) dormono.
 
 

lunedì 22 aprile 2013

P come Pio Pio...




http://www.babalibri.it/dettaglio.asp?id=4&col=2




Un tenerissimo, scanzonato pulcino giallo scambia la sua voce (ed il suo verso) via via con un topino, un porcellino, una ranocchia, un cane...fino a far fuggire un temibile gatto.

 
Come incomincia:

 
“-Pio! Vado a fare una passeggiata!- dice Pulcino.

-Pio Pio!

-Buongiorno Topino! Facciamo uno scambio? Se ti dico Pio, tu cosa mi dici?

-Ti dico Squitt!

-Pio Pio!

-Squitt Squitt!

-Buongiorno Porcellino! Facciamo uno scambio? Se ti dico Squitt, tu cosa mi dici?

-Ti dico Grunt!

-Squitt Squitt!

-Grunt Grunt!

 

SATO – FUTAMATA, Pio Pio, Babalibri

  

Proposte didattiche: lingua italiana

La consonante P

Facciamo teatro!

Dopo la lettura ad alta voce da parte dell’insegnante, proponiamo ai bambini la drammatizzazione della storia: assegniamo a turno i ruoli degli otto protagonisti: Pulcino, Topino, Porcellino, Ranocchia, Cane, Gatto, Tartaruga, Mamma Gallina.

Se lo desideriamo, caratterizziamo ogni animale con un piccolo particolare (un becco arancione, una lunga coda, un piccolo grugno rosa…) o con una semplice maschera in cartoncino. Suggeriamo di volta in volta le diverse battute, che seguono peraltro una struttura abbastanza semplice da memorizzare. Quando tutti gli alunni avranno interpretato almeno un personaggio, la maggior parte avrà imparato la breve storia a memoria.

In seguito scriviamo alla lavagna la frase

IL PULCINO FA PIO PIO

(e auguriamoci che a nessuno torni in mente il tormentone canoro dell’estate 2012!)

evidenziandone tutte le P.

Giochiamo a … carte

Prepariamo delle carte rettangolari divise a metà: nel riquadro di sinistra disegniamo l’immagine di un animale presente nella storia, in quello di destra scriviamo in stampato maiuscolo il suo “verso”.

Chiediamo ai bambini di arricchire le carte con nuovi animali e aiutiamoli a scrivere nuovi versi.

Fotocopiamo ogni carta, in modo da averne almeno una coppia (o tre/quattro) per ogni animale: ci serviranno per giocare a “Famiglie”. Si sceglie un numero di coppie di carte corrispondenti alla metà dei bambini (se gli alunni fossero dispari, naturalmente giocherà anche l’insegnante), si mischiano e se ne consegna una, coperta, ad ogni bambino.

Al VIA, ognuno chiamerà, utilizzando il verso dell’animale disegnato e scritto sulla carta, ma senza mostrarla, il proprio/i propri compagni: quando la coppia (o il terzetto/quartetto) si sarà trovata, si siederà. Se si vuole evitare la competizione, si attenderà che tutte le coppie si siano ritrovate per mischiare nuovamente le carte e giocare di nuovo; altrimenti, l’ultima coppia che si siede verrà eliminata e il gioco proseguirà fino alla proclamazione della coppia vincitrice.

Al termine, molti bambini cominceranno ad associare facilmente l’immagine dell’animale al rispettivo verso (utilizzando le immagini di prima si potrebbe realizzare un domino che preveda, per ogni carta, il disegno di un animale e accanto il verso di un altro, a cui associare l’immagine corrispondente). Scriviamo quindi alla lavagna alcune semplici frasi

IL GATTO FA MIAO

IL CANE FA BAU

LA MUCCA FA MU

che i bambini potranno ricopiare e illustrare sul quaderno.






Strani versi

Se lo desideriamo, proponiamo il seguente libro, che propone un altro cucciolo con problemi linguistici:

La madre di George cerca in tutti i modi di insegnare al proprio figlio ad abbaiare, ma non sarà per niente facile, tra miagolii, grugniti e muggiti. Finché un bravo veterinario…

Come incomincia:

“La mamma di George disse: -Abbaia, George.

George disse: -Miao.

-No, George- disse la mamma. –I gatti fanno miao. I cani fanno bau. Adesso abbaia, George.

George disse: -Qua-qua.

-No, George- disse la mamma. –Le anatre fanno qua-qua. I cani fanno bau. Adesso Abbaia, George.

George disse: -Sgrunf.

-No, George- disse la mamma. –I maiali fanno sgrunf. I cani fanno bau. Adesso abbaia, George.

George disse: -Muuu.

Allora la mamma di George lo portò dal veterinario.”

 

FEIFFER J., Abbaia, George, Piemme Junior

 

Paroliamo



Ad ogni nuova lettera, riproponiamo l’attività del Paroliamo (vedi la vocale A), che verrà via via arricchita e resa più complessa.

 

Prime parole

 
I bambini conoscono ormai due lettere, la vocale A e la consonante P: suggeriamo loro, utilizzando le lettere dell’alfabetiere allegato al libro di testo, di unirle nei due modi possibili. In seguito, proponiamo loro di usare più A e P e di utilizzarle liberamente, provando a leggere quanto scritto. Accettiamo tutte le possibili produzioni e scriviamole sul quaderno, associando, se lo riteniamo opportuno, le parole di significato compiuto (PAPA’, PAPPA, PAPA…) alle rispettive immagini.

 

Prime sillabe

 
Evidenziamo alla lavagna la sillaba PA e quella inversa AP: conosciamo parole che iniziano con queste sillabe? Scriviamole alla lavagna e ricopiamole sul quaderno, ripassando con due colori diversi le due differenti sillabe.

In un passaggio successivo, e sicuramente più complesso, chiediamo ai bambini se conoscano parole che contengano o terminino con le sillabe evidenziate; anche in questo caso, facciamo ricopiare ed eventualmente illustrare le parole.


domenica 21 aprile 2013

per parlare di Amicizia...




Il topo Mollo si è assunto un impegno davvero difficile e pericoloso: diventare amico per sempre del piccolo tirannosauro.

Chissà se, con l’aiuto di una formula magica che lo rende disgustoso, di un’ottima ricetta per torte e di una zampa ingessata, riuscirà a non farsi divorare, com’è accaduto a tutti gli altri prima di lui…

Come incomincia:

C’era una volta, un piccolo tirannosauro che non aveva amici perché se li era mangiati tutti.

Cercava di trattenersi con tutte le sue forze, eppure, tutte le volte capitava la stessa cosa.

Il piccolo tirannosauro quando incontrava qualcuno che trovava simpatico, si sedeva vicino a lui e chiacchierava allegramente.

Dopo poco tempo, però, incominciava a sentire una leggera fame che gli solleticava lo stomaco. Allora guardava con discrezione a destra e a sinistra per vedere se, per caso, trovava una o due formiche da sgranocchiare.

La fame cresceva velocissima, ma dato che il piccolo tirannosauro trovava il suo nuovo amico davvero simpatico, per distrarsi gli proponeva di andare a giocare con lui da qualche parte.

E improvvisamente, la catastrofe.”

 

SEYVOS F. – VAUGELADE A., L’amico del piccolo tirannosauro, Babalibri



Disegni coloratissimi su fondo nero, creati apposta per colpire l’immaginazione di un bambino e parlargli una lingua il più possibile simile alla sua. Che cos’è l’amicizia? Ce lo chiederemo per tutta la vita, e le risposte non saranno mai molto diverse da quelle degli specialissimi mostri protagonisti di questo libro.

Come incomincia:

“L’amicizia è…

giocare

annoiarsi

farsi i dispetti

azzuffarsi

piangere

ridere

separarsi

vergognarsi

sperare

fare la pace

avere fiducia

ridere

volersi bene”

 

VON HOUT M., L’amicizia è…, Lemniscaat



Un capolavoro della letteratura per l’infanzia: piccolo blu e piccolo giallo si cercano, si trovano, giocano, si divertono, si perdono, si ritrovano, si abbracciano fino ad unirsi e a diventare…

LIONNI L., Piccolo blu e piccolo giallo, Babalibri