venerdì 21 dicembre 2018

Natale tra le stelle



Una stella è una lampada in cielo,
una stella è un desiderio.
Una stella è un segno di pace,
una stella è quel che ci piace.
Una stella è luce sul cammino,
una stella è il cuore di un bambino.
Una stella è bella da guardare,
una stella ci insegna ad amare.
Una stella illumina la via,
una stella è pace e magia.

Classi 1^, scuola primaria Carimate

Da qualche settimana, le stelle guidano davvero il nostro cammino.
L’han fatto, sin dal primo lunedì di dicembre, con l’animazione per tutti i bambini e le bambine, le ragazze e le ragazze dei nostri due plessi, del magnifico racconto La volpe e la stella, di Coralie Bickford-Smith, Salani.

Come incomincia:

“C’era una volta una volpe che abitava nel profondo di una fitta foresta.
Volpe era piccolo e gli alberi erano molto più alti delle punte delle sue orecchie. Per questo si sentiva intimidito e aveva paura ad allontanarsi dalla sua tana.
Eppure, per quel che Volpe poteva ricordare, ogni volta che si era svegliato di notte, c’era sempre stata la luce calma e serena di Stella.
Insieme creavano sentieri attraverso gli alberi, Stella rischiarava le ombre davanti a lui.
Stella era l’unica amica di Volpe.
Stella illuminava la strada per Volpe mentre lui andava a caccia di scarafaggi e si buttava tra le spine aggrovigliate.
Stella osservava mentre Volpe dava la caccia ai conigli e correva tra i cespugli.
Anche quando cadeva la pioggia, Volpe era contento. Chiedeva a Stella di splendere attraverso le nubi, in modo che lui potesse ballare al ritmo tamburellante della pioggia.
Tutta la felicità di Volpe dipendeva dalla luce tremolante di Stella.
E così era sempre stato.”

BICKFORD–SMITH C., La volpe e la stella, Salani 


Abbiamo poi riletto il libro, in classe, e ho subito chiesto alle bambine e ai bambini cosa fosse e cosa facesse una stella.

Una stella è qualcosa che ti protegge, ognuno ha la propria stella.
Una stella è una lampada che sta in cielo.
Una stella è un desiderio.

Tra queste prime risposte, si celava già l’inizio della nostra poesia, ma ancora non lo sapevamo.

E poi, ancora:
Una stella è una magia.
Una stella è il mio cuore.
Una stella è per aiutarci nel buio.
Una stella è la forma di una stella.
La stella è la luce del mio cammino.
La stella è il mio amore.
Una stella è il miglior amico del cuore.
Una stella è un segno di amore.
Una stella è una lampadina perché di notte fa la luce.
La stella è un segno per tutti noi della pace.
La stella è una che fa la luce.
La stella è il cuore di un bambino.


Le frasi dei bambini erano scritte, esattamente com’erano state pronunciate. E per qualche giorno se ne sono state lì, tranquille. Poi alcune sono emerse, più o meno lentamente, e la poesia ha preso forma.

Nel frattempo, prendevano forma anche alcune idee dei bambini sul regalo da realizzare per le famiglie:

Un sacchetto con un filo legato sopra con dentro un cioccolatino
Una scatola piccolina di latta, poi ci mettiamo dentro tanti tanti cuori finché non la riempiamo tutta, poi prendiamo un foglietto bianco, ci stampiamo tutti sopra un bacio, con il burro cacao o il rossetto, come Zeb e la scorta di baci
Un cartoncino, poi facciamo un cuore, lo coloriamo di rosso, poi facciamo un buco dentro il cuore e facciamo una collana
Si può prendere una scatola lunga, magra, e mettere dentro il vino
Facciamo un bigliettino di carta e poi ne facciamo due, anzi, io ne faccio tre perché c’è anche mio fratello, e poi glieli diamo

Prendiamo una piccola scatolina… un cartoncino, lo trasformiamo in un cubetto di cartone, e dentro ci mettiamo due cuori e facciamo un disegno con del cartone, come la scatolina, e facciamo la famiglia
Possiamo fare un disegno con tutta la famiglia, scrivere il nostro nome, poi facciamo una scatolina dove mettere dentro qualcosa, poi possiamo fare un biglietto della classe e possiamo mettere dei regali, dei baci e delle stelline


Ed ecco tornare le stelline, con piccole scatoline, e un biglietto, o magari due o tre, se ci sono dei fratelli…

Volevamo che il regalo fosse realizzato interamente dalle mani dei bambini e delle bambine, e che fosse davvero gratuito: così, abbiamo incominciato col preparare la carta acquarellata e ripassare il contorno di una stellina modello, in modo da averne alcune. Le altre sono state realizzate su F4 bianchi e decorate a piacere. Dietro, i nomi dei destinatari. 
È ancora presto perché i bambini possano realizzare in autonomia delle piccole scatole; così ho chiesto loro di disegnare con i pastelli su un foglio A4 un’illustrazione natalizia. Seguendo le semplici istruzioni di un tutorial, abbiamo realizzato una bustina per ognuno (a tutti gli effetti, questo è stato, insieme alla ricomposizione dei versi poetici, l’unico intervento adulto in tutto il lavoro).
















Abbiamo incollato la poesia sul biglietto augurale, anch’esso realizzato dai bambini e fatto stampare in tipografia, e inserito il tutto nella bustina.

Ed ecco i nostri regali di Natale finalmente pronti.

lunedì 17 dicembre 2018

Una lettera per...






La nostra nuova consonante è la L, e io vado a colpo sicuro, pescando dal mio scaffale Una lettera per Leo, di Sergio Ruzzier, Topipittori, felice caso in cui sia il protagonista che l’oggetto del titolo iniziano con identica lettera. “Facciamo la L” gridano infatti i bambini.

Una storia deliziosa e breve, di un postino che sogna di ricevere la sua prima lettera, e invece scova un uccellino, che forse ha smarrito il proprio stormo. Non c’è altro da fare che accoglierlo in casa propria, e con lui fare famiglia. 

E, quando sarà il momento, lasciarlo andare, perché possa tornare con la propria. Non senza una lacrima, certo; ma forse, nell’attesa, con una speranza in più.

I bambini e le bambine si fanno passare il libro, lo sfogliano, cercano di copiare qualche immagine (Ma lui lo tiene troppo!). Disegnano, e come sempre scrivono. Come sono capaci. Ogni giorno sempre più capaci.






Dico loro che poi faremo un altro lavoro: ognuno scriverà una lettera a chi desidera.
Qualcuno ha già deciso prima ancora che io termini la frase; altri devono pensarci ancora. Intanto copiamo il titolo: Una lettera per… Ognuno aggiungerà il destinatario.




Passo tra i banchi, leggo e spesso sorrido. A volte mi commuovo. Penso alle mamme e ai papà che leggeranno la prima lettera del loro bambino, della loro bambina. Penso a quanto sarà emozionante cercarle e rileggerle tra qualche anno (anche a questo servono ancora i quaderni: a documentare), ritrovando dentro quelle parole, quelle prime scritture -che non sono tentativi, sono scritture vere, dense e piene- il senso vero e primo della scrittura: comunicare.

Penso ai fratelli maggiori, belli, gran pescatori e allo stesso tempo, come tutti i fratelli maggiori, alcune volte mostruosi. 




Penso agli amici del cuore, quelli a cui vorresti stare sempre vicino. 






Penso alle amiche più grandi, che si vedono solo nel dopo mensa, perché all’intervallo non escono mai. Penso alla lettera alla maestra della scuola materna, che "mi manca tantissimo e più di tutto era come tutte le maestre" (chiedo: E come sono tutte le maestre? Lei risponde: Le mie, quelle della mia classe, sono belle.)


E penso alla lettera al nonno, colma di N, a conferma della bellezza dei nonni, con quelle tre N vicine vicine, e continuamente ripetute. Forse quella che mi emoziona di più.






 

venerdì 14 dicembre 2018

Il disastrosissimo disastro di...


Che cos’è, per un bambino, un disastro? 
A giudicare dai disegni e dalle parole dei miei, acqua e altri liquidi rovesciati, vasi e finestre rotte, o addirittura qualcosa di cui è meglio non parlare. C'è anche chi si è perso nel bosco.







 


I disastri si fanno da soli o in compagnia, spesso di fratelli e sorelle: e questa dimensione aiuta sicuramente nel momento dell’assunzione di responsabilità. Cosa c’è di meglio, infatti, che avere qualcun altro con cui dividere le colpe?

Nei giorni scorsi mi sono chiesta spesso se la dimensione del disastro sia data dalla consapevolezza bambina, oppure, piuttosto, dal condizionamento delle aspettative adulte. Può essere considerato disastro, infatti, anche ridere a tal punto da “disturbare” la lettura, ed essere richiamati dalla maestra.



Ma com’è possibile non ridere, ascoltando le vicende narrate nel nuovo, attesissimo albo di Beatrice Alemagna, Il disastrosissimo disastro di Harold Snipperpot, edito in Italia da Topipittori? 


Un libro che ha fatto letteralmente sbellicare dalle risate i miei bambini e le mie bambine. Già, sbellicare. E sappiamo bene quanto siano contagiose, le risate bambine, e quanto giochino a rincorrersi e a superarsi, in un crescendo che diventa difficile contenere, tanto che, appunto, l’insegnante arriva addirittura a richiamare chi cerca di vincere la gara del chi ride più forte.
Non c’è supponenza, né paternalismo, in questa storia; anzi, se c’è una redenzione degli adulti protagonisti, essa avviene solo tramite il disastrosissimo disastro che il mondo animale mette in atto con una sorta di caparbia volontà.

I genitori di Harold ricordano vagamente quelli di Matilde, meravigliosa protagonista del capolavoro di Roald Dahl: “sempre di cattivo umore, corrucciati. Allergici alle coccole e alle risate. Non parliamo, poi, dei baci della buonanotte: fantascienza pura!”
L’unico modo, per vincere la loro resistenza alle feste di compleanno, è il mutismo del protagonista: un bambino che non parla li preoccupa a tal punto da infrangere, per una volta, la loro ostinazione, e costringerli alla resa.
Gli effetti saranno dirompenti, a tal punto da far dire alla madre di Harold: “È divertente […] come gli animali ci hanno insegnato a essere più umani”.
Alla forza dissacrante del testo, si aggiungono la bellezza e la forza delle immagini dell’autrice, come sempre capace di raffigurare l’infanzia con uno sguardo occhi negli occhi, alla medesima altezza dei bambini. 

Come incomincia:
Ci sono giorni in cui tutto va storto.
Giorni in cui sentiamo che sta per succedere qualcosa di grave e che, dopo, nulla sarà più come prima.
La mia storia inizia proprio in una giornata così.
ALEMAGNA B., Il disastrosissimo disastro di Harold Snipperpot, Topipittori

mercoledì 5 dicembre 2018

Dopo




Come sono semplici, alcuni passaggi.

Perché dopo esserci a lungo interrogati sulle stagioni, e sul loro protendersi una nell’altra, e sul loro rincorrersi, e continuamente ritornare, è molto facile passare a un albo edito dalla stessa casa editrice, orecchio acerbo, che tanta cura riserva alle scelte del proprio catalogo.

E così Laurent Moreau ci regala un’altra perla preziosissima, che ci accompagna in una riflessione densa sul significato del dopo contestualmente a ciò che accade nella nostra vita, anche in quella piccola, minuscola, quotidiana.

 





Scrivevo, ormai cinque anni fa:

“Ci sono albi di cui t’innamori a prima vista, come un colpo di fulmine, uno spaccacuore: ne vedi la copertina e pensi che non potrai più vivere senza. Li sfogli, osservi le immagini, leggi col fiato sospeso le parole che le accompagnano e un riverbero di luce illumina anche la più grigia delle giornate: quello che hai tra le mani è un libro perfetto. Perfetto per te, e per i tuoi bambini sempre a chiederti: “E dopo cosa facciamo?”. Perfetto nel raccontare ciò che avviene dopo ogni attimo, ma soprattutto nel ricordare che 


DOPO QUEST’ATTIMO, NON CI SARÀ MAI PIÙ QUEST’ATTIMO (Maestra, cos’è un attimo?)





Dopo cinque anni in cui sono cambiati i bambini e le bambine, e sono cambiata anch’io, la domanda si è ripetuta. E ancora una volta, abbiamo letto insieme:





DOPO DOMANI, NON SO COSA ACCADRA’…

DOPO TUTTO, BE’, SI VEDRA’…

PRIMA DI DOPO, C’E’…ADESSO!





Dal sito della casa editrice orecchio acerbo:



Una dopo l’altra si susseguono le stagioni, e un ragazzo s’interroga sul “dopo”, facendoci partecipi delle sue sensazioni, delle sue emozioni. Dei brividi dopo il bagno e dell’affanno dopo la corsa; della gioia dell’incontro dopo la separazione; del silenzio dopo la collera. Ed è ancora la natura -la pianta dopo il seme, il frutto dopo il fiore- che accompagna le sue riflessioni sulla crescita-dopo il compleanno sono diventato un po’ più grande; dopo molti anni sarò sempre lo stesso?- fino ad arrivare a quelle sul tempo e sullo spazio-dopo questo secondo non ce ne sarà un altro uguale; cosa c’è dopo l’orizzonte?-e persino, lievi e delicate, sulla morte. La vita, il tempo che passa, gli interrogativi sul futuro, la gioia dell’attimo presente nell’immaginario, diretto e immediato, dell’infanzia.



MOREAU L., Dopo, Orecchio Acerbo









lunedì 3 dicembre 2018

Stagioni

Il nostro libro di testo propone, dopo la consonante S, la D. Per me non fa troppa differenza la successione temporale della presentazione di lettere e sillabe, così mi adeguo, cercando e trovando all’interno di questi passaggi nuovi collegamenti. Ad esempio, mi piace pensare al legame tra la S di stagioni e la D di dopo, tanto più che bambini e bambine stanno lavorando sugli stessi concetti anche con la collega, in storia. 




Così scelgo dalla mia libreria il volume Stagioni, di Blexbolex, che leggiamo a lungo, dedicandogli davvero il tempo che merita, seduti comodi sui cuscini, per terra.
Guardiamo le immagini, e i più veloci leggono le parole, scritte in uno stampato dai grandi caratteri. Le stagioni scivolano una sull’altra in un ciclo continuo che non si interrompe, ma continua, un’altra volta, e un’altra ancora, e ancora, e ancora (Dopo l’estate – dico – ci sarà un nuovo autunno, e saremo in seconda, e poi ancora, inverno, primavera, estate, e un altro autunno… E saremo in terza – intervengono loro - e poi in quarta, in quinta, e alle medie!).

Alcune immagini ritornano, paiono simili ma sono diverse (Prima era un’allergia, adesso è un raffreddore). Sovente tra loro c’è un nesso causale, oltre quello temporale.

Arriviamo alla fine – UN’INFANZIA – quando tutto è piccolo, e ancora ha tempo per crescere, dico.

Poi rimettiamo i banchi al loro posto, riempiendo lo spazio vuoto creato al centro dell’aula per la lettura.

Ci sediamo, e scriviamo sul quaderno il titolo del libro: STAGIONI. E, accanto, una sola, di cui ognuno racconterà qualcosa.




Perché è vero che in autunno cadono le foglie, e in estate i raggi del sole scendono (riuscite a vedere la bellezza di questi raggi, che arrivano fino a terra, addirittura piegandosi ad angolo retto?), ma una stagione può essere speciale, e cara al cuore, perché c’è il nostro compleanno, o il matrimonio degli zii, perché gli orsi escono finalmente dal letargo o perché si va col nonno sul trattore.




sabato 1 dicembre 2018

Com'è che si fa a comprare un mondo?

Com’è che si fa a comprare un mondo?  
Con tanti soldi.
 Non puoi comprarlo!

Le domande dei bambini e delle bambine, lo sappiamo, sono spesso straordinarie, nel senso più letterale del termine: stravolgono l’ordinario, ne escono e lo scavalcano, trovando nuovi percorsi e nuove strade, che l’adulto può solo intravvedere, accogliendole e legittimandone l’espressione.



Così, se durante la lettura di Si può svuotare una pozzanghera? di Katrin Stangl, Topipittori, è tutto un susseguirsi di e no gridati all’unisono o in totale disaccordo, le domande che i bambini e le bambine fanno poi quasi non lasciano spazio alle risposte, in un crescendo di risate, con annessi alcuni rotolamenti sul pavimento (quasi sempre leggiamo seduti a terra, sui cuscini).
Si parte dai più sobri Si può volare? Si può correre veloci come Flash? (che fa il paio con Si può aspettare un’ora, parte il treno e dopo lo superi?) agli astronomici Si può ballare sopra il sole? Tutto il mondo può esplodere? (a questa domanda si genera un coro unanime di sì che francamente mi sconcerta. Hanno sei anni, in qualche caso ancora da compiere, e sono assolutamente certi, tutti, nessuno escluso, che il mondo possa esplodere).
E poi Si può fare una capriola fino al cielo? Si può trattenere la pipì per sempre?  Si può strizzare un gallo?, che mi paiono tutti manifestazione evidente della logica, dell’immaginazione, della libertà bambina.
Qualcuno gioca al rialzo, così la prima domanda si trasforma in un Si può volare in cielo con una banana tic e tac?, e  poi Una mucca può sdraiarsi su una cacca?
Qualcun altro, con una sintassi ancora un po’ incerta, chiede: Si può formarsi un sole così tutti possono essere caldi? che presto diventa un Puoi diventare un sole?
E l’ultima, quella che chiude il cerchio, appena prima del suono della campanella: Io potrei scomparire nel nulla?
Le domande non finiscono qui: e mentre le bambine e i bambini sono in corridoio a raccogliere zaini e giacche, il gioco continua…


I gatti possono mettere le scarpe?
Un topo può alzare la mano? 
Un gatto può abbracciare una persona?
I criceti possono fare la verticale? 
Un ragno può guardare la televisione?