lunedì 30 dicembre 2013

Per finire in poesia...

C’è un libro che credo di aver citato, talvolta, ma di cui non ho mai parlato diffusamente, che non dovrebbe mancare nelle biblioteche di quanti si occupano di letteratura per l’infanzia: s’intitola Tante rime per i bambini corte lunghe lunghissime


ed è purtroppo fuori catalogo da tempo, tanto che l’unico modo per recuperarlo è il prestito bibliotecario (un giorno parleremo anche di biblioteche, e di quale grazia sia il poter usufruire del prestito interbibliotecario, soprattutto in tempi in cui tutto sembra disponibile in un solo click).

Ho scoperto questo volume un paio d’anni fa, leggendo Perlaparola,


un illuminante e indispensabile saggio sulla poesia di Chiara Carminati, che aveva in precedenza pubblicato Fare poesia.



Da quando ho letto, e ripetutamente riletto, questi tre libri, il mio "fare poesia" a scuola ha assunto una dimensione nuova, emozionante, coinvolgente, oserei dire "meno scolastica".

La poesia pervade la vita, e come dice Donatella Bisutti in un suo saggio "La poesia salva la vita"




Sono convinta che la poesia permetta ai bambini di entrare in una nuova dimensione, emotiva, relazionale, ma anche di comprensione; credo che la poesia, proprio per il linguaggio, la metrica, le assonanze, le similitudini o le metafore che utilizza, riesca a penetrare mente, cuore e anima di chi la pratica, e possa raggiungere in modo più efficace livelli di consapevolezza e coscienza diversi.

Non potrei insegnare senza fare poesia; non potrei fare a meno di questa modalità di comunicazione, che offro a tutti i bambini, e che ogni bambino accoglie a modo proprio.

Tante rime per i bambini è un libro irrinunciabile perché offre, in un solo volume, una tale varietà di produzione poetica da poter passare anni interi.


Ad esempio, volete esercitarvi sull'uso della voce? Ci sono poesie da urlare a squarciagola



NOMI DI ISOLE SCOZZESI DA GRIDARE QUANDO ASPETTI L’AUTOBUS E TI STAI ANNOIANDO


Yell!

Muck!

Eigg!

Rhum!

Unst!

Hoy!

Foula!

Coll!

Canna!

Barra!

Gigha!

Jura!

Pabay!

Raasay!

Skye!


Ian McMillan



altre da sussurrare sottovoce


CANZONE PER CACCIARE UN BRUTTO SOGNO

Dove io sogno tutto va bene
Dove io sogno tutto va bene
Sogno la fresca cascata e tutto va bene
Sogno il grano che è bianco e tutto va bene
Sogno le acque correnti e tutto va bene
Sogno le cose più belle e tutto va bene
Sogno il polline in aria e tutto va bene
Sogno che sogno che tutto va bene

Canto popolare Navajo


Ci sono poesie per imparare i verbi


COSA FA CERTA GENTE

Ciarla, cinguetta, ciancia, cicala,
brontola borbotta,
bisbiglia, tartaglia, farfuglia, balbetta
chiacchiera e chioccia...

Strascica, biascica, blatera, critica,
boccheggia, sputacchia,
si inceppa, s'impapera, predica, esclama,
spiffera, sbuffa e soffia...

Esita, tituba, ronza, sussurra,
conciona e lamenta
ammicca, declama, ansima, grida
strilla e racconta...

Uggiola e urla, miagola e mugola,
mormora muggisce,
raglia, mitraglia, si lagna, discute,
stride e poi nitrisce...

Scherza, schiamazza, gioca, ridacchia
canzona e punzecchia,
ecco cosa certe gente riesce a fare
mentre non fa altro che parlare.

Anonimo

(ottimo esempio di uso dei sinonimi, non vi pare?)



o per attendere di entrare dal dentista


IN SALA D'ASPETTO

Quando sono in sala d'aspetto
dal dentista mi sento
barcolloso
cruccino
gengivistico
angoscillo
intorvato
titubino
svolente
agitagetto
inspinato
pippiscione
smidolletto
crucciolino
ansiosistico
barcolloso
lagnoletto-
tocca a me!

Sue Cowling


(quanto potrebbe essere divertente cercare l'etimologia di tutti questi aggettivi, e inventarne di nuovi, per questa o altre situazioni?)


o per riflettere, in pochi versi, sul peso, o la leggerezza, di CERTA GENTE nella nostra vita


CERTA GENTE

Certa gente parla parla
senza dire mai niente.
Certa gente ti guarda un secondo
e sembra che canti tutto il mondo.

Certa gente ride e ride
e ti senti ancor più triste.
Certa gente appena ti sfiora
di mille musiche il cielo colora.

Charlotte Zolotov


venerdì 27 dicembre 2013

Cosa ci siamo persi...Alla ricerca del pezzo perduto

Premessa:
adoro Shel Silverstein.

 Il suo “Strada con uscita”


è una raccolta di poesie tra le più divertenti, acute, geniali, surreali, che esistano. nel corso degli anni le ho usate per stupire, far sorridere, insegnare l'uso dell'H...
Finora a questo livello credo di aver letto solo Tony Mitton con “Prugna”.

Quando in libreria ho visto una sua nuova produzione, dopo “Lafcadio”
e "Chi vuole un rinoceronte a un prezzo speciale?"
non ho esitato.
Chi segue il blog da qualche tempo sa della mia predilezione per le immagini a tratto nero su fondo bianco. Anche in questo, credo che Silverstein non sia secondo a nessuno.

Così, prima di partire per tre giorni in montagna, ho preso in mano “Alla ricerca del pezzo perduto” e l’ho letto, gustandomi ogni immagine e ogni parola.





Dopodichè sono partita, chiudendo blog e computer. Per tre giorni, però, le parole lette han continuato a tornarmi in mente; e più ancora delle singole parole, mi tornava in mente il senso dell'intero albo, quello che, conoscendo Silverstein, avrei potuto intuire fin dall'inizio.
Certo, è molto bella, e interessante, la ricerca del pezzo perduto, con le prove, i tentativi falliti, gli accomodamenti non riusciti. Ma è altrettanto vero il finale: con il pezzo perduto di nuovo al proprio posto, non è detto che tutto funzioni al meglio. Forse, ritrovando un pezzo perduto, si corre il rischio di tradire o dimenticare ciò che si è divenuti nel frattempo, mancanze comprese.

Ho pensato a questo, in questi giorni; e ho pensato che un bell'augurio per il nuovo anno possa essere non tanto ritrovare i nostri pezzi perduti, ma saper accettare ciò che proprio le mancanze, le imperfezioni, ci hanno fatto diventare.


Su una linea nera che attraversa la pagina appoggia lui, un cerchio cui manca uno spicchio. È in cerca del suo pezzo mancante, che lo renderebbe perfetto. Rotolando e cantando, con il sole o la pioggia, costretto alla lentezza dalla sua imperfezione, parla con i vermi, gioca con gli scarafaggi, annusa i fiori e canta. Dopo paludi e giungle, montagne e ocean,i finalmente troverà ciò che gli mancava. Peccato che l’incastro perfetto non gli lasci più il tempo per parlare, annusare o cantare...

Come incomincia:

"Aveva perduto un pezzo. E non era contento.
Così partì in cerca del suo pezzo perduto.
E rotolando rotolando cantava una canzone:
-Oh, vado alla ricerca del mio pezzo perduto
Alla ricerca del mio pezzo perduto
Ullallà, via che si va,
Alla ricerca del pezzo perduto."

SILVERSTEIN S., Alla ricerca del pezzo perduto, Orecchio acerbo



Sul sito della casa editrice,
http://www.orecchioacerbo.com/editore/index.php?option=com_oa&vista=appro&libri=Alla%20ricerca%20del%20pezzo%20perduto utilissimi suggerimenti per gli insegnanti che desiderino proporre questo libro, e le riflessioni che ne seguiranno, ai propri alunni.


lunedì 23 dicembre 2013

Cosa ci siamo persi... Pinguino e Pigna storia di un'amicizia

Quando ho visto (e, subito dopo, comprato) questo libro, mi sono detta: “Mannaggia, ho già fatto la P! Non poteva uscire qualche settimana prima?”.



Il dramma, nel mio modo di lavorare, è proprio questo: scegliere quali libri leggere, ma, soprattutto, dover lasciare quelli che, neppure in cinque anni, riuscirai a mostrare ai tuoi alunni. Perché non era il momento giusto, perché non erano ancora usciti, perché esistevano solo in un’altra lingua (che tu, ovviamente, non conosci!), perché non li conoscevi ancora, perché te li sei dimenticati…
Pinguino e Pigna, di Salina Yoon, edito da Lapis, rientra nella categoria di quelli usciti dopo il momento giusto. Però parla di amicizia (a scuola si parla sempre di amicizia, almeno cinque volte al giorno); e soprattutto, Pigna contiene GN, e quindi sarà utilissimo tra qualche mese, invece delle solite storie su ragni, stagni e castagne.

Quando Pinguino trova Pigna nella neve, si prende subito cura di lei e diventa il suo miglior amico. Ma Pigna, si sa, vive nella foresta e arriva presto il momento di accompagnarla a casa. Così Pinguino la porta dove potrà stare bene, anche se ciò significa separarsi da lei. Quando avrà voglia di rivederla, scoprirà di aver fatto la scelta giusta.
Un libro che parla in modo semplice e poetico di amicizia, diversità, separazione, ma soprattutto di amore: quello che fa crescere, anche se si è lontani.

Come incomincia:

“Un giorno Pinguino trovò nella neve una strana cosa rotonda.
-E quella cos’è?
Era…Hum! Troppo marrone per essere una palla di neve
Crunch…troppo dura per essere una cosa da mangiare
…troppo ruvida per essere un uovo
Brrr! –Qualsiasi cosa tu sia, hai FREDDO!
E così Pinguino si mise al lavoro.
Un dritto, un rovescio…Brrr!”


YOON S., Pinguino e Pigna storia di un’amicizia, Lapis Edizioni

sabato 21 dicembre 2013

L come lumaca, L come lentezza

Sono davvero felice di tornare a parlare di questo libro,
 
 
suggeritomi da Francesca, insegnante di mia figlia e persona che stimo profondamente, dopo che ieri Giovanna Zoboli (Topipittori) e Alicia Baladan (illustratrice de “La leggerezza perduta” e di molti altri splendidi albi) hanno condiviso su fb questo consiglio di lettura.
 
Scrivevo qualche mese fa, proprio su questo blog:

 
"Cinque anni fa, ai tempi della mia prima prima, i miei bambini avevano il quaderno della lentezza: copertina azzurra, quadretto da mezzo centimetro, serviva per imparare a scrivere in stampato minuscolo e corsivo. L’imperativo era andare piano, lentamente.
I bambini si stupivano di questa richiesta, tanto più in quanto abituati, in altri ambiti, anche scolastici, a dover lavorare velocemente.

Ci ripensavo nei giorni scorsi, leggendo le prime pagine di un affascinante libro suggeritomi da Francesca, collega delle medie, "La pedagogia della lumaca. Per una scuola lenta e non violenta", del compianto Gianfranco Zavalloni, Ed. EMI.

Quanto è controcorrente, in un mondo come il nostro, chiedere ai bambini di andare lentamente? Quanta fatica facciamo, noi adulti per primi, a cambiare dei ritmi imposti da una vita che spesso rischia di non appartenerci e fatichiamo a riconoscere? E poi, questo riconoscimento, questa riscoperta di tempi diversi, più distesi e rispettosi, non rischiano forse di creare dei piccoli disadattati, in un mondo che chiede sempre di più e sempre più in fretta?

Non ho risposte certe e definitive, ma come sempre più spesso mi accade, domande aperte; io so solo che non considero una perdita di tempo utilizzare parte delle ore scolastiche a chiedere ripetutamente ai bambini di rimettere a posto banchi e sedie quando ci spostiamo, di raccogliere le carte da terra, di spegnere le luci quando non servono. Non considero una perdita di tempo accogliere uno a uno all’ingresso salutando ciascuno col proprio nome, né aspettare che il rumore si quieti per riprendere a parlare. Non considero una perdita di tempo interrompere l’attività a tavolino per fare un gioco in cerchio che ci aiuti a conoscerci meglio; non considero una perdita di tempo le ore passate in giardino a giocare con i coetanei o i compagni più grandi...

Quest’anno non abbiamo ancora il quaderno della lentezza, ma spero che molto del nostro stare insieme sia caratterizzato dalla possibilità di regalare, a noi stessi e agli altri, il tempo necessario per ciascuno…"



Rileggevo queste parole, e mi chiedevo: quanto sono riuscita a mettere davvero in pratica ciò che ho scritto solo tre mesi fa? È vero, il tempo dell’inserimento è finito, ma mi capita sempre più raramente di portare i bambini a fare un gioco libero in palestra, o di permettere a tutti, ma proprio a tutti, di parlare liberamente e spontaneamente (che non vuol dire “senza rispettare il proprio turno”). Mi sono lasciata prendere dalla fretta, dalle tante cose da fare, nonostante sia profondamente convinta della necessità, per i bambini ma anche per tutti gli adulti che con loro vivono, di rallentare, di fermarsi, di riflettere, di respirare profondamente…

È come se vivessimo sempre, tutti, con l’affanno. E allora, con questo libro che finalmente mi sono regalata tra le mani, mi riprometto che proverò a fermarmi, ogni tanto, ad ascoltare, a guardare, a respirare. Mi sembra davvero un bel regalo di Natale!

 

venerdì 20 dicembre 2013

Uno spuntino di Natale

Oggi vi racconterò una storia.


C’erano una volta un topo e un gatto affamati





che una notte trovarono un berretto rosso con un pompon bianco







Allora il gatto scese dal camino





e trovò un cane per nulla generoso





e due fratellini dispettosi.





Ad un certo punto, però, videro un vecchietto triste perchè aveva perso il suo berretto e...


 


Fortunatamente il vecchietto li invitò a casa sua, dove fecero un meraviglioso banchetto.





Piaciuta?
Ai bambini molto.


Se volete leggere la versione originale, la trovate qui



ma vi garantisco che è davvero uguale uguale a quella che vi ho raccontato!



P.s.

Ho già scritto, vero, quanto sono soddisfatta quando i bambini scrivono da soli le loro didascalie? Quella al sesto disegno è meravigliosa...

giovedì 19 dicembre 2013

Sogno di neve

Uno tra i miei libri natalizi preferiti è senz’altro

 


dell’inimitabile Eric Carle.

Come incomincia:

“In una fattoria viveva un vecchio signore. Possedeva solo pochi animali. Li poteva contare sulle dita di una mano. Così decise di chiamarli Uno, Due, Tre, Quattro e Cinque.

Vicino alla stalla c’era un piccolo albero. Il vecchio signore lo chiamò Albero. Ogni volta che passava di lì lo salutava dicendogli: -Buongiorno Albero!”

 

CARLE E., Sogno di neve, Il Castoro
 
 

Ricordavo di averlo già letto ai miei alunni del ciclo precedente, proprio in prima, e di aver realizzato con loro la nevicata che ricopre il paesaggio.

Siccome non amo i “lavoretti” (la parola stessa mi causa un’insopportabile orticaria), da sempre, per Natale, con i miei alunni realizziamo solo i biglietti augurali, cercando di renderli il più possibile originali e personalizzati.

Quest’anno è stato proprio Sogno di neve a darmi l’idea; come dicevo stamattina ai bambini: “La maestra non inventa nulla, però conosce tanti libri, e quindi è diventata brava a copiare!”

Abbiamo realizzato i biglietti illustrando e colorando con i pennarelli un cartoncino ottenuto ritagliando il foglio da disegno F4 in formato A4, piegato a metà. Poi abbiamo incollato al centro il cartoncino con la sagomatura delle pieghe per l’effetto pop-up;

 

 
 
nel frattempo, la neve a tempera bianca asciugava sull’acetato.


 

 

 

 

 

 








Ed ecco alcune panoramiche d’insieme…
 







martedì 17 dicembre 2013

Il Natale di Elmer

Tra le molte avventure di cui è protagonista Elmer, l’intramontabile elefantino variopinto,

 

non poteva certo mancarne una a tema natalizio.

Ed ecco qui


in cui il nostro protagonista multicolore si trova coinvolto, con i piccoli del branco, nella spedizione alla ricerca di un albero che si possa poi riportare (“Elmer scelse un albero che si potesse riportare indietro dopo la festa”)

 
 
 
e nella preparazione di regali che Nonno Natale porterà a chi ne ha più bisogno.
 



Sono proprio queste piccole sfumature, insieme agli occhi degli elefantini nascosti tra i cespugli per vedere, senza essere visti, Nonno Natale,
 

 


 
 
o la parata degli altri animali che vengono ad ammirare l’albero addobbato e i regali, tutti impacchettati,
 
 
 
a rendere questo albo prezioso nella sua semplicità.

P.s. Alcuni bambini hanno cominciato a scrivere da soli la didascalia sotto il disegno: questo è proprio un bel regalo di Natale!