venerdì 15 gennaio 2016

Da dove vengono le parole? ovvero Libri PIGRI: Storie di parole



Penso spesso che il compito principale di un insegnante sia formulare domande, ancor prima che fornire risposte. Per questo motivo mi piace che siano i bambini stessi, attraverso supposizioni, ipotesi, confronti, ad arrivare alle risposte.

Dopo aver spiegato ai bambini che tutte le attività delle prossime settimane avranno un unico titolo, La bellezza delle parole, ho chiesto loro:



Da dove vengono le parole?

Dall’uomo

Dal cuore

Dal mondo

Dalla bocca

Da Dio

Dalle lettere

Dagli scienziati

Dalla mente

Dai libri

Dall’universo

Dalla fantasia

Da lettere che l’uomo unisce in modo che abbiano senso

Dall’alfabeto





Dai primitivi

Dalle bocche

Dai pensieri della gente

Dalle lettere

Dagli antichi Romani

Dal cuore e dal cervello

Dallo scritto

Da Dio

Dalla fantasia

Dalle lettere unite insieme formano parole

Dai libri

Dall’antichità

Dagli uomini che sono arrivati per primi sulla terra

Dagli occhi perché sono belli

Dalle orecchie perché si sentono dei versi e dopo ti vengono in mente le parole

Dai sogni belli

Dall’inchiostro

Dall’immaginazione

Dai pensieri

Dalla lettura

Dai nostri antenati

Scrivendo

Dalle notizie

Dai colori, perché te vedi un colore e ti viene in mente quel colore

Dal voler dire

Dal naso, perché si dice che aspiri le parole, vuol dire che aspiri bene i pensieri che fanno dire le parole belle

Dall’umanità

Dallo spazio

Cantando una canzone

Dai fogli, che ti vien voglia di scrivere parole belle

Dal mondo

Dall’amicizia

Dalle cose belle

Dalla fedeltà

Dai cristiani

Dal latino



Proprio quest’ultima risposta, dal latino, mi ha fornito l’aggancio per parlare della bellezza di conoscere l’origine delle parole; in un termine più complesso, ma che utilizzeremo spesso, la loro etimologia.



Strumento validissimo in questa attività si è dimostrato



                                                                      


di cui scrivevo la scorsa estate:

 20 luglio 2015

Le scuole per le vecchie maestre si chiamavano “magistrali”, e una delle materie più temute era, allora come oggi, il latino. Io ero fortunata: venivo da una scuola media in cui il professore di lettere ci aveva tartassato per anni su grammatica e analisi logica (ora si chiamano morfologia e sintassi), e il latino fu, fin dall’inizio, più un piacere che un dovere.
Naturalmente, non conosco invece il greco, che solo gli studenti del liceo classico si trovavano costretti ad affrontare: e mi accorgo, nella mia passione per l’etimologia delle parole, di quanto pesi questa mancanza.
Oggi però ho tra le mani il bel volume Storie di parole, di Giuseppe Pittàno e Rosanna Bonafede, Gallucci, illustrato da Alessandro Sanna, che permetterà a me e ai miei alunni di conoscere l’origine e la storia di alcune tra le parole più significative della nostra lingua, quelle che “ …hanno dentro immagini, storie, sapori e umori, […] parole preziose con radici che affondano nel passato e altre appena nate, alcune che provengono da lontano e altre coniate in territori a noi vicini. Parole antichissime, anche se non sembra, che il tempo non ha corroso ma, al contrario, ha restaurato e reso ancora vitali. Parole che hanno viaggiato nello spazio e nel tempo e che oggi si offrono come materiali capaci di fornire preziose competenze linguistiche.” (Rosanna Bonafede, Premessa)
Ad esempio, a pag. 17:

àlba: è la prima luce del giorno, quella che stempera le tenebre e precede l’aurora; deriva dal latino lucem albam (luce bianca). Dallo stesso aggettivo latino albus sono nate molte altre parole della nostra lingua che hanno questa comune matrice nel colore bianco: “albume”, che è la parte chiara dell’uovo; “albino”, un individuo di carnagione chiarissima con gli occhi chiari e i capelli bianchi; “albana”, una varietà di uva bianca con la quale in Romagna si produce un buon vino da pasto; “domenica in albis (depositis)”, che è la prima domenica dopo la Pasqua, giornata in cui secondo la liturgia dell’antico cristianesimo, i neofiti deponevano la veste bianca che avevano indossato nella cerimonia precedente, dopo il battesimo.

Dal sito della casa editrice Gallucci http://www.galluccieditore.com/624.htm

Le parole hanno storie avventurose e affascinanti, a volte del tutto inaspettate: conoscerle aiuta a capire meglio la nostra lingua e a usarla con più consapevolezza. Nato in collaborazione con Giuseppe Pittàno – che per tutta la vita si è divertito a costruire vocabolari senza timore di sporcarsi le mani anche con i dialetti, le lingue straniere, gli errori grammaticali – questo innovativo dizionario etimologico si rivolge ai ragazzi dagli 8 anni in su. Non è infatti un libro da grandi ridotto per i più piccoli, ma un viaggio tra le parole in compagnia del grande linguista e della sua storica collaboratrice Rosanna Bonafede, alla ricerca delle storie che le hanno originate. “Il vocabolario” diceva Pittàno “è un grande romanzo d’appendice da leggere in mille puntate”.

Con 336 lemmi e oltre 140 disegni!

 









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