lunedì 12 giugno 2017

Amo quel cane, ovvero La poesia chiede di essere imitata



Ci sono libri che spesso, a distanza di qualche mese, sento il bisogno di rileggere.

Amo quel cane



di Sharon Creech, Mondadori


è certamente uno di questi.



Scoperto, come molti altri imperdibili, tra cui Tante rime per i bambini corte lunghe lunghissime in quello scrigno di tesori preziosi che è Perlaparola, di Chiara Carminati, Equilibri, spesso fa risuonare la sua voce dentro di me, e mi chiama.

Nei giorni scorsi, mi sono soffermata a lungo sulla postfazione di Andrea Molesini, che mi è sembrata rivestire di senso molto del lavoro fatto in questi anni in classe:

 

"[...] Il “Non capisco” di Jack denuncia la sua sete di senso, ed è proprio qui che incomincia il suo farsi poeta, da qui la voglia di imitare le parole degli altri, le frasi, le pause degli altri, per giungere alle proprie, e scoprire la propria voce, così unica, così disperata, e così capace di letizia. 

[…] Fare la parodia – nel senso alto della parola – di Williams, Frost e Myers, icone della poesia americana, cittadini di quella universale, è una magnifica intuizione di Sharon Creech, che riesce a demitizzarne la bellezza, spogliandola della sua aura di sacralità, proprio nel momento in cui la mette sul piedistallo per poterla imitare. Tutto si impara per imitazione, anche a parlare. È il potere, e dunque la responsabilità, che Dio consegna ad Adamo, la Corona della Creazione: “Imponi i nomi a tutte le creature.” Un potere che costituisce il discrimine tra l’uomo e gli animali, e una responsabilità che ogni genitore e insegnante consegna a ogni nuovo Adamo, a ogni bambino. La poesia – dice Auden – loda e consacra tutto ciò che esiste e che accade per il solo fatto che esiste e che accade: proprio per questo, forse, la poesia chiede di essere imitata, come la voce della madre. Non chiede poco, a ben guardare. Ma quel poco, che conquista il piccolo Jack, conquista ogni lettore, anche adulto, mettendolo di fronte a un solenne giuramento di fedeltà alla bellezza, specchio di semplicità e conoscenza.

Andrea Molesini, in Amo quel cane, di Sharon Creech, Mondadori





27 SETTEMBRE

Non capisco
la poesia
sulla carriola rossa
e le bianche galline
e perché così tanto
dipende
da loro.

Se quella è una poesia
sulla carriola rossa
e le bianche galline
allora ogni frase
può essere una poesia.
Basta solo
fare
frasi
brevi.


4 OTTOBRE

Prometti
di non leggerla
a voce alta?
Prometti
di non metterla
nella bacheca?

Ok, eccola,
ma non mi piace.

               Così tanto dipende
               da
               un’auto azzurra
               schizzata di fango
               che fila via per strada.


10 OTTOBRE

Cosa intendi:
Perché così tanto dipende
da
un’auto azzurra?

Non me lo hai detto prima
che avrei dovuto dire il perché.

Il tizio della carriola
non lo ha detto il perché.

Susan Creech, Amo quel cane, Mondadori



LA CARRIOLA ROSSA
di William Carlos Williams

così tanto dipende
da

una carriola
rossa

glassata
di pioggia

vicino alle bianche
galline.



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