Credo che una delle più grandi fatiche degli uomini e
delle donne del nostro presente sia tenere insieme tutte le cose; dare un senso
alle innumerevoli azioni che compiamo durante il giorno, e che sia un senso
frutto di un pensiero, di una volontà, di un’idea di vita.
Non riesco a fare a meno di pensarlo proprio, e ancor di
più, in questi giorni, in cui è appena iniziato l’ultimo mese vero di scuola -
che il tempo senza i bambini e le bambine è sì un tempo scuola, ma in modo
altro; in questi giorni in cui è quasi necessario festeggiare la mamma.
Non m’importa, qui, ragionare sulla vera, reale,
effettiva necessità che lo faccia la scuola. Non m’importa farlo qui, e ora,
intanto e in primo luogo perché le mie bambine e i miei bambini hanno, tutti,
una mamma, qui e ora – e non sempre, non per tutti è così. Ma, soprattutto,
perché quest’anno ho le più piccole e i più piccoli della scuola primaria,
bambine e bambini che hanno da poco imparato a leggere e soprattutto a
scrivere: e così mi sembra bello, e significativo, che in questo giorno sia
proprio la loro scrittura a lasciare un segno.
La fatica di tenere insieme tutte le cose riguarda ognuno
di noi, e mi pare riguardi in particolar modo gli insegnanti: perché a noi è
affidata l’infanzia, in tutte le sue molteplici sfaccettature, e perché per noi
è ancora più essenziale dare senso a ciò che facciamo attraverso il pensiero,
la volontà, l’idea di vita che passa nella nostra professione.
Proprio per questo, come regalo per le mamme abbiamo
provato a tenere insieme la C di cuore e la Q di quadro, appena imparate,
attraverso la lettura di Nel mio piccolo grande cuore, di Jo Witek e Christine
Roussey, Gallucci, e la produzione scritta, individuale e/o collettiva, con le
frasi di ciascuno scritte alla Lim e la possibilità, per tutti, di ricopiare le
preferite; e, ancora, il lavoro di religione, in cui bambine e bambini hanno
osservato la maternità nell’arte, e presentato ai compagni e alle insegnanti la
propria immagine di figli, ovvero una fotografia tra le braccia della mamma. E
per finire la rielaborazione grafica, con la possibilità di ricopiare la propria
immagine fotografica o di prendere spunto dall’ambientazione di quelle dei
compagni.
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