mercoledì 11 dicembre 2019

Quando sono nato


Quando sono nato, ho assaporato l’aria che mi circondava.

Quando sono nato, ero cieco.

Quando sono nata, io vedevo solo il buio.

Quando sono nato, non avevo ancora visto niente.

Quando sono nata, ho visto cose nuove quando ne sono uscita.

Quando sono nata., ho incominciato a vivere.

Quando sono nato, mentre dormivo sentivo solo il silenzio.

Quando sono nato, piangevo perché ero piccolo piccolo piccolo.

Quando sono nato, non sapevo che il Natale era così bello.

Quando sono nato, non sapevo che alcune cose facevano tanto male.

Quando sono nata, era molto comodo dentro la pancia della mia mamma.

Quando sono nato, nella pancia della mamma sentivo tutto quello che sentiva lei.

Quando sono nata, c’erano tante persone vicino a me, però la persona che era più vicina a me era la mia mamma.

Quando sono nato, avevo zero anni.

Quando sono nata, non sapevo ancora il mio nome.

(Bambine e bambini di sette anni liberamente ispirati da Quando sono nato, di Isabel Minhós Martins e Madalena Matoso, Topipittori)




Il Natale, a scuola, mi mette sempre in una situazione complessa: da un lato mi piace pensarlo come un momento intenso di riflessione e condivisione in classe; dall’altra so che è molto facile scivolare, anche con i bambini, sul crinale delle banalità, delle frasi fatte, del buonismo che non incide davvero su un cambiamento positivo dei comportamenti.
Eppure, il significato più vero e profondo del Natale, per credenti e non, è semplicemente la nascita: ciò che davvero origina ognuno di noi, e che tutti condividiamo.

Il saggio di Silvia Vecchini, “Una frescura al centro del petto” L’albo illustrato nella crescita e nella vita interiore dei bambin, Topipittori, mi pare davvero un importante strumento di riflessione, capace di ricomporre questa mia ricerca tra religiosità e spiritualità: e se da una parte c’è il mio sentimento umano, religioso, dall’altra c’è la coscienza laica del mio essere insegnante, nella consapevolezza dell’assoluta necessità di riconoscere e dare cittadinanza alla dimensione spirituale di tutte le bambine e di tutti i bambini.

Così chiedo loro Che cos’è il Natale? e tra le risposte, le più varie, spunta anche: Il Natale è un regalo a Gesù, che è il suo compleanno e festeggiamo il suo compleanno in tutto il mondo.
Tutti conoscono il nome Gesù, che è già stato scritto, insieme a Vangelo (prima ancora, con CHI e CHE, c’erano stati chiesa e moschea) nel lungo elenco di parole con GE. Ancora una volta, confermo che sì, il Natale per i cristiani è il ricordo della nascita di Gesù: ma quanto è più bella l’espressione il suo compleanno?
Per molti altri, invece
Il Natale è l’amore, col punto esclamativo, perché a me piace dirlo gridando, solo che non potevo dirlo gridando perché se no disturbavo tutte le lezioni
Il Natale è una festa incredibile
Il Natale è una gioia, è una gioia perché si festeggia tutti insieme e si cantano delle canzoni
Il Natale è come un regalo che si scarta
Il Natale è tutto quello che c’è dentro alla felicità, alla gioia, all’amore
A Natale non importano i regali, importa la compagnia
Il Natale è un regalo che ti senti dentro
Il Natale è l’opportunità per vedere tutta la propria famiglia
Il Natale è un regalo quando ci sono tanti giochi che ti fanno sorprendere
Il Natale è un momento dove vuoi entrare nel cuore delle persone e ascoltarle
Una nascita al centro della storia, quindi. E allora, ad accompagnarci nella scoperta del suo mistero, che fin dagli inizi è in ciascuno di noi, è ancora una volta un albo edito da Topipittori: Quando sono nato, di Isabel Minhós Martins e Madalena Matoso.


Lo leggo, una prima volta di fronte a loro. E poi ancora, mentre scrivono il completamento della frase Quando sono nato…
Alcuni riprendono i pensieri, le suggestioni suggerite dal testo; altri si fanno arditi, e immaginano, ricordano, raccontano:




























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