martedì 28 marzo 2017

La scuola, soprattutto, per chi non ha altra scuola



È alla terza ripetizione di meravigliosa, accostata alle parole scuola elementare, e insegnanti, da parte della scrittrice (ed ex insegnante) Paola Mastrocola, durante l’intervista telefonica di Farheneit-Rai3, che mi infastidisco. Ed è un fastidio che mi obbliga a scrivere.

La scuola elementare, i suoi insegnanti, non sono meravigliosi: sono veri.

Siamo insegnanti, certamente non meravigliosi, che lavorano in un ordine di scuola, altrettanto non meravigliosa, in cui si cerca di porre le basi per gli apprendimenti futuri, e, checché ne dica la Mastrocola, per la vita. (Errore. Me ne accorgo ancora prima di terminare la frase. Le basi si cominciano a porre fin dalla scuola dell’infanzia). 

Ai miei ragazzi dico sempre che siamo nati per le cose difficili, altrimenti l’uomo sarebbe ancora all’età della pietra. E su questo sono d’accordo con la Mastrocola. E lo è anche Franco Lorenzoni:

“Educare allo sforzo oggi è decisivo, ma bisogna capire in che direzione facciamo questo sforzo."

C’è qualcosa, però, che la Mastrocola, ex, e sottolineo ex, professoressa di liceo, pare non sapere: la scuola elementare è scuola dell’obbligo.
È scuola non scelta secondo le proprie attitudini, o inclinazioni, o aspettative.
È scuola per tutti, e di tutti. È scuola, soprattutto, per chi non ha altra scuola; per chi trova dentro la scuola l’unica, o la maggiore, possibilità di conoscenza, di apprendimento, di cultura.

E allora, l’asticella della difficoltà dev’essere ogni volta, e per ogni bambino, per ogni ragazzo, calibrata: non esiste una misura sola. Forse ne esistono tante quanti sono i bambini, i ragazzi che abbiamo di fronte.
 
“Noi dobbiamo lavorare molto nella costruzione dell’immaginario dei ragazzi. La grammatica, benissimo. Noi dobbiamo imparare la grammatica, dobbiamo imparare l’ortografia, ma dobbiamo farlo dentro un contesto di senso, perché le parole hanno senso. […] è bello che il bambino sappia che quando scrive c’è un senso in quello che sta scrivendo: sta scrivendo a qualcuno, sta scrivendo per qualche cosa.”
 […] Il lavoro, per tutti noi, è quello di dire: la scuola è un luogo culturale, decisivo per la società?
[…] Il cuore di tutto sta nella formazione degli insegnanti. Noi dobbiamo avere degli insegnanti colti, motivati, in luoghi curati, perché l’immagine che la scuola dà…Se si chiudono le biblioteche, se si chiudono i teatri, poi ci lamentiamo perché la scuola
Una scuola è seria se sa ascoltare i ragazzi
Il ragazzo entra in relazione con la letteratura se la sente sua. […] si appassiona perché sente che quelle parole parlano proprio di lui, di quello che sente.
Allora non è che i ragazzi non hanno emozioni. Hanno delle emozioni profondissime. Non hanno le parole per esprimerle. Allora sta a noi trovare, costruire quel ponte tibetano, che è veramente un ponte tibetano sull’abisso, tra la cultura, la grande cultura, e i ragazzi, i bambini, i giovani di oggi. Questo è uno sforzo enorme, che richiede tanta, tanta cultura, tanta ricerca. E anche investimenti per fare questo.

Io, la Gioconda





 

Adesso devo proprio trovare una buona scusa: messer Francesco del Giocondo comincia ad essere impaziente. Finora l’ho tenuto a bada con i soliti trucchetti (ritardi, difficoltà, altri impegni…), ma ormai ho esaurito i pretesti. Sono anni che tiro in lungo, è arrivato il momento di farmi coraggio e dirlo chiaro: Mi spiace, messer Francesco. Il ritratto di sua moglie monna Lisa è a buon punto, ma non lo consegnerò né domani né mai. Mi sto preparando per lasciare Firenze e tornare a Milano, e il quadro non lo mollo: me lo terrò io, e sono pronto a restituirle i soldi che mi aveva versato come anticipo”. Il denaro non mi manca: i ricavi dei dipinti sono ben poc cosa rispetto a quanto guadagno con le consulenze tecniche, le perizie sui canali e sulle acque, i progetti di macchine, i disegni di bombarde e fortificazioni, gli incarichi di cartografia, l’allestimento di feste e ricevimenti, l’illustrazione di libri, i disegni di costumi e mille altre cose.

ZUFFI S., Il mondo dipinto, Feltrinelli Kids




A parlare, per mano e penna di Stefano Zuffi, è lo stesso Leonardo, che racconta la nascita della Gioconda. Essa, come ogni opera d'arte, ha una storia che si vorrebbe ascoltare. In questo libro, a raccontarla è di volta in volta l'artista o qualcuno che partecipa all'universo di quel quadro. 
Ascoltare queste storie significa entrare in un mondo di cui finalmente cominciare a cogliere la bellezza.

Così, dopo la lettura delle pagine narrate, mi sono così chiesta, e ho chiesto ai ragazzi: Perché non dare voce alla Gioconda stessa?



Leonardo per darmi un nome fece un gioco di parole, 
visto che mio marito faceva di cognome Giocondo.
 [...]
Tanti dicono che io sono famosa perché guardo da tutte le parti
 ma per me sono solo una persona che sorride.  





...da lì capii che aveva un talento naturale
e che mi avrebbe disegnata benissimo















Lui mi ha fatto la testa girata di 3/4 
così sembra che i miei occhi vi seguano sempre dappertutto







venerdì 24 marzo 2017

Comprate libri, maestri, comprate libri



Rifletto spesso su quanto sia fondamentale, nel nostro lavoro, il ricorso a libri e testi di vario genere. Questa mattina, ancora una volta, ho pensato a quanta differenza possa fare, per un insegnante, possederli, questi libri, e potervi fare ricorso ogni volta che sia necessario, o lo si desideri.

Per me, è una differenza vitale.

Il mio stile educativo e didattico somiglia molto a quel procedere a tentoni tanto caro a Franco Lorenzoni: so bene dove voglio arrivare, con i miei ragazzi.
Quello che non so mai, e mai riesco a programmare, è il come.

I nostri percorsi sono sempre assolutamente imprevedibili, pieni di divagazioni, di rimandi, di soste non previste, di improvvise accelerazioni.
Lo sono tanto più quanto più mi è nuovo l’argomento che stiamo affrontando. Non ripeto quasi mai, da un ciclo all’altro, esperienze e attività. I ragazzi non sono gli stessi, e non lo sono neppure io.


Di arte, soprattutto, so ben poco; e cosa mai potrei narrare ai miei ragazzi se la mia personale biblioteca non fosse ben fornita?













Così, questa mattina, trascorrerò le due ore che mi separano dall’ingresso a scuola sfogliando i miei tesori, e cercando informazioni e ispirazioni per il lavoro dei prossimi giorni.


Comprate libri, maestri, comprate libri.