Succede che l’autrice sia Cristina Bellemo, a cui ti unisce, oltre che una profonda stima per il lavoro che da anni ci regala occasioni di profonde riflessioni, anche una consonanza, che hai sentito risuonare ogni volta in cui c’è stata l’occasione di incontrarsi, ascoltarla, confrontarsi.
Succede che bambine e bambini siano davvero molto emozionati per questa occasione: nel corso di questi tre anni insieme abbiamo letto molti suoi libri (Storia piccola ci ha accompagnato durante il primo incontro, a settembre 2018, con i genitori; abbiamo iniziato il 2021 con Pienovuoto, e proseguito con Il soldatino, per leggere, solo pochi giorni fa, Amelia. Tipi è lì, che ci aspetta, e ne troveremo un brano sul libro di testo del prossimo anno, in quarta).
Succede, però, che a marzo si stia un mese in DAD, o DDI (che, con gli acronimi, pure le maestre si confondono). E così, tutto il lavoro di preparazione delle domande per l’intervista a Cristina lo prepariamo a distanza, ognuno scrivendo nel chiuso della propria cameretta, o al tavolo della cucina, o nel soggiorno dei nonni, e poi leggendo tutte le domande, e scegliendone una ciascuno/a.
Succede, ancora, che finalmente il 19 aprile Cristina si colleghi con noi, un’ora con ciascuna classe, e risponda con attenzione, rispetto, cura, a ogni domanda che le viene posta.
Succede, anche, che alla maestra dispiaccia che tutte queste parole (quelle pensate da bambine e bambini per Cristina, e le sue per ciascuno di loro, e per tutti), si perdano, come accade a volte, nella memoria, anche alle esperienze più belle. Così la maestra chiede alle bambine e ai bambini, attraverso un Modulo di Google che ormai sono espertissimi ad usare, di scrivere la domanda che ciascuno, ciascuna, le ha posto, e tutto ciò che si ricordano della risposta.
Succede che alcune risposte siano molto ricche, complete, dettagliate. Succede, naturalmente, che altre lo siano meno. Così la maestra, in classe, completa con i ricordi condivisi ciascuna risposta dell’intervista (se ce ne fosse bisogno, un’ulteriore, e concreta, dimostrazione di quanto sia più potente, ed efficace, la memoria collettiva rispetto a quella individuale).
Le interviste sono bellissime, e sono qui.
Sono certa che ogni bambina e ogni bambino (più la maestra, e Cristina stessa) le custodiranno a lungo.
La parola scritta può aiutare anche in questo.
Intervista a Cristina Bellemo (3^A)
Mi dai un dono?
Ti regalo la mia parola preferita: sciabordio.
Quando scrivi libri, prendi spunto da qualcosa oppure ti vengono in mente?
Dipende, a volte le immagino a volte le vedo e prendo spunto. Spesso scrivo di notte perché il giorno è molto rumoroso per le macchine, chi suona il campanello e il telefono, invece la notte è tranquilla e la mia immaginazione può andare con tranquillità nel silenzio.
Qual è l'ingrediente segreto per tutti i tuoi libri?
Che domandona. (A questo punto, un compagno suggerisce: “L’amore”). È proprio la parola giusta, io stavo per rispondere: l’amore per la scrittura, ma non è solo quello, è anche l’amore che provo per le altre persone.
Come trovi l'ispirazione giusta?
A volte l'ispirazione arriva a caso, all'improvviso. Per esempio, una volta mio marito, tornato da un viaggio, mi ha regalato un quaderno e di colpo mi è venuta un'idea. Questo quaderno mi piace molto perché è molto strano, in particolare nell’apertura, ed è perfetto per scrivere delle poesie sulla notte, perché la copertina è blu notte con dei fiori dorati.
Scrivi solo o leggi anche?
Io leggo molto perché da piccola avevo pochi libri, e per lo più brutti, perché le persone a cui non piacevano li davano a noi. Poi, quando io e mio fratello abbiamo iniziato a studiare, abbiamo riempito la casa di libri. Ora passo più tempo a leggere che a scrivere. Mio marito dice che, quando prendo in mano un libro, sembra che lo sfiori, senza toccarlo.
Qual è il libro che ti è piaciuto di più scrivere?
Non ho un libro preferito. Mi piacciono tutti i libri che ho scritto. Se proprio devo sceglierne uno, direi Io e il falco, perché quando l’ho scritto mi è sembrato di vivere la stessa avventura del bambino.
Hai sempre voluto fare la scrittrice?
No. Non me lo sarei mai aspettata perché quando ero piccola avevo pochi libri ed erano brutti. Ma quando ho cominciato a studiare mi sono appassionata. E dopo sono diventata una giornalista e infine una scrittrice.
Come ti sei sentita la prima volta che hai fatto la scrittrice?
Ero felice e mi sono messa a saltellare per tutta la casa, solo che adesso sono meno atletica, però provo ancora lo stesso sentimento.
Qual è il prossimo libro?
Bella domanda (anche mia figlia si chiama Cecilia, quest'anno compie vent'anni…). Il mio ultimo libro, E la regina disse, sta per essere pubblicato dalla casa editrice Zoolibri, però ne sto scrivendo molti altri. Se ti facessi vedere la mia scrivania, ce ne sarebbero tantissimi, tra i quali uno che si intitola Quattro versi, poesie composte solo da quattro versi, quattro righe (ce l’ha fatto vedere, aveva la copertina con un soffione).
Quanto tempo ci metti ad inventare un libro?
Alcune volte ci metto molto tempo, anche anni, e altre volte poco tempo.
Sei orgogliosa di quante persone leggono i tuoi libri?
Più che orgogliosa sono grata, perché ringrazio le persone che hanno letto i miei libri. A volte mi dicono che nei miei libri hanno trovato un pezzo di sé stessi e a me fa tanto piacere, perché vuol dire che mi assomigliano. Sono molto orgogliosa di quante persone leggono e si divertono con i miei libri.
Avrai conosciuto molte persone essendo una scrittrice molto famosa…
Sì, ho conosciuto molte persone; oltretutto, essendo molto curiosa, mi piace conoscere nuove persone, soprattutto i bambini, perché mi danno molta ispirazione per i miei libri.
Cosa ti ha ispirata a scrivere dei libri?
I miei libri mi vengono in mente da qualche oggetto o persona. Mio marito l'altro giorno mi ha regalato un quadernino e da lì mi è venuta in mente una storia. Ad esempio, il libro Tipi è ispirato dai miei vicini. A 37 anni ho scritto il mio primo libro ispirato a mio figlio, dal titolo Il disegnatore di lune, perché lui le disegnava dappertutto: sui muri, sulle coperte, sui libri di scuola.
I tuoi libri sono realistici.
Anche in quelli realistici, o ispirati a cose reali, c’è sempre un po’ di fantasia. E la fantasia mi fa pensare a Gianni Rodari, che aveva molta fantasia (la Fantastica). Il signor Pieno e il signor Vuoto possono essere persone reali, ma nei libri c’è una parte di realtà e una di fantasia. Per esempio, ne Il soldatino mi sono ispirata a me stessa perché da piccola mi sentivo obbligata dalle persone a rispettare le regole.
Come fai a inventare le storie?
Io sono molto curiosa ed è quello che mi ispira.
Come ci si sente a scrivere un libro che tutto il mondo può leggere?
È una sensazione strana, perché una volta che il libro è stato pubblicato, non puoi più cambiare le parole, non puoi più cancellarle e non sai se può piacere ai lettori. Quindi sei sempre un po' indecisa. Dopo un po’ di tempo, però, mi calmo, e penso che sia giusto.
Cosa hai provato a vedere il tuo libro pubblicato?
Può succedere che pubblico un mio libro e mi viene il dubbio: forse ho sbagliato a scrivere o qualcuno nota un errore e tu non puoi più correggere il libro pubblicato, e così ti viene l'ansia e inizi a preoccuparti. Magari qualcuno ti dice: “Non mi piace” “È troppo lungo” o “È troppo corto”.
Perché scrivi libri?
Mi piace molto scrivere i libri e che tutti li leggano.
Da quanto fa la scrittrice?
Ho scritto il mio primo libro nel 2008, Parole di Natale.
Quanti libri hai scritto nella tua carriera?
Ho scritto 27/28 libri, molti tradotti in altre lingue.
Hai scritto dei libri sullo spinosaurus aegiptyqus di Jurassic Park 3?
No, per ora, ma da piccolo mio figlio mi chiedeva se potevo farlo. Perciò non ne ho già scritto uno, ma magari in futuro sì.
I tuoi libri sono bellissimi perché mi piacciono.
Grazie mille, sono felice, sono onorata.
Intervista a Cristina Bellemo (3^B)
Quanti libri fantastici hai fatto? E quanti realistici?
Io ho fatto almeno due libri fantastici e tutti gli altri sono realistici.
Perché hai scelto di fare la scrittrice e non la maestra?
In realtà ho fatto la maestra, la giornalista e la scrittrice. Dopo un po' di anni passati a insegnare, ho iniziato a scrivere articoli e a fare interviste per i giornali. Poi ho iniziato a scrivere libri per bambini e romanzi. Ho capito che quello che mi appassiona di più è scrivere. Mi piacerebbe anche essere capace di illustrare i miei libri.
Ti piace leggere?
Si, mi piace molto. Tutti i libri che ho sulla sua libreria li ho letti. Anche quando finisco di scrivere un mio libro, lo rileggo decine di volte. Ogni volta che lo rileggo, aggiungo qualche particolare. Dedico più tempo a leggere che a scrivere.
Quanti libri hai scritto?
Faccio fatica a rispondere, credo di averne scritti 26,27 o 28. Molti di questi libri sono stati tradotti in altre lingue.
Ti sei mai descritta?
Sì, mi sono descritta in alcuni miei libri, tipo Il soldatino, perché nell’infanzia ero sempre agli ordini dei miei genitori, così ero brava, come il soldatino che per essere bravo era sempre agli ordini del generale, anche se non voleva. Mi sono descritta anche nel libro Due ali, come se da un’aquila cadesse una piuma lenta lenta come me, fragile come me.
Qual è il tuo animale preferito?
La tartaruga, perché è lenta come sono io, e faccio le cose con molta calma.
Hai mai scritto un manga?
Io non ho mai scritto un manga, ma mio figlio sa come si fanno e ogni estate va a fare un corso. Mi piacciono molto e guardo gli anime con lui. Mi piacerebbe farli, ma non so se ne sarei capace.
Qual è il tuo libro preferito tra i tuoi?
È difficile, perché i libri sono una cosa molto importante; forse il mio preferito è Io e il falco, perché è stato per me come entrare nel libro e provare le emozioni dei protagonisti.
Qual è il tuo libro che ha avuto più successo?
25 storie di Natale, che è stato ristampato quattro volte e adesso è finito.
Qual è il tuo colore preferito?
Il mio colore preferito è l'azzurro perché mi ricorda il cielo. Prima mi piaceva l’arancione.
Com'è nata l'idea di scrivere Pienovuoto?
L'idea di scrivere Pienovuoto è nata prendendo spunto da altri libri sui contrari scritti da me. Per esempio, il libro che racconta di uno che per parlare piano doveva urlare e un altro per urlare doveva parlare piano.
Ti piace leggere i tuoi libri?
Sì, mi piace leggere i miei libri perché quando li scrivo dopo li rileggo decine e decine di volte per correggere gli errori del testo.
Ma tu da piccola sognavi già di fare la scrittrice?
No, non sognavo di fare la scrittrice perché in casa mia c'erano pochi libri da leggere, e anche brutti, perché le persone ci davano quelli che venivano scartati. Quando io e mio fratello siamo andati a scuola, abbiamo studiato tantissimo e comprato tanti libri, non solo per la scuola, ma anche che ci piacevano. Meno male che dopo ne ho scritti tanti io.
Cosa ti ha ispirato a fare i libri?
Tutto mi ispira a scrivere i libri, dalle cose belle alle cose brutte, le persone che osservo, gli animali. Io osservo molte cose e particolari, ad esempio la pelle, come sono vestite le persone, come parlano, perché sono curiosa. Tutto quello che vedo me lo conservo nella mente.
Da quanto fai la scrittrice?
Ho iniziato a 25 anni come giornalista e poi ho fatto la scrittrice.
Perché hai scelto di scrivere e non disegnare?
Il tempo che gli illustratori dedicano a disegnare io lo dedico alla scrittura.
Ma come ti vengono queste idee?
Queste idee mi vengono guardando la gente e la natura: sono una buona osservatrice.