martedì 7 febbraio 2017

Nei panni di un bullo


Credo molto nel potere dell’immedesimazione.
Mettersi nei panni di un altro è difficilissimo, a volte impossibile, soprattutto se quest’altro è il tuo opposto. Se parla, vive, ragiona in modo specularmente contrario al tuo.
Per questo motivo, una ragazzina non è riuscita ad iniziare il suo testo con “Sono una bulla”
Ha scritto “Se fossi una bulla…”
Poi, nella seconda frase, ce l’ha fatta. Ma immagino quanta fatica le sia costata.

Nei giorni scorsi, i ragazzi hanno scelto su quali temi avrebbero voluto confrontarsi in un contraddittorio. Una di loro ha scritto “È ingiusto che nella scuola ci sia il bullismo”.

Non c’è stato contraddittorio. Quando ho chiesto loro chi pensasse che questa frase fosse giusta sempre, per tutti, in entrambe le classi tutti hanno alzato la mano.
A questo punto ho detto loro: “Sono felice che la pensiate così. Proprio per questo, la richiesta che vi farò sarà ancor più difficile. Dovrete mettervi Nei panni di un bullo, e scrivere quello che lui/lei scriverebbe. Com’è, cosa fa, perché, come si sente, come si vorrebbe sentire”

Hanno scritto, tutti. E molti poi hanno voluto leggere. E mentre leggevano, a volte l’immedesimazione era tale che mi sono venuti i brividi.


Sono un bullo perché voglio, non cambierò mai. 
[…] non do e non darò mai ragione a chi mi dice di cambiare. […] 
Mi sento male quando picchio, è come se lo stomaco mi ingoiasse il corpo.


 


Vorrei sentirmi una vocina in testa che mi dice “continua così” ma non la sento, perché?
 



Sono forte, odiato da molte persone e rispettato da qualcuno […]
MI sento grande, forte, superiore agli altri.
Vorrei sentirmi temuto, adorato, rispettato, accettato.
Cammino molleggiato e cerco sempre di fare bella figura rispetto ai miei compagni.


Mi sento debole, perché picchiare non mi rende migliore.

Sono una bulla e mi dispiace, non di picchiare gli altri, mi dispiace che i miei genitori mi dicono che i bulli come me pensano di essere forti ma in realtà sono deboli.
E quando sono arrabbiata, il primo bambino che incontro lo picchio.
Prima un compagno mi ha toccato e gli ho tirato un pugno e adesso sono fuori dalla porta in castigo, ma non gli chiederò mai scusa.




Io mi sento impaurito, solo, vulnerabile; picchio in modo che mi senta forte.
Mi vorrei sentire normale, ho fatto una stupidata, ormai mi conoscono tutti come un bullo, non posso più tornare indietro.


Sono un bullo, io spacco sentimenti, distruggo persone, cambio personalità di bambini.
Io mi sono sempre sentito fiero ma a volte io mi sentivo che nessuno mi amava e ancora adesso mi sento così.





Sono un bullo.
Sono cattivo, perché picchio tutti senza ragione.
Sono un prepotente, perché prendo in giro tutti, sono sleale.
Faccio il bullo, il prepotente, perché dico parolacce a volontà, sono cattivo, non mi rendo conto che faccio del male alle persone.
Mi sento infelice, proprio un bullo.
Mi sento cattivo, allora posso cambiare.



MI piace molto sentirmi temuto.
Mi sento superiore a tutti.
Vorrei sentirmi il capo e guai a chi non lo capisce.


Mi sento un mostro malvagio che vuole distruggere la città in mille pezzi, alcune volte non riesco a controllarmi.


Sono una bulla perché è divertente e ti rende più popolare.
Lo faccio perché da piccola un bullo mi picchiava sempre, e da quel momento ho giurato che mi sarei vendicata
 

Sono un bullo perché magari anche i miei genitori lo erano.


Sono una bulla e sono cattiva, faccio quel che voglio senza problemi anche se mi sgridano.
Sarò così finché non ottengo ciò che voglio. E sarò molto cattiva.


Sono un bullo per scelta mia.

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