mercoledì 16 settembre 2020

Riordino (alfabetico) in giardino

Fra pochi giorni compirò 53 anni.

Non sono certo una giovane maestra, e talvolta fatico ad adeguarmi ai nuovi stili e approcci educativi e didattici. Penso però che sia importante conoscerli, per cogliere il meglio di ciascuno, e adattarlo ai contesti e alle situazioni.

Non ho mai fatto molta didattica all’aperto; abbiamo (quasi) sempre lavorato in aula, magari cambiando il setting o privilegiando il lavoro a coppie, a piccoli gruppi o il tutoring tra pari.

È di questi giorni, però, una riflessione necessaria: quanto è importante, laddove possibile, poter stare fuori, econtinuare a imparare? Probabilmente, molto.

Così scendiamo in giardino, e ci sediamo in cerchio: un cerchio larghissimo, con cui occupiamo buona parte del campo da basket. Abbassiamo la mascherina, inspiriamo ed espiriamo. Quanto bene ci fa?

Stiamo ripassando il riordino alfabetico, e lo facciamo muovendoci. Chiedo ai bambini di disporsi, a distanza di sicurezza, secondo l’ordine alfabetico del registro, ovvero per cognome. Poi, tutto cambia: l’ordine è quello del nome, e in una classe capita che l’ultimo, evangelicamente, diventi il primo. Ci sono nomi con la stessa iniziale, e occorre guardare la seconda o la terza lettera. Ma ormai siamo capaci, e lo facciamo, con l’aiuto di tutti, senza nemmeno bisogno della parola scritta.

Ci sediamo di nuovo. Chiedo di guardare, toccare, ascoltare, annusare. Non possiamo gustare, ma rimedieremo all’intervallo. Quali cose, animali, persone, riempiono i nostri sensi? E, per ognuno di essi, quanti aggettivi qualificativi possiamo trovare, sempre guardando, ma anche toccando, ascoltando, annusando?

Ecco. Non ho inventato nulla di nuovo, lo so. Ma sono stata costretta a far quel che ho sempre fatto in un modo diverso, che alle bambine e ai bambini certo non dispiace.

E, quindi, perché non continuare a provarci?




(Nella foto, l’immagine del lavoro in classe: una parola per ciascuno, da scrivere e riordinare insieme, sul quaderno. Perché la maestra è vecchia, e ai vecchi esercizi, comunque, non rinuncia).

 

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