lunedì 16 settembre 2013

La pedagogia della lumaca


Otto anni anni fa, ai tempi della mia prima prima, i miei bambini avevano il quaderno della lentezza: copertina azzurra, quadretto da mezzo centimetro, serviva per imparare a scrivere in stampato minuscolo e corsivo. L’imperativo era andare piano, lentamente.
I bambini si stupivano di questa richiesta, tanto più in quanto abituati, in altri ambiti, anche scolastici, a dover lavorare velocemente.

Ci ho ripensato spesso, leggendo le prime pagine di un affascinante libro suggeritomi da Francesca, collega delle medie,




del compianto Gianfranco Zavalloni, Ed. EMI.

Quanto è controcorrente, in un mondo come il nostro, chiedere ai bambini di andare lentamente? Quanta fatica facciamo, noi adulti per primi, a cambiare dei ritmi imposti da una vita che spesso rischia di non appartenerci e fatichiamo a riconoscere? E poi, questo riconoscimento, questa riscoperta di tempi diversi, più distesi e rispettosi, non rischiano forse di creare dei piccoli disadattati, in un mondo che chiede sempre di più e sempre più in fretta?

Non ho risposte certe e definitive, ma come sempre più spesso mi accade, domande aperte; io so solo che non considero una perdita di tempo utilizzare parte delle ore scolastiche a chiedere ripetutamente ai bambini di rimettere a posto banchi e sedie quando ci spostiamo, di raccogliere le carte da terra, di spegnere le luci quando non servono. Non considero una perdita di tempo accogliere uno a uno all’ingresso salutando ciascuno col proprio nome, né aspettare che il rumore si quieti per riprendere a parlare. Non considero una perdita di tempo interrompere l’attività a tavolino per fare un gioco in cerchio che ci aiuti a conoscerci meglio; non considero una perdita di tempo le ore passate in giardino a giocare con i coetanei o i compagni più grandi...

Non abbiamo più avuto il quaderno della lentezza, ma spero che molto del nostro stare insieme sia ancora caratterizzato dalla possibilità di regalare, a noi stessi e agli altri, il tempo necessario per ciascuno…

 
E a proposito di lumache



In una calda giornata d’estate Lumaca uscì dalla sua tana e cominciò a correre.
“Guarda Lumaca che sole grande che c’è oggi!”
E Lumaca rispose: “Non posso, non posso, devo andare!”
“Ciao Lumaca, senti che aria frizzante! Pizzica tutto il muso!”
“Sì, sì, ma non ho tempo, devo andare!”
Attraversò il ruscello sopra un ponte.
E correva. Sì, Lumaca andava così veloce che sembrava che corresse…
MONARI M., La corsa della lumaca, Zoolibri




Tre racconti di Guido Quarzo in cui l'autore, con estrema levità accompagnata dall'usuale sorridente ironia, tocca il tema assai delicato del "diverso" o, se vogliamo, dell'handicap. I tre bambini protagonisti dei racconti parlano un linguaggio proprio, in cui gli adulti, i "barbuti", c'entrano poco o niente e in cui invece, con grande maestria, si dà voce all"'interlocutore interno", quello che non giudica ma ascolta, non pone domande imbarazzanti ma lascia vivere a ognuno i propri ritmi e sogni, non fa della competizione un valore ma piuttosto una ridicola quanto assurda fissazione.

QUARZO G., Talpa Lumaca Pesciolino, Mottajunior

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