mercoledì 12 giugno 2013

T come Tararì tararera



Una lingua inventata per narrare le avventure del piccolo Piripù Bibi: il lettore adulto è invitato a giocare con voce, viso e corpo per creare un legame con il piccolo ascoltatore.
 
Come scrive Caterina Ramonda su
 http://biblioragazziletture.wordpress.com/2010/03/15/tarari-tararera/

"Dice l’autrice che questo è il suo libro “fuori di zucca”, un libro immaginato mettendo al centro il rapporto voce che legge-bambino che ascolta. Dove ciò che conta è condividere una storia divertente, fare le facce, giocare con la voce e farsi complici. A rafforzare la complicità, il fatto che il testo del libro è scritto in lingua Piripù: una ligua segreta, quasi un messaggio in codice, un non-sense per l’adulto che apre per la prima volta il libro e vi cerca dentro la linearità di un albo. Il linguaggio Piripù lo cogli solo quando leggi ad alta voce, quando fai uscire i suoni guardando le immagini e cominci a ridere. E non importa se leggi con un treenne o con un trentenne, se si è a un’ora in fiaba tra un lettore e dei piccoli ascoltatori o a un’improvvisata tra grandi di fronte a un albo particolare. La storia è divertente, le immagini ci accompagnano e ci suggeriscono, ma quel che resta è il senso della condivisione: cosa c’è di più intimo nel parlare del condividere un linguaggio proprio, magari segreto, magari dove parole di tutti giorni hanno un altro significato speciale solo nostro? I lessici familiari (gli sbrodeghezzi che il babbo di Natalia Ginzburg non sopporta come i modi di dire raccontati da Gloria Origgi ne “La figlia della gallina nera”), il linguaggio cifrato tra due persone, le parole solo nostre che ci fanno isole dal mondo, che permettono di sentirci complici, unici, di sorridere del mondo senza farci scoprire: tutto questo diventa suono Piripù da leggere, da reinventare, da ampliare coi bambini quando l’albo è finito."
 
Come incomincia:
 
"Tararì tararera... sesa terù di Piripù: Piripipù Pà, Piripù Mà, Piripù Sò, Piripù Bé e Piripù Bibi.
Piripipù Pà, Piripù Mà, Piripù Sò e Piripù Bé su sero gnamgnam. Piripù Bibi no-no-no: sesa ino ino ino!
Piripù Bibi: Uf! Uf! Uf! Zicche zacche e... Rulba rulba rulba... Uh cichitì! Oh zifulì!
Oh-oh! Un Bubolo Bibi!"
 
BUSSOLATI E., Tararì tararera..., Carthusia
 
 

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