sabato 4 ottobre 2014

Ode al pomodoro




















Ode al pomodoro

La strada
si riempì di pomodori,
mezzogiorno,
estate,
la luce
si divide
in due
metà
di pomodoro,
scorre
per le strade
il succo.
In dicembre
il pomodoro
si scatena,
invade
le cucine,
entra nei pranzi,
si siede
pacato
nelle credenze,
tra bicchieri,
burriere,
saliere blu.
Ha
luce propria,
maestà benigna.
Dobbiamo, purtroppo,
assassinarlo:
affonda
il coltello
nella sua polpa viva,
è un rosso
viscere,
un sole
fresco,
profondo,
inesauribile,
riempie le insalate
del Cile,
festosamente si sposa
con la chiara cipolla,
e per festeggiarlo
si lascia
cadere
l'olio,
figlio
essenziale dell'ulivo,
sui suoi emisferi socchiusi,
aggiunge
il pepe
la sua fragranza,
il sale il suo magnetismo:
sono le nozze
del giorno
il prezzemolo
innalza
bandierine,
le patate
bollono con forza,
l'arrosto
bussa
alla porta
con il suo aroma,è ora!
A
ndiamo!
E sulla
tavola, nel mezzo
dell'estate,
il pomodoro,
astro terrestre,
stella
ripetuta
e feconda,
ci mostra
le sue giravolte,
i suoi canali,
l'illustre pienezza
e l'abbondanza
senza nocciolo,
corazza,
senza squame né spine,
ci consegna
il dono
del suo colore ardente
e la sua freschezza tutta intera.

Pablo Neruda, La casa delle odi, Mottajunior




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