martedì 9 febbraio 2016

La mia invenzione (2^ parte), ovvero Poesie al silenzio


Questo silenzio
che mi sfugge dalle mani.
Il silenzio che mi serve
per giocare.

È un sentimento
che ti sbarra
la strada.

Il silenzio
che ti fa dormire
però poi vieni
e mi dici
che hai fatto uno
scherzo alle parole.





Il silenzio
è un autobus
che resta sempre
fermo.
Il silenzio è
un leopardo che
aspetta di attaccare.
Il silenzio è
una lista vuota.
Il silenzio è un
cavallo che
non nitrisce.
Il silenzio è tutto.




Da giorni mi chiedo con una certa insistenza quanto la capacità che questi bambini (gli autori di questi versi sono forse gli esempi più potenti, ma se leggerete tutte le poesie vi accorgerete di quanto sia diffusa ed evidente questa loro immediatezza) hanno di usare sapientemente e con cura le parole potrà rimanere immutata nel tempo, o nel migliore dei casi progredire, e quanto invece la fretta, la superficialità, la fatica della quotidianità riusciranno, consapevolmente o meno, a soffocarla.

Certo non tutti i bambini possiedono la dimestichezza con la lingua necessaria a manipolarla e darle forma; per questo motivo ho fotocopiato per tutti le riflessioni contenute nella coversazione sul silenzio dopo la lettura dell'albo







Quando dormiamo scende il silenzio
tanto quanto basta
da non ricordare la propria esistenza.

 

 

 






Il silenzio è quando
la mamma dorme
e i suoi bambini non
fanno rumore.





Quando c’è il silenzio c’è
da aspettare
e ti annoi
ti puoi arrampicare
su un albero ma poi
ti addormenti
poi ti svegli












































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