Mi è
piaciuta la storia dell’orso, la prima pagina, perché il coniglio con il cappello
guardava l’orso e l’orso guardava lui negli occhi e poi si è mangiato il
coniglio.
No,
l’ha schiacciato…
Non
si sa.
No,
ha detto Io non mangerei mai un coniglio, e quindi vuol dire che l’ha mangiato…
No,
vuol dire che ha mentito.
Mentire
vuol dire dire una bugia, dire una cosa che non era vera.
Ma
l’orso non sta mentendo, perché non ha mangiato il coniglio, l’ha schiacciato,
guarda la sua codina…
No,
è una foglia…
Ma
le parole dell’orso non sono rosse!
Forse
ha scavato una tana, il coniglio, sotto il sedere dell’orso, per scappare.
Ci sono poche cose più belle delle risate dei bambini.
Forse soltanto la possibilità di ascoltarne i pensieri,
il loro dipanarsi, concatenarsi, mutare forma e direzione: e questo è ancor più
vero, e concreto, all’interno di un gruppo, dove ci sono svariate possibilità
di ascoltare, riconsiderare, confrontare i propri pensieri con quegli degli
altri.
Ieri ho portato a scuola tre albi di Jon Klassen,
zoolibri.
Le bambine e i bambini si sono stupiti che leggessi loro tre
libri, uno in fila all’altro.
Non succede mai; e proprio per questo è bello, a volte,
sovvertire la routine.
Ho letto prima Voglio il mio cappello!, l’albo
d’esordio; di seguito Questo non è il mio cappello e per
finire Toh! Un cappello!
Li ho letti tutti e tre. E alla fine molti bambini e bambine avrebbero
voluto che li leggessi di nuovo.
Così, quando ho chiesto loro quale libro avessero preferito, e
perché, ancora una volta alcune risposte mi hanno mostrato in modo quasi trasparente
i processi che hanno generato i rispettivi pensieri:
A me
è piaciuta la storia Questo non è il mio cappello! perché era molto divertente,
perché il pesciolino sapeva dove andare, ma non sapeva che dietro di lui c’era
il pescione a cui aveva rubato il cappello.
Mi è
piaciuto quando il granchio ha indicato la via al pescione.
Quando
il pesce non ha trovato il suo cappello ed è rimasto sorpreso, e il granchio
gli ha detto che il pesce piccolo che gli ha rubato il cappello era andato a
destra, gli ha detto la direzione.
Per
forza, aveva paura e gliel’ha detto prima che lo mangiava.
Mi è
piaciuta la parte dove il pesce diceva: Qui non mi troverà mai! Ah, ah, ah!
Quando
il pesce grande stava cercando il pesce piccolino, quello che gli ha rubato il
cappello, perché a me piace tanto giocare a nascondino e mi sembrava un posto
bellissimo per nascondersi, perché così non mi troverà mai nessuno. “Sto
andando dove le piante crescono più grandi, più alte e più fitte. È davvero
difficile vedere qualcosa lì dentro.”
Quando
le tartarughe se ne stavano andando dal cappello ma una lo voleva portare via
con sé. Lo capivo perché aveva gli occhi puntati al cappello.
Quando
le tartarughe si stavano guardando.
Quando
la tartaruga voleva riprendersi il cappello tutto per sé.
Nessun commento:
Posta un commento