Senza
far polvere,
senza
rumore
di
voci o passi,
disegnano
il sentiero
le
formiche
tra
l’erba e i sassi.
Bello regalarsi tempo.
Bello sedersi, sfilare il libro
dalla sua custodia (una custodia che già, sola, parla un linguaggio semplice e
sonoro, con tre rossi papaveri a catturare lo sguardo, e le poche parole per il
titolo, gli autori, l’autrice della versione italiana a spezzare gli steli,
come foglie fatte di lettere), e confrontare l'immagine impressa negli occhi con la copertina, una copertina bianca che reca l'impronta di papaveri stessi, dei loro boccioli, degli steli, delle foglie, sovrastata con leggerezza da un’unica riga scritta
Poemario di campo
Alonso Palacios - Leticia Ruifernández, versione italiana di Francesca Lazzarato, Orecchio acerbo
Ed eccola, l'immagine di copertina, dopo appena poche pagine, numerata con il 3:
Punteggiata di rosso
la campagna ha il morbillo.
Ma no, sono i papaveri
sparsi tra il campo e il fosso.
Las amapolas
han vestido los campos
de rubeola.
Cerco i rimandi, le assonanze tra la lingua italiana e la spagnola, così simili, così vicine; e scopro che la rubeola, è la rosolia. Così vorrei avere vicino Francesca Lazzarato, che ha curato la versione italiana, per farle mille domande sulla traduzione, il suono, il senso.
Perché forse, della poesia, prima ancora che il contenuto, sono proprio il suono e il ritmo ciò che maggiormente mi affascinano. E così, rifletto, i puntini rossi dei papaveri somigliano certo all'esantema del morbillo, forse ancor più che alle macchie della rosolia.
Che magnifica, grande responsabilità, soprattutto in poesia, scegliere le parole di un'altra lingua senza snaturare il significato di quella originale.
Dal sito della casa editrice Orecchio acerbo:
Dieci insetti, dieci alberi,
dieci uccelli, dieci fiori e frutti. Del tutto particolari e preziosi, un
piccolo bestiario e un piccolo erbario -in italiano e in spagnolo- riuniti
insieme. Illuminati dai colori degli acquerelli e dalla musicalità della
poesia. E in prosa, per chi affascinato ne voglia sapere di più, quaranta note
scientifiche, una per ogni singolo animale, una per ogni singola pianta.
Dal sito di Galline volanti, la recensione ( e la fotografia) più bella:
Facilmente in queste pagine
ritroverete ciò che la natura, anche in un semplice campo, sa esprimere: l’eleganza
(“L’arancia nuda / è simmetria perfetta, / ogni spicchio una luna / e in ogni
fetta un sole / per chi lo vuole”; “Con un filo di seta / il ragno tesse /
trappole e sogni, / menzognere promesse”), la delicatezza
(“Punteggiata di rosso / la campagna ha il morbillo. / Ma no, sono i papaveri /
sparsi tra campo e fosso”; “La rondinina / è un sospiro nel vento, / come la
mia bambina”); l’equilibrio (“La farfalla un po’ vola / e un po’ si
posa: / la sua carezza va / di rosa in rosa”; “Saltimbanco acrobatico, / ha per
zampe due seghe: / è immobile ed estatico, / ma salta se ti vede”), la
discreta tenacia (“Senza far polvere, / senza rumore / di voci e passi, /
disegnano il sentiero / le formiche / tra l’erba e i sassi”; “Ruvida è la
carezza / del fico, ma l’attesa / è piena di dolcezza”), il fascinoso
mistero (“Fugge lo scarabeo / è bravo chi lo piglia: / lo vedete, è una
biglia / con la gobba”; “Che torto hanno patito / queste povere ortiche / per
sputare veleno / contro le mani amiche?”); la musicalità (“Da uno stagno
vicino, / la rana offre il suo canto / al pellegrino”).
(ph. Galline volanti)
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