giovedì 26 settembre 2019

Come si costruisce un'attività in classe? Una tra le possibili risposte


Come si costruisce un’attività in classe?

È una domanda che mi sono fatta spesso, e a cui sto tentando di dare qualche risposta (come sempre diffido delle risposte univoche, chi mi conosce lo sa).



Oggi mi piace provare a rispondere con un esempio concreto.

In questi giorni, stiamo lavorando sul riordino alfabetico.

Ci sono molti esercizi già pronti, sui quaderni operativi allegati ai libri di testo, su quelli in vendita o sulle guide per gli insegnanti.

Ma quello è tutto materiale preconfezionato: un po’ come la polenta precotta, o i piatti pronti da scaldare al microonde.

Mi piace, invece, che le attività in classe siano simili a un buon cibo, magari molto semplice, ma alla cui realizzazione concorriamo tutti.



Così, per cominciare, utilizziamo le parole della natura che abbiamo scritto insieme un paio di giorni fa: le riordiniamo e le scriviamo alla lim, in modo che anche i più insicuri possano lavorare in tranquillità.







Dopo il lavoro collettivo, progetto e organizzo il lavoro a coppie: chiedo a ogni bambina e bambino di scrivere tre parole qualsiasi su un foglietto, poi le riscrivo tutte a computer e ne scelgo 26, una per ogni lettera dell’alfabeto; alcune devo aggiungerle io.




Il primo esercizio sarà riordinare queste 26; e mi pare abbastanza semplice.



Naturalmente, le coppie non lavorano tutte allo stesso ritmo. Così so già che qualcuno finirà prima, qualcuno dopo. Qualcuno molto dopo.

Occorre avere un’attività per le coppie più rapide: qualcosa che non sia ripetitivo, ma che valorizzi le competenze di chi lavora in modo più velocemente ed eviti loro la noia.

Riprendo l’insieme di tutte le parole scritte in precedenza e ne scelgo una trentina, di cui molte con la stessa iniziale. Non sarà facile, e lo dichiaro ad alta voce. Man mano che le coppie finiscono il primo esercizio, do loro il nuovo elenco.

Un bambino mi chiede un foglietto per poter scrivere le parole con la stessa iniziale e capire più facilmente il loro ordine. Mi piace che studino strategie per rendere il lavoro più efficace.





In questo modo, tutte le coppie lavorano.

Una bambina mi chiede: ma ci dai il voto?

Le rispondo con un’altra domanda: cosa cambia, se vi do il voto o no?

Lei mi guarda, mi sorride ma non risponde.

Allora rispondo io per lei. Il voto mi pare la cosa meno importante qui. Anzi (e guardo con intenzione una coppia manifestamente poco equilibrata, in cui uno è molto più avanti nel lavoro rispetto al compagno). Se dovessi dare il voto, dico, lo darei alla capacità di lavorare insieme, e darei 10 a loro – e indico il gruppo di tre (in classe siamo dispari) più lento, ma dove la compagna più capace ha ripetuto più volte all’altra, indicando la terza: dobbiamo aspettare anche lei.

Ah: non abbiamo bisogno, a scuola, dell’ore di educazione civica.

Mi pare evidente.

venerdì 20 settembre 2019

Il posto giusto? Può essere anche la scuola


 “Esiste un posto così?” si chiese Scoiattolo.

“Un posto che sia tutti questi posti?”

[…]

Un posto che sia sopra ma anche sotto,

che abbia buchi e gallerie,

che sia un nido, che abbia un dentro,

bisognava proprio sognarlo per inventarlo.



Beatrice Masini – Simona Mulazzani, Il posto giusto, Carthusia





“È la scuola!” ha esclamato un bambino, mentre leggevo.

Ho sorriso, contenta.

Così, dopo aver fatto disegnare il posto speciale di ognuno (la propria casa, la cameretta, ma anche case sull’albero, e piscine, e una spiaggia) ho chiesto:

“Cosa deve avere la scuola, per essere il posto giusto?”



Ancora una volta, li ho fatti scrivere, ciascuno sul proprio foglietto. E poi ognuno ha letto cosa aveva scritto. E mentre finivano di colorare, ho scritto io, al computer, mettendo i pensieri tutti insieme, e dando loro forma. Perché è importante tenere traccia di tutti i pensieri bambini, del loro formarsi – e trasformarsi. È importante per loro, per me, ma lo è, soprattutto, per i genitori: perché è in questo modo che li si aiuta a comprendere quanta parte delle loro bambine e dei loro bambini ci sia, dentro la scuola vera, che non è sempre e soltanto quella raccontata dai quaderni.



Si chiama documentare. E ci credo davvero.



Qualcuno ha scritto: con tantissime finestre e tanta ombra, come un parchetto.

Qualcuno vorrebbe gli scivoli in cortile: e poi gli alberi, certo, e magari anche le giostre, la spiaggia e il mare (a qualcuno piacerebbe addirittura che nella scuola ci fosse la Sicilia).

Molti hanno risposto: con gli animali, una fattoria, e un buco per osservare gli animali sottoterra.

Qualcuno scrive che la scuola deve diventare più grande per più persone: e allora potrebbe servire anche un trampolino per salire saltando.

A scuola ci vuole un posto dove fare ginnastica: fortunatamente, noi abbiamo la palestra, e il giardino.

C’è chi vorrebbe continuare, anche a scuola, a giocare con la Wii e la Nintendo DS, e poter guardare la televisione.

C’è chi lascia spazio alla fantasia e immagina una scuola volante, con navi spaziali, robot e sottomarini.

Naturalmente, ci vogliono giochi, colori, numeri, lavagne e scatole a sorpresa.

E, si sa, perché la scuola sia il posto giusto non possono mancare i compagni e i maestri.



                                                                       Classe 2^ B







Qualcuno ha scritto: un pesce nella boccia, e altri animali (cavalli, panda, koala…).

Qualcuno vorrebbe che a scuola ci fossero addirittura i dinosauri; qualcun altro preferisce i topi, o i ragni.

Qualcuno vorrebbe gli scivoli in cortile: e poi un’altalena, i fiori, e magari anche la spiaggia e il mare. Sarebbe bello avere anche una piscina, o un laghetto dove fare i tuffi, e un giardino ancora più grande del nostro.

Sarebbe bello che ci fosse un tunnel, per poter uscire all’intervallo.

Qualcuno vorrebbe il fieno, i trattori, le macchine agricole, dei campi dove seminare… e anche una tettoia.

A scuola ci vuole la palestra grande, che per fortuna abbiamo già; qualcuno vorrebbe anche un negozio di minerali, le terme, un parco acquatico, un museo degli Egizi…

C’è chi vorrebbe continuare, anche a scuola, a giocare a Minecraft, o in una sala giochi, e poter guardare la televisione. Ci starebbe bene anche un materassino per sedersi.

Naturalmente, ci vogliono libri, banchi, astucci, penne, pastelli e pennarelli; qualcuno vorrebbe musica tutti i giorni, non fare i compiti e magari anche la mamma e il papà.

E, si sa, perché la scuola sia il posto giusto non possono mancare la fantasia, la felicità, cose divertenti e tanti amici.



                                                                       Classe 2^ A




mercoledì 18 settembre 2019

L'alfabeto delle cose importanti






Mi chiedo spesso quanto la mia insistenza su alcuni temi educativamente forti (o che, quantomeno, lo sono per me) sia motivata e ragionevolmente giustificata.

Mi chiedo altrettanto spesso se, forse, non farei meglio a tirare dritto, ad andar via veloce, a macinare parole, frasi, dettati, regole e letture.

Me lo chiedo, insistentemente. Poi, continuo a fare di testa mia.

Abbiamo tre bambini neoarrivati, quest’anno, in classe.

Ho voglia di darmi e darci il tempo per conoscerci meglio. Lo trovo necessario.

Così, invece di riproporre, come cinque anni fa, L’alfabeto delle vacanze, mi collego alle letture dei primi giorni, alle cose più importanti.

Ancora una volta, chiedo loro di scrivere su un foglietto le loro “cose importanti”, quelle assolutamente personali, e insindacabili.

Poi, però, chiedo loro uno sforzo, ulteriore e grande: perché il lavoro sul quaderno sarà collettivo. E mi pare, questa, la sua dimensione più interessante, e significativa.

Perché sul foglietto puoi scrivere la tua squadra del cuore, o il nome di tua sorella, o del tuo migliore amico: ma poi, quando insieme dovremo scegliere cosa scrivere e a cosa rinunciare (perché per ogni lettera c’è una sola riga, e tocca fare delle scelte), allora dovremo trovare un accordo: e se scrivessimo Milan, poi dovremmo scrivere anche Juve, o Sassuolo o Palermo.

E se scrivessimo olfatto, dovremmo aggiungere gli altri sensi.

Così ci troviamo a ragionare sulla necessità di scrivere VOTI (decidiamo di preferire VOLTI, VITA, VENTO). Escludiamo anche VAR (e ZANZARE, ISTRICI, ELEFANTI).

Non scriviamo i nomi dei cibi, tranne PANE, che almeno quello dovrebbe esserci per tutti, e lo eleggiamo a simbolo.

Con la R ci vengono in mente dei verbi: e io esulto, sentendo RACCONTARE, e RIDERE.

Uno dei bimbi nuovi dice FANTASIA, e IMMAGINARE. Sorrido, pensando che faremo di tutto per tutelare queste sue parole.

Con la L, mi guardano, e in coro urlano: LIBRI.







 

lunedì 16 settembre 2019

Vorrei avere...

Amo le contaminazioni, l’imprevisto, l’inatteso. Amo progettare, ma allo stesso tempo, se necessario, sparigliare le carte.

La cosa più importante, letto tutti insieme il primo giorno del nostro ritorno a scuola, e riletto il giorno dopo in entrambe le classi, ha lasciato un interrogativo aperto: è facile dire, scrivere, disegnare, quelle che sono le cose (e le persone) più importanti per noi.
Molto più difficile è riconoscere ciò che ognuno di noi ha, di importante, come qualità, dono, capacità (il termine competenza, ormai, ha assunto una valenza troppo scolastica perché lo si possa utilizzare con la dovuta leggerezza).

Così, torno a una lettura in cui è facile entrare, per la potenza evocativa del linguaggio e delle grandi e suggestive tavole a doppia pagina. 

ZOBOLI G. – MULAZZANI S., Vorrei avere…, Topipittori


Le bambine e i bambini osservano affascinati le immagini, scoprono particolari, intervengono per spiegare, chiedere, raccontare.




Al termine, chiedo loro di completare il titolo del libro.
E se la prima risposta di una bambina è un semplice e istintivo: “... un cane”, subito il suo compagno, entrato con la passione dei suoi interessi ben dentro la narrazione, per parole e immagini, risponde:

l’implacabile forza del morso del coccodrillo

Ed ecco che, sull’eco di una risposta per nulla facile, altre seguono, in un arricchimento reciproco di comprensione e lessico, da cui potrei trarre molte considerazioni (e – se volessi, ma non voglio - pure qualche voto):

la corsa veloce della lepre
il becco di un cigno per mordere chi mi dà fastidio
la forza dello squalo bianco
il naso dello squalo martello per nuotare meglio
le ali della farfalla per volare colorata
il ruggito del leone per chiamare tutti gli animali
il mimetizzamento del camaleonte per nascondermi
la coda di un gatto per giocare
gli occhi del corvo per vedere tutto dall’alto
il corno del rinoceronte per cacciare via gli animali che mi danno fastidio
il guscio della lumaca, così se vedo qualcuno mi nascondo dentro al guscio
l’olfatto del cane per annusare tutto

l’agilità del giaguaro e le sue belle macchie
le zampe delle scimmie, di un ragno per arrampicarmi
il silenzio della tigre per acchiappare qualcosa
gli artigli del gatto ei suoi begli occhi gialli per vedere bene al buio e per graffiare quelli che mi stanno antipatici
le corna e la velocità del toro per correre
gli occhi e il pelo della lince per mimetizzarmi
i denti del coccodrillo per prendere i pesci sott’acqua
la velocità del ghepardo per correre più veloce di tutti
la coda del topo per spaventare i signori
le ali leggere del gufo per guardare dall’alto
l’abilità del gatto di catturare i topi
gli artigli di un koala per arrampicarmi sugli alberi







venerdì 13 settembre 2019

La cosa più importante


Non è stata facile, la scelta del libro con cui (ri)cominciare il nostro cammino insieme. 
Nelle settimane precedenti il primo giorno di scuola, ho ripreso in mano molti albi conosciuti; altri li ho scoperti per contaminazione.  Ho fatto una prima scelta, da sola, e poi una seconda, con le colleghe.

Un libro ha suscitato l’approvazione di tutte: un albo che, forse, da sola non avrei scelto, ma la cui lettura attenta ha provocato tutta una serie di riflessioni a catena e contaminazioni ulteriori, che di giorno in giorno me ne hanno confermato la bontà.



Antonella Abbatiello, La cosa più importante, Giunti


Su tutto, la reazione unanime dell’intero gruppo (41 tra bambine e bambini, di cui tre nuovi iscritti, uniti nell’ascolto): risate, anticipazioni e riflessioni attente e subito personali.

Come incomincia:


Un giorno nel bosco di Pratorosso ci fu un’accesa discussione fra gli animali.
Il coniglio diceva: “La cosa più importante è avere ORECCHIE LUNGHE.
Chi ha orecchie lunghe si accorge subito di ogni piccolo rumore sospetto, del tuono, del pericolo, e può scappare in tempo.”
“Forse è così” pensarono gli altri.

Perché, alla domanda “Ma cos’è, secondo voi, la cosa più importante?”, queste sono state le risposte:

Essere diversi

Essere quelli che sono

Essere bravi a imitare gli animali

Essere se stessi

Essere bravi a scuola

Imparare

Curarsi

Non avere tutte le cose uguali

Ascoltare sempre quelli più grandi di noi

Giocare

Accogliere bene gli amici

Essere sinceri

Essere sempre quelli che siamo

Essere amici

Volersi bene anche se diversi

Chiedere scusa

Ascoltare sempre le maestre

Fare amicizia

Non dire le bugie

Non fare arrabbiare le maestre

Essere bravi

Non toccare i fiori con le spine

Giocare con gli amici

Volersi bene e giocare

Tenersi in forma

Non litigare e non farsi male

Chiedere come ti chiami

Essere a scuola e essere bravi

I colori del mondo


Così, utilizzando ancora una volta come modello la sagoma disegnata da Simona Mulazzani per Un posto silenzioso, di Luigi Ballerini, Lapis, ogni bambina e ogni bambino ha potuto disegnare se stesso e le cose per lei, per lui più importanti.

Così diversi, così uguali. Tante bambine, tanti bambini, una sola classe: anzi, due.












lunedì 2 settembre 2019

Un piccolo mondo


“Una bottiglia è una bottiglia. Non vedere cose che esistono solo nella tua mente. Ormai sei grande.” 
Una bottiglia è una bottiglia. 
E i bambini, come il vetro, non sempre sono trasparenti.
Hanno un piccolo, grande mondo, dentro. E non è detto che i grandi siano capaci di vederlo tutto. Anzi. 

Così, il mio proposito per questo nuovo anno che per noi insegnanti inizia oggi, è non tentare di indovinare ciò che c’è dentro la bottiglia (quanti danni rischiamo di fare, a questo modo?), ma costruire con ogni bambina e bambino il desiderio, la possibilità, la necessità che ognuno decida di offrire all’altro il proprio piccolo mondo.

C’è un albo che porto con me da qualche mese, dall’ultima Fiera di Bologna, per l’esattezza.
L’ho acquistato allo stand della casa editrice, che è piccina, e si fatica a trovare nelle librerie. D’altro canto, da anni ho deciso di non acquistare altro, in Fiera: solo libri che non troverei facilmente altrove.

Una casa editrice piccola, dunque, ma (e il ma è barrato, perché lo stavo scrivendo, e poi ho pensato che non c’è bisogno di alcuna avversativa tra piccola casa editrice e ottimi libri), e uno splendido albo.

L’ho sfogliato e letto più volte, in questi mesi. Sempre da sola, però: non l’ho letto ad alta voce né ai piccoli né ai grandi che con me condividono la passione per gli albi e la letteratura per l’infanzia.

Ho faticato a non portarlo a scuola: mi sarebbe piaciuto, e mi piacerebbe, tanto più nei primissimi giorni a scuola, di ritorno dalle vacanze, leggerlo ad alta voce alle mie bambine e ai miei bambini.

Invece no. Ho deciso di attendere.

Attendo che il libro, ad ogni lettura, mi parli ancora di sé.
Attendo che si sveli, ancora e ancora.
Attendo di riuscire a comprenderne il cuore.
Soprattutto, attendo che le bambine e i bambini crescano, e possano gustarlo in tutta la sua pienezza.

Intanto, lo consiglio: se le vostre ragazze e i vostri ragazzi hanno 9, 10 anni, forse potrebbe essere il libro giusto per ricominciare.



Un piccolo mondo, di Loricangi e Cristina Storti Gajani, Fulmino Edizioni