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sabato 17 marzo 2018

Björn, il divano rosso e la felicità


Qualche tempo fa, scrissi un post dal titolo È faticoso, essere maestr* in quinta, in cui raccontavo gioie e dolori di un anno speciale, l’ultimo con le ragazze e i ragazzi che per cinque anni hanno fatto parte solida, quotidiana e impegnativa della mia vita da insegnante.
Non avevo ancora però, in quel periodo, fatto i conti con un’ulteriore fatica, tipica di questi ultimi mesi di scuola: una sorta di sdoppiamento che vede gli insegnanti di quinta ancorati in un presente denso, ma con lo sguardo talvolta -spesso- proiettato nel futuro. Quel futuro che prenderà forma, a settembre, in un numero variabile di alunni nuovi di zecca, in tutto e per tutto diversi da chi ha appena lasciato loro posto: nello spazio fisico, negli impegni e nei pensieri degli insegnanti.
Uno dei segni più evidenti di questo sdoppiamento è dato dalle mie letture. Gli albi per i più piccoli tornano a farla prepotentemente da padrone, nel segno di quella che è per me croce e delizia: la difficoltà di leggere un libro per il semplice piacere di farlo, con la tentazione quasi totalizzante di non frenare nessuna tra le idee che spesso prendono corpo riguardo il suo utilizzo in classe.
La didattica, certo. Che per un insegnante, insieme alla pedagogia, fa da sfondo costante ad ogni scelta. Ma che, nel caso degli albi e dei libri per ragazzi, rischia di soverchiarne la gratuità, e il senso più profondo.
Eppure oggi, di nuovo, mentre leggevo questo magnifico libro di Terre di mezzo

Björn Sei storie da orso

di Delphine Perret, Terre di mezzo

pensavo a quelle piccoline e a quei piccolini ancora quasi completamente sconosciuti, che mi aspettano, che ci aspettano. E non ho potuto fare a meno di esultare di fronte a tanta bellezza: per il suo valore intrinseco, e per ciò che ne verrà. E intanto però pensavo anche alle mie e ai miei grandi: perché questo  albo è davvero un meraviglioso ponte, che fa dialogare protagonisti diversi, come diversi possono essere i piani di lettura, e dunque le età, e le storie, dei lettori.


L’illustrazione al tratto, nitida ed essenziale sulla pagina verde, dialoga intimamente e di continuo con il testo, scritto in un font stampato maiuscolo che mi appare di facile lettura.


E già dalla prime pagine, le domande si affacciano alla mente.


Come incomincia:

Björn abita in una caverna
Le pareti sono lisce.
Il pavimento è comodo.

E proprio davanti all’ingresso
ci sono un prato di erba tenera 
e un albero dal tronco rugoso
perfetto per grattarsi la schiena.


Chi non vorrebbe una casa così? Pareti lisce, pavimento comodo, un prato d’erba tenera e un albero dal tronco rugoso. Anch’io, se fossi un orso…


Björn ha anche
una cassetta
delle lettere
e ogni tanto
riceve qualcosa
per posta.


Come per esempio il foglio tutto colorato
che è arrivato stamattina e gli dice
“Congratulazioni!” a lettere maiuscole.


Björn legge
e scopre di aver vinto
un divano a tre posti
con doppia imbottitura, 
e che il divano
gli cambierà la vita,
gli regalerà la felicità.


Perbacco! Un divano gli cambierà la vita, gli regalerà la felicità. Possibile? 
Eppure noi grandi lo sappiamo: quanti divani rossi ci hanno “regalato”, o abbiamo acquistato, nell’illusione della felicità, o di un cambiamento, nella nostra vita? 

Björn non è convinto.
Quel divano, secondo lui, è troppo morbido.
E poi occupa tutto lo spazio.

Lo spazio, che prima era vuoto, libero, ora è ingombro.  

Björn ha l’aria piuttosto infelice, a dire il vero. 
E la cincia se n’è accorta.


 Forse, si può essere felici anche senza un divano rosso.


venerdì 20 ottobre 2017

A caccia dell'orso, ovvero Storie di maestr*


Continuano i doni di Sandra Minciotti ad Apedario e ai suoi lettori,  con un intervento che segna la seconda puntata di una rubrica, Storie di maestr*, che mi piacerebbe proseguisse nel tempo, dando spazio e voce a tutti coloro che vorranno regalarci i propri pensieri.
Questa volta seguiremo un orso, fin dentro la sua profondissima tana:

Mi viene in mente Vasco quando dice “Voglio una vita di quelle che non si sa mai”, e non credo si riferisse alla vita di una maestra. E invece si.
Avevo trascorso una buona parte del pomeriggio a progettare per il giorno successivo alcune attività sulla consapevolezza fonologica.
Arrivata a scuola, dopo i saluti e i racconti di rito sul compleanno del nonno e l’acquisto di un QUAD, sfodero la mia agenda e mi appresto a raccontare una storia inventata lì per lì sul Mago dei suoni, responsabile di avere rubato tutti i suoni della scuola (a volte non guasterebbe).
Mi si avvicina M. e mi dice : “Maestra, ti ho portato un libro.”
Lo guardo e ho un immediato reset di tutto il lavoro che avevo in mente.





“A caccia dell’orso” è un albo preziosissimo, non lo ricordavo, ma con uno di quei flash spazio-temporali che sicuramente tutti conosciamo ci ho visto innumerevoli percorsi di scrittura, di geo-storia, di arte, di educazione fisica.
Infatti siamo andati in palestra e, cantando la canzone, i bambini hanno superato piccoli ostacoli, sono scivolati sotto corde tese dai compagni, hanno fatto lo slalom tra clavette per arrivare alla tana dell’orso : c’è stato chi è scappato, chi lo ha sfidato, ma ci sono stati anche degli abbracci.
Nel fare ciò abbiamo ripetuto varie volte i suoni dell’erba, dell’acqua, della melma, del bosco, della tempesta di neve.
Una volta tornati in classe, ho chiesto ai bambini di disegnare una parte della storia e di scrivere il suono corrispondente, come erano capaci.













L’attività è proseguita nel laboratorio di arte …





 … e nel quaderno di geografia




In storia lavoreremo sulle sequenze.




Ed ecco i cartelloni pronti per essere illustrati all'assemblea con i genitori...







Storie di maestr*, "di quell* che non si sa mai".

mercoledì 4 marzo 2015

Mercoledì al cubo (5): L'Orso che non c'era, ovvero I fiori sono più Bellissimi che 38


I fiori sono più Bellissimi che 38”




È forse questa la frase che, più di ogni altra, raccoglie l'essenza di questo libro. 
Un libro sulla ricerca di sé, del proprio Io più vero, quello che ci rende, tutti, molto gentili, felici e anche belli.





Come incomincia:

C'era una volta, Tanto Tempo Fa, un Prurito.

Non era un Prurito grandissimo.
Non era un Prurito da niente.
Era un Prurito normale.
E il Prurito desiderava una bella grattatina.

Tanto Tempo Fa.

Dopo un po', diciamo più o meno un quarto d'ora dopo Tanto Tempo Fa, il Prurito vide un albero, e subito cominciò a grattarsi contro la sua corteccia.
Ma a quel punto accadde una cosa molto strana: il Prurito cominciò a crescere. In effetti, più si grattava e più cresceva.

-Divertente- pensò il Prurito continuando a grattarsi.
Non passò neanche un minuto che il Prurito cominciò a ricoprirsi di pelliccia, e alla pelliccia spuntarono braccia e gambe e persino un naso. E dopo pochissimo istanti il Prurito cominciò ad assomigliare moltissimo a...un orso.

LAVIE O. - ERLBRUCH W., L'Orso che non c'era, edizioni e/o


Perché ognuno di noi, Tanto Tempo Fa, forse era un Prurito (o vogliamo chiamarlo Sogno, Desiderio, parole più profonde, più importanti di un semplice, ridicolo, Prurito?).
E a furia di grattarsi, quel Prurito (o, se preferite, quel Sogno, quel Desiderio) diventò quel che è ora. Quel che ognuno di noi è ora: orsi alla ricerca di se stessi, della propria identità, tra gentilezza, felicità e bellezza. Perché, forse, ci sono poche altre cose per cui valga la pena vivere.



Ma lasciamo parlare i bambini:

Il titolo è un po' strano, perché dice: “L'orso che non c'era”

Io non capisco perché nella storia prima dice che era tanto tempo fa e poi era il primo orso; ma come fa ad avere già amici vecchi se era il primo orso?

A me è sembrato strano perché quando era sulla tartaruga, l'orso ha chiesto: “Ci stiamo perdendo?” e la tartaruga ha detto sì, e l'orso non si accorgeva che lei lo stava portando non si sa dove

Però nella seconda pagina c'erano due orsi

Io lo so perché; perché alla fine anche lui si è visto allo specchio e ce n'erano due, e pure all'inizio ce n'erano due

Secondo me perché nel racconto che tu hai letto avevi detto che si era girato da tutte e due le parti e non trovava nessuno, perché era il primo orso, perché forse volevano far vedere che si stava girando

Mi sembra strano che il prurito diventava un orso

Secondo me c'erano due orsi nella seconda pagina perché volevano far vedere che più si grattava, più cambiava

A me la cosa più strana è come ha fatto la tartaruga a prendere l'orso e a portarlo, perché la tartaruga è più debole e l'orso è più forte

Forse il primo orso era leggerissimo

A me era strano quando il pinguino che non so come faceva a pensare a tante cose in una volta sola

A me è strano come fa a pensare a tutto perché non l'ha ancora incontrato e non sapeva se l'orso era simpatico

Per me è strano perché se il titolo è “L'orso che non c'era”, perché c'è l'orso?

Poi quando si guardava allo specchio è perché c'era dentro un altro orso

Era lo stesso orso che si rispondeva

Era lo stesso orso che cercava di capire se era il primo o l'ultimo

Mi sembra strano che quella tarrtaruga è un taxi e che un albero è una bussola...molto strano!

Il prurito si trasforma.

C'è una parte che si deve tenere il libro in un altro modo.

Il protagonista non sa chi è.

Il protagonista non sa niente.

Si fa guidare da una tartaruga che non sa neanche dove va.

L'orso è nato da se stesso.

L'orso è nato dal prurito.

Il libro si sfoglia normale, poi c'è una pagina che bisogna girarla.

L'orso si parla allo specchio da solo.

Il pinguino parla.

L'orso non conosceva niente, ma si dirigeva dove gli indicava l'albero: nel libro c'era scritto che si voleva dirigere verso colazione ma sentì una voce. Era la tartaruga che chiedeva chi voleva un taxi.

I pidocchi...il prurito si grattava da solo.




 


 



 



È un libro che parla di gentilezza, felicità, bellezza: e di cos'altro dovremmo avere bisogno?


CHE COSA VUOL DIRE ESSERE MOLTO GENTILI?



  • Prestare le cose agli altri
  • non lasciarli soli
  • aiutare tutti
  • devi giocare con loro
  • bisogna fare amicizia
  • insegnare alle persone
  • devi volergli bene
  • non deluderli mai
  • salutare gli altri
  • usare dei buoni termini, che gli parli dolcemente
  • se è in difficoltà, lo aiuti

  • Quando ti cade una cosa e l'altro la vede e viene e te la rende
  • se qualcuno si fa male poi lo aiuti
  • aiutare un amico
  • se qualcuno cade dalla bici e si rompe una gamba, chiami l'ospedale e lo porti lì
  • quando uno è in difficoltà e uno lo aiuta
  • come quando uno ti dice: “Mi aiuti a scegliere, non so, qualcosa?” tu lo aiuti e sei molto gentile
  • quando ti invita una persona a casa a mangiare, gli dici che è molto gentile





COSA VUOL DIRE ESSERE FELICI?



  • Che niente ti dà fastidio
  • fare quello che ti piace
  • è tipo divertirsi
  • aiutare gli altri
  • fare amicizia con tutti
  • stare con gli amici e divertirsi
  • stare accanto a una persona qualunque
  • quando giochi con tutti
  • quando fai la tua cosa preferita
  • giocare con i tuoi amici
  • invitare l'amico a casa tua
  • far contenti tutti i bambini

  • Quando la mamma ti fa un regalo sei felice
  • se tua mamma ti dice: “Andiamo a prendere il gelato”
  • quando tipo qualcuno t'invita a casa sua, sei felice
  • quando la mamma ti porta al parco
  • quando è il tuo compleanno
  • quando prendi un cane
  • quando la mamma ti dà un palloncino
  • quando dici a qualcuno di comprarti una cosa che ti piace tanto
  • quando la mamma, il papà e tuo fratello sono a casa con te, tu sei felice
  • quando tu sei senza merenda e qualcuno te la presta





COSA VUOL DIRE ESSERE MOLTO BELLI?



  • Per esser belli bisogna avere dei bei capelli
  • vestirsi in un modo bello, carino
  • comprare dei prodotti per i capelli
  • ci si deve ordinare
  • curarsi bene il viso
  • profumare sempre
  • essere affascinanti
  • bisogna avere tanti muscoli
  • essere decenti, andare da qualche parte vestiti bene
  • essere chic
  • Quando uno è elegante
  • quando vanno a una festa reale
  • quando ti vesti bene
  • quando qualcuno fa il modello
  • quando uno è sexy...vuol dire bello, attraente
  • quando uno è stiloso
  • mio cugino dice “avere la cresta”
  • vuol dire che è famoso
  • avere i capelli come El Sharawi
  • andare a una sfilata...io so che cos'è una sfilata, è quando delle donne si vestono bene, vanno in pubblico e fanno un altro giro...anche gli uomini
  • quando vai a un matrimonio
  • quando ti trucchi



    Trovare degli amici era bello, ma trovare vecchi amici era molto meglio.

    Piano- disse la Tartaruga -è l'unico modo per arrivare da qualche parte in questa Foresta.