venerdì 30 marzo 2018

L'infanzia e le sue storie rapidissime


Dalla Fiera di Bologna ho portato molti libri. Ce n’era uno, però (il più piccolo, credo), che bramavo da qualche giorno, e che ho l’urgenza di raccontare. Perché ho amato infinitamente l’immagine di copertina.

Perché appartiene alla collana dei Topipittori Gli anni in tasca, autobiografie a cui in questi anni ho attinto in molteplici modi, ad esempio qui e qui . Per il titolo

Non ero iperattivo, ero svizzero. Storie rapidissime di ragazze e ragazzi




a cura di Manuel Rossello, Topipittori



assolutamente geniale come solo alcune frasi bambine sanno essere. E perché ho immaginato risuonare in esso il lavoro di un insegnante che davvero sapesse ascoltare con attenzione e senza giudizio ciò che ogni suo alunno avesse desiderio di raccontare.

I racconti sono volutamente brevissimi, appena poche righe, e questo mi ha fatto ripensare alla smania che spesso prende gli insegnanti riguardo la lunghezza delle produzioni dei ragazzi. Conta davvero così tanto, e sempre, che i testi siano lunghi?

Risponde così Manuel Rossello, insegnante di scuola media in Ticino, nella postfazione:

“La brevità è la prima caratteristica che salta all’occhio (Nicola Galli Laforest ha giustamente parlato di flash folgoranti). È ciò che ho richiesto loro, fornendo dei foglietti per la prima stesura a mano, una schedina per ricordo. Ciò ha permesso loro di concentrarsi sull’episodio scelto e di svolgerlo nella sua interezza, ma al tempo stesso il poco spazio a disposizione li ha obbligati a non dilungarsi. Anche in presenza di una competenza linguistica molto ridotta (per esempio nel caso di alloglotti) possono scaturire esiti apprezzabili. La brevità delle frasi è insomma un vincolo che può diventare un fatto stilistico.

Mi sono ritrovata dentro le sue parole, e il suo lavoro, ed ho pensato alle nostre produzioni per Dentro le quinte. Parole per un passaggio. Volutamente brevi, e volutamente scritte in un tempo breve. Di questo libro ho amato molto anche l’uso, nelle micronarrazioni, del passato remoto, che Paolo Di Stefano, nella prefazione, racconta così: “[…] c’è qualcosa di perturbante nel passato remoto utilizzato per raccontare un passato così necessariamente prossimo all’io narrante, non potendo ancora contare su una profondità di vita pluridecennale. Come una vertigine del tempo che dilatandosi a dismisura avvolge il tutto in una luce di stranezza e di ironia. Una torsione cognitiva: la letteratura ci aveva fatto conoscere il presente storico, non ancora il suo esatto opposto: il trapassato vicino. In fondo è un modo per farci capire che, sin dall’attimo stesso in cui la si abbandona, l’infanzia appare immediatamente a distanza epica: non può che essere narrata come una nostalgia da recuperare o come un fantasma da cui tenersi alla larga.”
Mi piacerebbe davvero che questo libro entrasse, come gli altri della collana, nelle biblioteche scolastiche, e in quelle personali degli insegnanti. Perché è la dimostrazione che le ragazze e i ragazzi sanno scrivere. E lo sanno fare tanto più quanto è vicino a loro ciò su cui sono chiamati a riflettere, condividere, narrare.

sabato 24 marzo 2018

Di cosa parliamo quando parliamo d'amore (a 11 anni)?

Tema in classe (lo so, si dice testo, ma quanto è più evocativo, questo titolo?)

I miei pensieri sull’amore (tempo 20 minuti, in unica copia)

L’amore è bello e di tanti tipi: può essere fraterno o familiare, cioè voler bene a tuo fratello o alla tua famiglia; reciproco, cioè quando tu ami una persona e lei ama te (è un po’ difficile che accada, però succede e un po’ spesso); a prima vista, cioè appena vedi una persona (non a caso, ma il tuo amore per la prima volta) e ti innamori di lei o di lui; volersi bene semplicemente, cioè sperare che a quella persona non succeda niente e non offenderla e non volere che se ne vada, ma non amarla; per le cose, cioè un “egoista” può preferire le cose che amare una ragazza o un ragazzo; per se stessi, che non vuol dire che sei egoista (ma è anche così), ma vuol dire che vuoi bene anche a te stesso ed evitare che ti succeda qualcosa, ma senza esagerare, se no diventi un egoista; tra amici, cioè voler bene ai tuoi amici provando simpatia ma non amore; tra bambini, cioè…non so come spiegarlo ma so che è diverso da quello tra adulti; incompreso o tra persone più grandi.
E tutto questo è amore a tutti gli effetti.

Luca, 11 anni appena compiuti



Dopo la visita, a Verona, al balcone di Giulietta, e il racconto della celebre tragedia shakspeariana, ho pensato potesse essere bello, e interessante, riflettere con le ragazze e i ragazzi in classe sull’amore.

Ho scritto alla lavagna il titolo

L’amore non è (sempre) tragedia

e, per smentirmi immediatamente, ho letto loro il magnifico Cyrano, edito da Donzelli, raccontato da Taï-Marc Le Thanh e illustrato da Rebecca Dautremer.

Come sempre, ho terminato la lettura con la pelle d’oca, condivisa anche da qualche ascoltatore, e in un silenzio davvero perfetto.

"Quando scendeva la notte, e la guerra finalmente si zittiva, Cyrano pensava a Roxanne.
Tutti i giorni le scriveva lettere di silenzio e di bellezza facendosi passare per Christian."


Poi, per cambiare completamente registro, ho letto loro il primo capitolo delle avventure di Polleke, dal libro di Guus Kuijer, Per sempre insieme, amen, e alcune poesie tratte da Il mio primo libro di poesie d’amore, di Bernard Friot, Il castoro, Due che si amano, di Schubiger-Erlbruch, edizioni e/o, e Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno, di Silvia Vecchini e Marina Marcolin, Topipittori.





Le ragazze e i ragazzi hanno poi avuto qualche minuto per disegnare il brainstroming individuale della parola amore





Per finire, ognuno ha scritto per 20 minuti in unica copia i propri pensieri sull’amore:



L’amore dolce come lo zucchero,
o duro come la pietra.
Bello se ricambiato,
infelice se quella persona non prova lo stesso.
L’amore può essere difficile da ammettere,
però quando lo confessi devi essere sicuro di quello che si fa.
L’amore non è solo la superficie,
per l’amore vero si deve trovare il cuore dell’altra persona,
la superficie è solo una maschera che crea gli amori inesistenti.
L’amore si dice che quello buono è il primo,
e non capiterà la seconda volta.
M.



Amore è una parola difficile per i piccoli e alcune volte pure per i grandi.
F.



Mi sembra ancora presto per innamorarsi di un ragazzo, e per ora penso che non potrà mai e poi mai accadere.

B.



L’amore è come un batterio che ti infetta il cuore, e poi da quel momento non riesci più a dimenticare quella determinata cosa che ami. Il sentimento detto amore è qualcosa di inspiegabile, emozione troppo potente, ci può far peggiorare o migliorare fino a diventare perfetto (anche se Aristotele diceva che le persone perfette non sbagliano, non mentono, e soprattutto non esistono). L’amore arriva soprattutto ai più belli, ma purtroppo far innamorare è difficile per tutti. 

A.

Io penso che l’amore sia una fonte di ispirazione per chi non riesce a dichiararsi, quindi se a uno piace una ragazza per incominciare sta un po’ con lei e gli chiede di essere amici e dopo un po’ di tempo, senza girarci troppo attorno gli dice che prova un sentimento per lei. […] Il giorno dell’amore è san Valentino in cui una ragazza/o regala al proprio fidanzato/a una cosa romantica, ma come dice la mia maestra Antonella le festività possono essere tutto l’anno, quindi se un marito alla propria moglie vuole farle un regalo romantico, lo può fare.
G.

L’amore è un sentimento profondo, però l’amore può essere sia positivo che negativo, perché quando hai degli stessi sentimenti con un’altra persona vuol dire che è positivo, ma se non provate più gli stessi sentimenti, l’amore è negativo.
S.

L’amore non si può comprare.
L’amore non si può vendere.
L’amore è qualcosa di speciale, non di magico.
[…]
L’amore è il candidato per il matrimonio.
L’amore è la tua famiglia, il tuo albero genealogico.
N.

L’amore è un cuore impetuoso che non si può contrastare, un po’ come un bacio che non sei consapevole di volerlo dare, l’amore è un brivido che colpisce il cuore.
S.

A me piace una ragazza che non faccio il nome, che non è della mia classe (lo dico in caso lo leggessero i miei genitori e si metterebbero a dire tutti i nomi delle ragazze che ci sono in classe)
S.

L’amore per chi si vergogna è un segreto.
S.

L’amore è una cosa che non si tocca ma si prova dentro di te.
Hai paura a dirglielo di persona e aspetti che lo dica lei.
Se non viene, vai tu da lei.
Se ti dice no, vuol dire che è già fidanzata o non vuole essere fidanzata con te.
C.



L’amore è quando ami una persona e ti senti felice, ma quando ti lascia non lo sei più, lo so perché ci sono passata, e anche se sono solo in quinta, fa male.
A.

Se due persone si amano tantissimo, di solito si sposano e vivono contenti.
G.

Ci sono amori tra le persone, di solito maschi e femmine, però anche fra coppie di uomini o di femmine. 
F.

L’amore può essere infinito e finito: se una coppia si lascia vuol dire che è finito o se muori affianco al tuo amore vorrà dire che è infinito.
S.

L’amore è una cosa che succede 
quando meno te lo aspetti, il ragazzo
può essere brutto per gli altri
ma per te è bellissimo.
C.

L’amore è
tutto ciò che 
abbiamo.
Lo aspetti
ogni giorno ma chissà quando arriverà.
L’amore non 
si può vedere
ma si percepisce.
L’amore è 
indimenticabile.
S.

Secondo me
l’amore è l’orizzonte
del mare, perché se lo
guardi c’è la felicità.
L’ho aspettato sulla riva
del mare, con l’acqua che
mi arrivava fino alla gola,
poi vedo il tuo riflesso nell’acqua
gelida e capisco che ci sei.
Ho sempre rinchiuso vita e
sogno nel palmo della mano.
C.


L’amore è astratto,
l’amore sono le farfalle nello stomaco
l’amore è sincero, l’amore è infinito.
L’amore non lo senti arrivare,
l’amore viene quando meno te lo aspetti,
l’amore ti sorprende.
F.


Sento però un dovere, nei confronti delle mie ragazze e dei miei ragazzi. L’amore non è (sempre) tragedia. Ma a volte sì; e questo purtroppo accade nella vita di troppe donne, e ne abbiamo notizia quasi quotidianamente. Per questo, chiedo in modo accorato alle ragazze di fuggire subito, se mai ce ne fosse bisogno, dalle persone sbagliate, da chi ti dice di amarti ma non rispetta, da chi pretende di controllare la tua vita, le tue amicizie, il tuo abbigliamento. E ai ragazzi, di non confondere l’amore col possesso, e di lasciar andare chi non vuole più restare.

martedì 20 marzo 2018

Ormai la poesia / ci sta sbocciando in testa


Sono da tempo convinta che ci siano molti modi per fare poesia a scuola, ma che ce ne sia invece uno solo per non farla: non trovare il tempo.

C’è un ricordo che conservo nitidamente: anni fa, all’inizio del mio lavoro nella scuola primaria (prima avevo insegnato per 17 anni nella scuola dell’infanzia), durante l’assemblea di fine anno con i genitori, la collega di italiano della classe parallela alla mia disse: «Anche a me piacerebbe molto lavorare con i bambini sulla poesia, ma non ho tempo.».

Io ero agli inizi, lei prossima alla pensione. Eppure, nonostante la sua esperienza, che la rendeva un’insegnante estremamente capace e competente, non aveva tempo per ‘lavorare’ sulla poesia.

Per me, in questi anni, è stato invece sempre vero il contrario: naturalmente, l’elenco di quel che non ho ‘fatto’ in classe con i bambini è molto lungo. Però per la poesia c’è sempre tempo, e questa è una convinzione fondata sull’ «[…] idea che la poesia sia il mezzo più potente per esplorare e fare proprie le risorse del linguaggio e che l'acquisizione di queste risorse sia fondamentale per la costruzione di una personalità creativa e l'espressione di un pensiero libero.» (Chiara Carminati, Perlaparola bambini e ragazzi nelle stanze della poesia, Equilibri 2011)

Così, anche se da sempre tendo ad essere allergica alle ricorrenze “comandate” -dove in un solo giorno è chiesto a chiunque di celebrare di volta in volta l’amore, la donna, la lettura, la pace e, naturalmente, la poesia-, non ho potuto resistere a quest’ulteriore richiamo: il 21 marzo sarà, come ogni anno dal 2000, la giornata mondiale della poesia.

Noi saremo in gita a Verona, e approfitteremo di quest’occasione per contagiare con la poesia alcuni sconosciuti, che incontreremo sul nostro cammino e che sceglieremo con cura: per fare ciò, utilizzeremo le poesie che ogni ragazza e ragazzo ha scelto, pescando tra le produzioni proprie e altrui, in particolare dal nostro volume

 











attingendo alla produzione di poeti noti



o scrivendo, di proprio pugno, una poesia per l’occasione





Verona, stiamo arrivando con il nostro carico di poesia :)


Istruzioni per coltivare la poesia (Trovate sul retro della confezione)

Chiudi gli occhi.
Apri la mente.
Che cosa scopri,
se guardi attentamente?
Un po’ di tristezza?
Un po’ di allegria?
Mistero, bellezza, 
un po’ di follia?
Drizza le orecchie.
Stai bene attento.
C’è una parola,
una frase in fermento?
Seguine il ritmo.
Afferra il rumore
e gustane, poi,
lentamente il sapore.
È divertente?
Impertinente?
Senti che mette
radici alla svelta?
Ormai
la poesia
ti sta sbocciando in testa.

Poesia proibita

Questa poesia non è per bambini.
Alla Larga!
C’è una pesante porta di quercia
davanti a questa poesia.
Ed è sprangata.
E c’è un cartello sulla porta,
scritto a grandi lettere rosse.
Dice: “Ogni bambino che varcherà
questa soglia non sarà mai più lo stesso.
ATTENZIONE. ALLA LARGA”.

E questa cos’è?
Una chiave nella serratura.
E nessuno nei paraggi…
Dunque, niente paura.

“Coraggio, dai un’occhiata”
senti riecheggiare in testa.
“Quando mai una poesia
ti potrebbe far la festa?”

Così tu giri la chiave
e con cigolio lento
quella porta ti rivela
tutto quanto c’è lì dentro.

E da allora puoi tentare,
ma ogni sforzo andrà perso.
Non potrai tornare indietro,
non sarai mai più lo stesso.

Tony Mitton, Prugna, Einaudi 2001

sabato 17 marzo 2018

Björn, il divano rosso e la felicità


Qualche tempo fa, scrissi un post dal titolo È faticoso, essere maestr* in quinta, in cui raccontavo gioie e dolori di un anno speciale, l’ultimo con le ragazze e i ragazzi che per cinque anni hanno fatto parte solida, quotidiana e impegnativa della mia vita da insegnante.
Non avevo ancora però, in quel periodo, fatto i conti con un’ulteriore fatica, tipica di questi ultimi mesi di scuola: una sorta di sdoppiamento che vede gli insegnanti di quinta ancorati in un presente denso, ma con lo sguardo talvolta -spesso- proiettato nel futuro. Quel futuro che prenderà forma, a settembre, in un numero variabile di alunni nuovi di zecca, in tutto e per tutto diversi da chi ha appena lasciato loro posto: nello spazio fisico, negli impegni e nei pensieri degli insegnanti.
Uno dei segni più evidenti di questo sdoppiamento è dato dalle mie letture. Gli albi per i più piccoli tornano a farla prepotentemente da padrone, nel segno di quella che è per me croce e delizia: la difficoltà di leggere un libro per il semplice piacere di farlo, con la tentazione quasi totalizzante di non frenare nessuna tra le idee che spesso prendono corpo riguardo il suo utilizzo in classe.
La didattica, certo. Che per un insegnante, insieme alla pedagogia, fa da sfondo costante ad ogni scelta. Ma che, nel caso degli albi e dei libri per ragazzi, rischia di soverchiarne la gratuità, e il senso più profondo.
Eppure oggi, di nuovo, mentre leggevo questo magnifico libro di Terre di mezzo

Björn Sei storie da orso

di Delphine Perret, Terre di mezzo

pensavo a quelle piccoline e a quei piccolini ancora quasi completamente sconosciuti, che mi aspettano, che ci aspettano. E non ho potuto fare a meno di esultare di fronte a tanta bellezza: per il suo valore intrinseco, e per ciò che ne verrà. E intanto però pensavo anche alle mie e ai miei grandi: perché questo  albo è davvero un meraviglioso ponte, che fa dialogare protagonisti diversi, come diversi possono essere i piani di lettura, e dunque le età, e le storie, dei lettori.


L’illustrazione al tratto, nitida ed essenziale sulla pagina verde, dialoga intimamente e di continuo con il testo, scritto in un font stampato maiuscolo che mi appare di facile lettura.


E già dalla prime pagine, le domande si affacciano alla mente.


Come incomincia:

Björn abita in una caverna
Le pareti sono lisce.
Il pavimento è comodo.

E proprio davanti all’ingresso
ci sono un prato di erba tenera 
e un albero dal tronco rugoso
perfetto per grattarsi la schiena.


Chi non vorrebbe una casa così? Pareti lisce, pavimento comodo, un prato d’erba tenera e un albero dal tronco rugoso. Anch’io, se fossi un orso…


Björn ha anche
una cassetta
delle lettere
e ogni tanto
riceve qualcosa
per posta.


Come per esempio il foglio tutto colorato
che è arrivato stamattina e gli dice
“Congratulazioni!” a lettere maiuscole.


Björn legge
e scopre di aver vinto
un divano a tre posti
con doppia imbottitura, 
e che il divano
gli cambierà la vita,
gli regalerà la felicità.


Perbacco! Un divano gli cambierà la vita, gli regalerà la felicità. Possibile? 
Eppure noi grandi lo sappiamo: quanti divani rossi ci hanno “regalato”, o abbiamo acquistato, nell’illusione della felicità, o di un cambiamento, nella nostra vita? 

Björn non è convinto.
Quel divano, secondo lui, è troppo morbido.
E poi occupa tutto lo spazio.

Lo spazio, che prima era vuoto, libero, ora è ingombro.  

Björn ha l’aria piuttosto infelice, a dire il vero. 
E la cincia se n’è accorta.


 Forse, si può essere felici anche senza un divano rosso.