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giovedì 24 dicembre 2020

Storia piccola, l'infinito e il Natale

C’era una volta l’infinito.

Inizia così uno degli albi che più amo, e che da anni leggo in classe e ai genitori delle mie bambine e dei miei bambini.

C’era una volta l’infinito.

E dentro l’infinito c’era una galassia

E dentro la galassia c’era un pianeta.

E dentro il pianeta c’era un continente.

 





In più occasioni ho raccontato delle letture e delle attività ad esse collegate. Quest’anno, Storia piccola, di Cristina Bellemo e Alicia Baladan, Topipittori, ci ha fornito le giuste suggestioni anche per creare delle produzioni personali con cui augurare Buon Natale alle famiglie.

Insieme siamo arrivati a scrivere “E dentro il paese c’era una via. E dentro la via c’era una casa.”

Tutti hanno poi proseguito, in autonomia: “E dentro la casa c’era una famiglia.” Molti han continuato: “E dentro la famiglia ci sono io.”.

E così, a seguire, ho potuto leggere versi bellissimi, di un nonno perduto che sta dentro il papà, di fratelli gemelli che stanno uno dentro l’altro (e dei segreti che stanno dentro ciascuno di loro), dell’infinito che sta dentro ciascuno di noi, in un movimento ciclico e perpetuo. 

E dentro il tutto c’è il niente.

E dentro il pieno c’è il vuoto.

E dentro l’universo c’è un atomo.

(M. 8 anni e qualche mese)

 

E allora, buon Natale a tutti e a ciascuno.



martedì 20 marzo 2018

Ormai la poesia / ci sta sbocciando in testa


Sono da tempo convinta che ci siano molti modi per fare poesia a scuola, ma che ce ne sia invece uno solo per non farla: non trovare il tempo.

C’è un ricordo che conservo nitidamente: anni fa, all’inizio del mio lavoro nella scuola primaria (prima avevo insegnato per 17 anni nella scuola dell’infanzia), durante l’assemblea di fine anno con i genitori, la collega di italiano della classe parallela alla mia disse: «Anche a me piacerebbe molto lavorare con i bambini sulla poesia, ma non ho tempo.».

Io ero agli inizi, lei prossima alla pensione. Eppure, nonostante la sua esperienza, che la rendeva un’insegnante estremamente capace e competente, non aveva tempo per ‘lavorare’ sulla poesia.

Per me, in questi anni, è stato invece sempre vero il contrario: naturalmente, l’elenco di quel che non ho ‘fatto’ in classe con i bambini è molto lungo. Però per la poesia c’è sempre tempo, e questa è una convinzione fondata sull’ «[…] idea che la poesia sia il mezzo più potente per esplorare e fare proprie le risorse del linguaggio e che l'acquisizione di queste risorse sia fondamentale per la costruzione di una personalità creativa e l'espressione di un pensiero libero.» (Chiara Carminati, Perlaparola bambini e ragazzi nelle stanze della poesia, Equilibri 2011)

Così, anche se da sempre tendo ad essere allergica alle ricorrenze “comandate” -dove in un solo giorno è chiesto a chiunque di celebrare di volta in volta l’amore, la donna, la lettura, la pace e, naturalmente, la poesia-, non ho potuto resistere a quest’ulteriore richiamo: il 21 marzo sarà, come ogni anno dal 2000, la giornata mondiale della poesia.

Noi saremo in gita a Verona, e approfitteremo di quest’occasione per contagiare con la poesia alcuni sconosciuti, che incontreremo sul nostro cammino e che sceglieremo con cura: per fare ciò, utilizzeremo le poesie che ogni ragazza e ragazzo ha scelto, pescando tra le produzioni proprie e altrui, in particolare dal nostro volume

 











attingendo alla produzione di poeti noti



o scrivendo, di proprio pugno, una poesia per l’occasione





Verona, stiamo arrivando con il nostro carico di poesia :)


Istruzioni per coltivare la poesia (Trovate sul retro della confezione)

Chiudi gli occhi.
Apri la mente.
Che cosa scopri,
se guardi attentamente?
Un po’ di tristezza?
Un po’ di allegria?
Mistero, bellezza, 
un po’ di follia?
Drizza le orecchie.
Stai bene attento.
C’è una parola,
una frase in fermento?
Seguine il ritmo.
Afferra il rumore
e gustane, poi,
lentamente il sapore.
È divertente?
Impertinente?
Senti che mette
radici alla svelta?
Ormai
la poesia
ti sta sbocciando in testa.

Poesia proibita

Questa poesia non è per bambini.
Alla Larga!
C’è una pesante porta di quercia
davanti a questa poesia.
Ed è sprangata.
E c’è un cartello sulla porta,
scritto a grandi lettere rosse.
Dice: “Ogni bambino che varcherà
questa soglia non sarà mai più lo stesso.
ATTENZIONE. ALLA LARGA”.

E questa cos’è?
Una chiave nella serratura.
E nessuno nei paraggi…
Dunque, niente paura.

“Coraggio, dai un’occhiata”
senti riecheggiare in testa.
“Quando mai una poesia
ti potrebbe far la festa?”

Così tu giri la chiave
e con cigolio lento
quella porta ti rivela
tutto quanto c’è lì dentro.

E da allora puoi tentare,
ma ogni sforzo andrà perso.
Non potrai tornare indietro,
non sarai mai più lo stesso.

Tony Mitton, Prugna, Einaudi 2001

giovedì 15 febbraio 2018

Le cose lontane... antiche, morbide o sbagliate


A me piacciono le cose da ascoltare
soprattutto quelle del mare.
A me piacciono le cose scintillanti
spente dai miei pianti.
A me piacciono le cose invisibili
e che sono simili.
A me piacciono le cose saporite
che in un attimo sono sparite.
A me piacciono le cose vissute
anche se sono mute.

S., 10 anni e qualche mese





A me piacciono le cose antiche
le cose dei miei nonni e bisnonni
le case antiche
che sono piccole
come formiche
le medaglie 
di mio nonno
che sono quelle
delle battaglie
l’antica pelle 
come quella di mia nonna
e le cose antiche che
formano il passato
le cose antiche 
sono tempo
lontano
le cose antiche 
possono essere preziose.
Mi piacciono gli antichi treni
che sono veloci
ma hanno i freni
le cose antiche adesso
sono molto preziose
e anche costose.

S., 10 anni e qualche mese



Mi accorgo, quando da troppo tempo non frequentiamo la poesia in classe, di sentirne una mancanza quasi fisica. Non so dire se sia lo stesso per le mie ragazze e i miei ragazzi, o anche solo per qualcuna o qualcuno di loro. Eppure so, con assoluta certezza, che la lettura di alcune poesie  ha il potere di generare un clima che contiene in sé l’essenza del dono, dell’unicità, della libertà.
Così, approfitto di occasioni improvvise e improvvisate, di una manciata di minuti fra un’attività e l’altra, di un tempo sospeso.
Amo che i ragazzi si sentano liberi di scrivere. Che sappiano che la scrittura può essere scelta, espressione di libertà. Amo che il linguaggio poetico ne sia una delle manifestazioni.
Libertà non significa assenza di regole. Credo valga per la vita, prima ancora che per la poesia.
Così, prendiamo una poesia nuova, nuovissima, da una pagina aperta a caso da un libro pescato dalla mia borsa; ho scelto di tenerlo fisicamente con me, a portata di mano, proprio per poterne approfittare in qualsiasi momento possibile.



Il tempo è mezza mela

di Nicola Gardini, Salani


Le cose lontane

A me piacciono le cose lontane
Quel che rimane
Di qualche tempo antico

Quel che non dico
Le cose che non cerco di cercare
Le cose molto scure o molto chiare

La gelata la nuvola la pelle
Quel che ricopre tutto
Il buio con le stelle

Quel che si mostra appena
L’adesso nato butto
Sul verde della frasca

La blu nascosta vena
E il pesce contro il fango della vasca
Che poco si distingue

Oh mai distrarlo
E il suono delle lingue
Sconosciute o soltanto scritte

Mi piace il tarlo 
Che parla e parla e non si sa di cosa
E le soffitte
E il centro della rosa
Mi piacciono gli uccelli
Perché li tocchi

Solo con gli occhi
E di notte neppure più con quelli

Nicola Gardini, Il tempo è mezza mela, Salani




Leggo la poesia ad alta voce. Lo considero un regalo, per loro e per me stessa.
La leggo ancora, videoproiettandone il testo alla lavagna. Ne analizziamo la struttura, le rime, il ritmo. Ne immaginiamo le diverse evoluzioni, le infinite trasformazioni.
Chiedo alle ragazze e ai ragazzi che ognuno di loro pensi un aggettivo, diverso da lontane, per completare il primo verso: A me piacciono le cose…

nascoste, dico io. E continuo: È la prima parola che mi è venuta in mente. E poi rotonde.

Le scrivo, una sotto l’altra.

Le ragazze e i ragazzi continuano. Alla fine, ognuno ha completato il primo verso a modo suo.




  
Poi, per 15 minuti scriviamo tutti:

A me piacciono le cose sbagliate
perché nessuno è perfetto,
nessuno è uguale.

A., quasi 11 anni



A me piacciono le cose rotonde
rotolano, rotolano,
rotolano, rotolano, 
non si fermano mai
quando si fermano
è l’inizio di una nuova avventura.

C., 10 anni e mezzo



A me piacciono le cose morbide
che ti abbracciano e 
ti contagiano,
difficile è distrarsi
ti devi arrendere
alle coccole.

S., 10 anni e qualche mese














A me piacciono le cose morbide
quando vado nel lettone appena alzata.
Il morbido dei vestiti.
Un abbraccio, un pupazzo.
Una coperta, la lana della pecora,
un gatto a pelo lungo o corto
quando ti si appoggia sulla pancia.
Una coccola un materasso,
un bimbo una carezza.
La neve fresca 
dopo un lungo inverno,
una seggiovia rivestita.
E altre infinità di cose morbide.

F., quasi 11 anni




A me piacciono le cose nascoste
rinchiuse, protette,
negate alla vista
che siano conquista
di sguardi, di occhi
di testa e di cuore.

Le cose negate
persino a se stessi
che si fanno vere
attraverso la voce
di chi trova spazio
-e coraggio-
per dirle 
all’altro da sé.
E intanto le afferma,
dà loro sostanza.

Mi piace la stanza
dove sono rinchiuse
senza porte, spiragli
o finestre socchiuse.

Una stanza ricolma
di parole non dette
che ribollono, evaporano
scendono, salgono
in un magma infinito
poi le posi sul dito,
le soffi

e volano via.

A., 50 anni compiuti da qualche mese




martedì 28 novembre 2017

La mia pelle


Io sono  nella mia pelle,
io  sono la mia pelle, quando si fa male,
io sono lei e mi faccio male insieme a lei.
Quando io piango lei è triste,
quando la mia pelle piange, io sono triste.
Con la mia pelle convivo ogni giorno,
e da quando sono nato
lei mi protegge.

Per la mia pelle farei di tutto,
perché non vorrei mai rimanere senza pelle.
Con la mia pelle ho vissuto delle avventure fantastiche,
e ne vivrò molte altre.

Io senza la pelle non sarei
niente.
G., dieci anni






Dalla mia pelle io derivo.
Nella mia pelle ci sono io
fuori sempre io.
Con la mia pelle io gioco e mi diverto.
Sulla mia pelle cicatrici e ferite
si accumulano.
Tra me e la mia pelle non c’è
niente.
Della mia pelle ho poco da raccontare
ma so che non mi lascerà mai.
Alla mia pelle io do opportunità di movimento.
La mia pelle è come quella di qualcun altro
solo che è la mia e per me è speciale.
La mia pelle è la mia pelle e io sono io.

S., dieci anni





Alla mia pelle è successo qualcosa
circa dieci anni fa, tutto era buio,
quando all’improvviso ho visto una luce
e la mia pelle si è schiarita.
Un giorno ho sentito nella mia pelle un battito
e ho capito che quel battito mi faceva vivere.
Con la mia pelle vado dappertutto
non la lascio mai.
Tra la mia pelle e me c’è un liquido rosso,
rosso come il fuoco, rosso come la lava
quando entra dal vulcano
e quel vulcano è il cervello.

A., dieci anni




Prendi una tra le tante, magnifiche poesie di Giusi Quarenghi contenute nel libro 


E sulle case il cielo



Topipittori 

La mia pelle. Ancora
non riesco a capire
se finisco sulla pelle
o se sulla pelle
comincio
Mi contiene
la mia pelle mi protegge ma
appena qualcosa la tocca io
sono lì sulla pelle
a sentire
Io sono dentro
chi bacia la mia pelle bacia me
Io sono fuori
se la mia pelle si ferisce
io sono ferito. Io sono dentro
sono quello che non si vede
Io sono fuori, sulla mia pelle
vado incontro al mondo
Nella mia pelle incontro te
Nella tua pelle
Giusi Quarenghi, E sulle case il cielo, Topipittori

Leggila ad alta voce ai ragazzi un paio di volte. La seconda, soffermati su alcune parole semplicissime: sulla, nella. 
Sono preposizioni articolate, dicono i ragazzi.
Scrivi alla lavagna tutte le preposizioni (articolate o accompagnate dall’articolo determinativo) che si possono anteporre alla parola pelle:
della mia pelle
alla mia pelle
dalla mia pelle
nella mia pelle 
[…]
Poi di’ ai ragazzi di scrivere per 20 minuti sul taccuino, facendosi suggestionare dai versi della poesia o dagli incipit scritti alla lavagna.
Intanto, scrivi anche tu per 20 minuti.
Leggi loro ad alta voce quello che hai scritto, poi ascolta, insieme ai compagni, almeno una frase, un brano, o tutto quel che hanno loro.
Dai loro il tempo per ricopiare, in tutto o in parte, quel che han scritto sul quaderno.

Porta a casa i quaderni, fingi di non vedere alcuni errori e beati delle loro parole.









La mia pelle è liscia e piena di nei, la mia pelle si fida di me, la mia pelle è straordinariamente bella. Mi piace la mia pelle perché è fiduciosa; quando piango piange anche lei e quando cado io e la mia pelle ci alziamo subito. Nella mia pelle si trova il sangue che mi dà la forza per vivere. Sulla mia pelle si trova la penna con cui sto scrivendo questo testo. Fra la mia pelle si trovano le ossa che sostengono il mio corpo.
F. dieci anni


La mia pelle in estate è molto scura, in inverno invece è abbastanza chiara.
Alla mia pelle ne succedono di ogni colore.
Con la mia pelle ci passo tutte le mie giornate.
Per la mia pelle faccio il possibile per curarla.
Tra la mia pelle ci sono dei segreti che non dirò mai a nessuno.
Sulla mia pelle ci sono molte cose come: batteri, peli, polvere, segni e cicatrici che ci saranno per tutta la mia vita.
La mia pelle è la mia pelle e io sono io.

E., dieci anni



La mia pelle è un album di fotografie perché la mia pelle sostiene i ricordi dei miei incidenti.
Dalla mia pelle escono emozioni di cui alcune volte vado fiero.
Sulla mia pelle scivolano le piccole gocce della pioggia.
Nella mia pelle c’è un colore più scuro degli altri.
Con la mia pelle posso toccare l’altra gente.
La mia pelle è me e io sono lei.

J., dieci anni



Con la mia pelle io sento tutto, anche un lieve soffio di vento che mi si poggia sulla spalla.
Alla mia pelle ogni giorno regalo acqua e sapone.
[…] Ogni cicatrice o segnetto sulla pelle ti racconta la tua infanzia.

La mia pelle dice quello che io non voglio e che tengo dentro, ma qualche volta fa bene e non ci fa andare nei casini. 
La mia pelle ha dei segreti come me e che non dirà mai a nessuno.

La mia pelle è delicata, soprattutto quella del collo.
Dalla mia pelle mi aspetto meno ferite che mi possano fare male, tanto male e piangere.
Nella mia pelle ci sono brividi e colpi di freddo.
Nella mia pelle c’è il mio passato.


La mia pelle mi segue,
 in tutto quello che faccio.
La mia pelle tocca quella degli altri, 
ogni cosa che faccio lei tocca, tocca e tocca ancora.
La mia pelle delle volte è stupenda, altre proprio no.
[..]
Adesso la mia pelle sta toccando la penna e la penna tocca il taccuino ed è bella questa catena.


La mia pelle è fuori dal mio corpo, il mio corpo è dentro la mia pelle.
[…]
Per me la mia pelle è la più grande difesa che abbiamo.




La pelle ti appartiene e non puoi scambiarla.
La pelle è un desiderio della mamma appena nasci.
La pelle non va maltrattata, la devi curare, come le ferite.
Sulla pelle abbiamo molti segni e cicatrici, questi sono ricordi.
La pelle è la cosa più importante.

S., dieci anni



La mia pelle ha provato emozioni mie.
La mia pelle ha ricordi piacevoli che ho toccato.
La mia pelle sa tutto di me.
La mia pelle ha l’inchiostro di penna della scuola.
La mia pelle ha le impronte digitali e le unghie.
La mia pelle sa che dentro di lei ci sono io.

S., dieci anni



Fra la mia pelle e me non c’è niente, con la mia pelle gioco, sulla pelle sento graffi.
Dalla mia pelle nasco, dalla mia pelle cresco, dalla mia pelle io sento dolori.
Nella mia pelle bolle sangue, tra la pelle e il mio cuore ci sono strati.
Mi sento nella pelle e lei in me.
Nella pelle io capisco le cadute segnante e non me ne pento.
Nella mia pelle sento calore. Nella mia pelle io vivo, ci son nata.
Con la pelle faccio cose, nella mia pelle mi trovo bene.
Questa poesia la dedico alla mia 
pelle che mi sostiene e non mi
ferisce mai.
La mia pelle è una parte di me.

S., dieci anni

 


La mia pelle ne sa più di me.
[…]
La mia pelle mi distingue dagli altri.


La mia pelle è nata in una pancia, formata da piccole molecole. Da quella pelle sono nata io, e quel pianto che avevo era la mia pelle attaccata a quella della mamma.


La nostra pelle
è come l’atmosfera
che protegge
il nostro pianeta.


Dalla mia pelle imparo molte cose che non sapevo.
La mia pelle mi forma, ma si sporca.
La mia pelle soffre.


Nella mia pelle salto, gioco e mi proteggo, anche se ogni cosa che tocca la mia pelle tocca anche me; quindi non sono del tutto riparato, la mia pelle è come un costume che indosso ogni giorno ed p speciale perché come tutte le altre è diversa dalle altre. Però al contrario di un costume mi permette di sentire, mangiare, respirare meglio… è fantastica!


La pelle che ho, a volte, ripeto, a volte, si lascia comandare da me, quando sono a scuola per esempio, ma quando torno a casa crollo […].
Io sono avvolto dalla pelle, e lei avvolge me, io sono dentro la mia pelle, e lei è fuori di me, ogni tanto facciamo pace, ma poi ricominciamo a litigare.


La mia pelle è felicità
La mia pelle è unica
La mia pelle è un ricordo
La mia pelle si consuma
La mia pelle è in viaggio
La mia pelle cresce
[…]


La mia pelle è mia perché su di lei c’è tutta la mia vita. 
[…]
La mia pelle resterà sempre con me anche perché non posso liberarmene.


Io sulla mia pelle faccio dei disegni come dei veri tatuaggi, lo so che rovinano la pelle ma sono belli.