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giovedì 1 giugno 2017

Mallko e papà



A volte, come ai bambini, mi prende una sorta di urgenza; così, abbandono quel che stavo facendo per dedicarmi a ciò che mi sta chiamando.

In questo momento, la voce che mi chiama è quella di Gusti, in

Mallko e papà

  
di Gusti, Rizzoli


visto per la prima volta in Fiera a Bologna, e dalle Giannine, e comprato, come spesso mi accade con le cose belle, a La Cornice.

Mai come in questo caso l’urgenza mi sembra giustificata.

Ho letto questo libro ieri sera, per un progetto bello e nuovo a cui sto lavorando da qualche settimana, mentre già da qualche ora, senza aver minimamente fatto caso alla coincidenza, avevo infilato nella borsa Pina la mosca, dello stesso Gusti, da leggere questa mattina ai bambini di prima, cui avevo promesso le storie per ridere.

Così oggi, mentre facevo tutt'altro, ho pensato che le parole di Gusti, il cui secondogenito, Mallko, appunto, è nato con la sindrome di down, ci sono davvero necessarie, e ci fanno fare un bel bagno di realtà.
Perché non è vero che, come è accaduto ad Anne, la mamma di Mallko, sia per tutti facile, naturale -o peggio ancora, debba esserlo - accettare ciò che non è come lo avevamo immaginato.

Gusti, nella sua sincerità, è spietato: scrive, a caratteri cubitali, in doppia pagina e proprio all’inizio del suo libro NON LO ACCETTAVO. Usa le parole nel loro unico significato, quello crudo, quello vero. Ed è un pugno nello stomaco.

Ma nello stesso tempo immagino che sollievo possano rivelarsi, queste stesse parole gridate fin dall’inizio, per chi vive un sentimento simile con vergogna, e senso di colpa.
Perché non tutti siamo capaci di accettare quel che avviene nella nostra vita in modo diverso da come lo avevamo immaginato. E a volte avremmo bisogno di gridarlo, mentre facciamo finta che vada tutto bene, comunque.

E invece no, non va bene per niente. E non è per niente facile. Soprattutto se si tratta di tuo figlio.
A un certo punto, però, certo non in modo indolore, le difese crollano, allo stesso modo in cui prima era crollato il castello di Gusti: e in questo si rivelano determinanti le parole di Théo, il primogenito:

“Non mi importa
se è verde, rosso o blu,
argento, con i peli, o basso e cicciotto.
Per me sarà sempre
il mio fratellino preferito”.

Scrive Gusti:

“L’ho guardato e ho visto un saggio.
Questa è stata la prima lezione che ho imparato
da quando è nato Mallko.”

E ancora:

"Passato un po' di tempo
mi sono accorto che,
come per i disegni scartati...

lui va bene così com'è!

Non solo: mi sono accorto che nessuno è come lui.

Nessuno!

Per fortuna, mi sono detto, non l'ho strappato né cancellato.

Sì, lo so che sembra molto crudele.
Ma è la verità.

La mia verità.  



Le mie pagine preferite, e ce ne sono molte così, sono però quelle in cui Mallko non è un bambino con la sindrome di Down, ma solo, semplicemente, un bambino.

Mallko ha molti poteri.
Uno di questi è il raggio “congelante”.
Ti lancia un raggio che di solito è accompagnato
da un BUUU! o da un grido.
E tu sei congelato.
Una volta congelato devi aspettare che ti scongeli.
Il metodo più efficace è il bacio.
A volte prova con un altro BUUU!
ma se non funziona si avvicina
e ti dà un altro bacio che ti scongela.
Poi ricomincia daccapo (attenzione, il gioco può durare diverse ore).
A volte ti trasmette il potere di congelamento
e così sei tu che lo puoi congelare
e lui rimane con la testa bloccata di lato.

Gusti, Mallko e papà, Rizzoli



 






mercoledì 5 aprile 2017

Libri PIGRI - I bambini e la filosofia



Da sempre, fin dai miei primi anni alla scuola dell’infanzia, mi appassionano le parole dei bambini. Le loro domande, le risposte, le spiegazioni, gli mmmmh tra una frase e l’altra.

Sono affascinata dai diversi sistemi di pensiero, dalle logiche, tanto più divergenti tanto più colme di riflessioni e dense di significati. 

Anni fa, scrissi il mio primo libro proprio con i bambini della mia sezione di scuola materna: si chiamava Vocabolario bambino, e conteneva, contiene, parecchie verità fulminanti:




ALBERO: un gigante con il tronco, i rami, i frutti e le foglie e i buchi dove ci sono i gufi di notte

AUTUNNO: è una cosa che pittura le foglie e poi diventano di tutti i colori, marroni, quando seccano, rosse e gialle

BACIO: il bacio va fuori

CASA: la casa mia è così (congiunge le mani formando un triangolo)

CIELO: è una cosa che quando è mattina ci sono gli uccellini, quando è di sera ci sono le stelle

DISPETTO: è quando un bambino dice “Giochiamo a quel gioco?” e l’altro bambino dice “No, a me piace quel gioco” e dopo cominciano, uno gli dà uno schiaffo, l’altro gli tira i capelli. Allora uno va dalla maestra piangendo, e la maestra mette l’altro sul cemento, quello che c’abbiamo fuori noi in giardino, lì seduto.

ERBA: è una cosa che si schiaccia con i piedi

ISOLA: quella così (congiunge le braccia formando un cerchio)






 





Ci pensavo giusto ieri, mentre mettevo nello zaino l’unico libro che mi accompagnerà in trasferta a Bologna (per il ritorno, avrò solo l’imbarazzo della scelta)



Suggerito da Diletta Colombo, con Chiara Bottani libraia di Spazio Bk, ha tutta l’aria di essere il compagno perfetto del mio viaggio in treno: piccolo, leggero, ma denso di senso.

Un po’ c0me i bambini, insomma.


Dal sito della casa editrice Carocci:


Parlare di filosofia ai bambini significa trasmettere la storia dei filosofi e delle loro idee o aiutarli a ragionare e a sviluppare un pensiero critico? Il libro racconta un’esperienza di insegnamento in cui le due opzioni non si escludono, ma sono complementari. I bambini possono riflettere sull’origine della vita, la responsabilità personale o il rapporto con gli altri mediante la conoscenza delle storie e delle idee di Pitagora, Platone, Confucio e Lao-tse. Attraverso una riflessione generale sull’insegnamento di questa disciplina e, in particolare, sulla sua didattica con i bambini, l’autore offre un esempio concreto e originale di pratica filosofica nella scuola elementare.

Sono molti anni, ormai, che la filosofia viene insegnata nelle scuole elementari, in Italia e nel mondo. Nata a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento negli Stati Uniti, la filosofia con i bambini si è andata diffondendo prima in ambito anglosassone e poi, nel passaggio di secolo, anche in diverse realtà europee. Pur nelle differenze di ogni singola esperienza, il riferimento alla Philosophy for Children e al suo fondatore Matthew Lipman accomuna gran parte delle pratiche filosofiche rivolte ai bambini. […]
“L’alba della meraviglia”, il laboratorio che da più di dieci anni svolgo in varie scuole romane, e in particolare nel VII Circolo Montessori, si basa su un’idea alternativa di didattica filosofica rispetto a quella elaborata da Lipman e proseguita dai suoi allievi e sostenitori.
Le ragioni di questa diversità sono principalmente due: 1. l’importanza riservata alla dimensione storica e geografica delle idee filosofiche, in cui inquadrare la discussione in classe con i bambini; 2. la critica della visione eurocentrica della filosofia unita all’apertura di un orizzonte interculturale per la didattica filosofica con i bambini.

In breve, i capitoli 1-4 espongono lo sfondo storico e la base teorica della nostra esperienza didattica di filosofia con i bambini. I capitoli 5 e 6 sono dedicati alla descrizione di quello che succede in classe durante le ore di lezione con i bambini. Ai momenti più importanti del laboratorio sono dedicati i riquadri disseminati nei capitoli, che riproducono, in forma narrativa e con il linguaggio con cui mi rivolgo ai bambini, i passaggi fondamentali delle lezioni. Il volume si chiude con tre Appendici. La prima descrive i giochi che concludono il secondo e il terzo anno del laboratorio e sono dedicati rispettivamente alla filosofia greca e cinese. Le altre due riproducono alcuni scritti dei bambini, raccolti dalle insegnanti nelle ore che ognuna di loro ha scelto di riservare in classe al progetto, tra una lezione e l’altra del laboratorio. Sono poche righe e, per quanto abbiano la luminosità del pensiero dei bambini, danno solo una piccola idea della ricchezza di quel che accade durante la lezione. È una ricchezza riservata a chi è presente nel momento vivo del fare filosofia insieme, legata alla spontaneità dell’idea che viene alla mente, allo sguardo di chi interroga e al sorriso di chi sente di aver capito. È, in qualche modo, l’eterna vittoria di Socrate su Platone.

Il volume si rivolge a tutti coloro che lavorano nel campo dell’istruzione e, in modo particolare, agli studiosi e ai docenti di filosofia di ogni ordine e grado, dal momento che affronta principalmente questioni legate ai fondamenti storici e teorici dell’insegnamento della filosofia, non solo indirizzata ai bambini. Per quanto il tema centrale del volume, e l’esperienza che ne è alla base, sia l’insegnamento della filosofia ai bambini, la metodologia didattica che guida il nostro laboratorio può essere applicata anche in contesti formativi diversi. Coloro che già praticano la filosofia con i bambini troveranno qui il racconto di un’esperienza educativa che, per la sua impostazione geostorica e interculturale, rappresenta una realtà pressoché unica in Italia.

Un’ultima nota sulle insegnanti: discrete presenze durante la lezione, svolgono un lavoro prezioso e insostituibile nelle ore che corrono da una settimana all’altra, tenendo vivo l’interesse dei bambini e aiutandoli a esprimere i loro pensieri e le loro sensazioni attraverso la scrittura e, soprattutto, i disegni. A queste insegnanti va tutta la mia gratitudine, per il sostegno e l’entusiasmo che hanno dimostrato in questi anni e senza i quali il laboratorio non sarebbe stato possibile.