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lunedì 14 dicembre 2020

Paleontologi, mutande e... grammatica

Da qualche giorno rifletto più insistentemente del solito sulla grammatica, sul suo significato, sull’importanza del suo insegnamento, fin dalla primaria. Cerco di capire come si possa coniugare uno studio attento e sistematico delle regole e delle strutture grammaticali con la passione, la curiosità, il divertimento. Certo, mi dico, sarà sicuramente difficile, ma non voglio pensare che sia impossibile.

“L’uomo è nato per le cose difficili” dico sempre a bambine e bambini quando si lamentano “altrimenti saremmo ancora all’età della pietra”.

Quindi, a partire dai risultati di una verifica dal sapore molto antico e tradizionale, decido di immaginare come “giocare la grammatica”.

Dobbiamo consolidare la conoscenza di articoli determinativi, preposizioni semplici e articolate; nello stesso tempo, vorrei che cominciassimo, insieme, a riflettere sulla sintassi e sulla centralità/necessità del verbo all’interno della frase.

Chiedo a ciascuno di completare una tabella vuota con preposizioni semplici, articoli determinativi e le proposizioni articolate che si formano dalla loro unione. Poi chiedo di ritagliare le caselle della tabella, e di aggiungere nomi comuni di cosa, di animale e di persona. Immaginando una variazione del famoso “binomio fantastico” rodariano, incominciamo a mettere insieme articoli e nomi, preposizioni semplici e articolate e altri nomi, e a disporli in modo ordinato. Nascono così:

LE PECORE SULLA NAVE

LA TEIERA TRA GLI IPPOPOTAMI

L’APE SULL’AEREO

Rapidamente, condividiamo il pensiero che, così come sono scritti, queste successioni di parole non formino alcuna frase, e della necessità di un verbo a renderle, appunto, significative.

Ed ecco ciò che otteniamo:

LE PECORE SULLA NAVE SONO AFFOGATE.

LA TEIERA SI SPIACCICA TRA GLI IPPOPOTAMI.

L’APE È SULL’AEREO. / L’APE SULL’AEREO PUNGE UNA PERSONA.

Ma è sull’evoluzione del binomio fantastico: IL PALEONTOLOGO DELLE MUTANDE che si gioca la partita decisiva. Perché, intanto, bisogna trovare un verbo che “funzioni”: e i primi ad essere scelti sono HA/INDOSSA. Faccio però notare che, in questo modo, DELLE non è più una preposizione articolata (come nella costruzione originale), ma un articolo partitivo (li abbiamo studiati da poco). Ed ecco che qualcuno suggerisce il verbo ROMPE, a cui si collega direttamente L’ELASTICO, che va a completare la frase IL PALEONTOLOGO ROMPE L’ELASTICO DELLE MUTANDE.

Non starò a dire delle risate scroscianti; e tantomeno di quanto mi paia sempre importante imparare divertendosi…

venerdì 2 marzo 2018

Adattamento e grammatica

Io mi adatto ai cambiamenti non troppo grandi.

La paura si adatta allo spavento.
La gioia si adatta alla felicità.
Il prigioniero si adatterà alla solitudine.
Il contadino si adatterà agli uccelli.
Io mi adatterò alle mie scelte.


A proposito di adattamento, propongo alle ragazze e ai ragazzi un’attività grammaticale di tipo sintattico, che li aiuti a riflettere, sia a livello formale sulla forma riflessiva del verbo adattarsi e sulla relativa valenza (tanti si ricordano il lavoro dello scorso anno, e non ci mettono molto a rispondere che è un verbo bivalente, che cioè necessita di soggetto e complemento di termine), sia a livello di contenuti, nella produzione di frasi significative riguardo ai processi di adattamento personale, individuale o collettivo.


Molte riflessioni, com’è naturale, riguardano il cambiamento più prossimo a loro, quello di cui parla lo stesso Kamo:


Io mi adatterò alle medie.
Io mi adatterò a vivere senza le mie maestre e mi dispiace.
Io mi adatterò difficilmente a cambiare scuola.
Io mi dovrò adattare ai prof delle medie.
Mi adatterò con difficoltà alle scuole medie.
Mi adatterò ai nuovi prof delle medie.





Altre sono relative ad esperienze familiari concrete:

Mia mamma si è adattata quando sono nata.
Io mi sono adattata quando sono nata che era la prima volta che entravo nella mia casa ed ero ancora nella culla.
Mamma si è adattata a restare calma quando faccio disastri.
La mia famiglia si è adattata alle urla del mio fratellino.
Io mi sono adattata ad essere la più piccola della famiglia.

Lei si adatta a suo padre che russa.

I nonni si adattano ai nipoti allergici al glutine.

Noi ci adattiamo al cane del vicino.
Mia mamma si è già adattata al suo lavoro.
Mio cugino si adatterà all’asilo.
Il nonno si adatta alla tecnologia.



Altre ancora alla vita scolastica quotidiana:

Io quando sono arrivato a scuola mi sono dovuto adattare alle regole che erano diverse da quelle dell’asilo.

Mi sono adattata al mio vicino di banco.
Noi ci siamo adattati al rumore della classe.

Io mi adatto ai compiti.
Io mi adatto ai miei vicini di banco.
Io mi adatterò a correggere gli errori di ortografia.
Io e i miei compagni ci adattiamo alle maestre.
Le maestre si adattano agli alunni.





A colpirmi maggiormente sono però i pensieri sulle necessità di adattamento per chi deve cambiare completamente la propria vita:

I miei genitori si sono adattati ad un nuovo paese.
Shamsa si è adattata all’italiano.

Voi vi adatterete ad una nuova cultura.

Laszlo si è adattato a Berlino.

Io mi adatto a nuove lingue.



Noi ci adatteremo a nuove conoscenze.

Noi ci dovremo adattare alle nuove sofferenze.






martedì 14 marzo 2017

Sintassi contro gli stereotipi



A margine - ma non troppo - del nostro lavoro su stereotipi e pregiudizi, in particolare relativi al genere, ho proposto ai ragazzi un lavoro sulla sintassi.
 
Ho chiesto loro di trovare alcuni predicati da attribuire al soggetto La mamma. Una volta completata la prima colonna, abbiamo riscritto gli stessi predicati accompagnati dal soggetto Il papà. 
Qualche risolino, addirittura un sussulto sul primo predicato: Mail papà…stira?






Un ragazzino, pronto, risponde: “Il mio papà fa tutte queste cose: stira, cucina, lava...”

Ne segue una discussione su ciò che i rispettivi papà proprio non fanno: tra i ripetuti cucina, lava, stira, spiccano anche racconta, legge, abbraccia (ma anch'io sono fatto così - aggiunge prontamente il ragazzino - non mi piace abbracciare o essere abbracciato).

Riflettiamo quindi su ciò che attiene al carattere o alle scelte personali, e ciò che invece viene considerato da maschio/da femmina.


Nell'altra classe, un ragazzo propone, come ultimo predicato da attribuire al soggetto La mamma, è stufa (Con tutto 'ste cose che fa, per forza che è stufa, spiega ai compagni perplessi).

Dopo aver discusso con loro sull'ironia, e su quanta maturità richieda essere capaci di farla, di riconoscerla e di apprezzarla, chiedo ragione dei risolini  che invece han fatto da sottofondo alla lettura del secondo elenco






Perché questo elenco vi fa ridere?

Perché ognuno ha la propria famiglia, e ogni famiglia ha caratteristiche diverse, quindi a questa persona può sembrare strano che il papà compia certe azioni, o viceversa…anche con la madre, però: mia mamma che suda non l’ho mai vista

Domanda: ma come fa…il papà, va bene che lava, ma com’è che fa? Cioè, io di solito vedo mia zia che lava i vestiti a mano, invece mio zio prende e li butta in lavatrice 

A me non fa tanto ridere quello del papà, ma quello della mamma, perché sembra che faccia tutto contemporaneamente

Per me l’azione che il papà cucina non mi fa ridere, perché il mio papà la maggior parte delle volte cucina lui, e io non ci vedo mio papà che cuce, perché lui certe volte è sfaticato

È vero quello che ha detto F. che il papà cucina, perché la maggior parte delle volte a casa mia cucina il mio papà

A me fanno ridere due cose: il papà che cucina, perché me lo immagino già lì che ha in mano la pentola della pasta e intanto il forno è finito, tutto un casotto…e poi mi fa ridere anche il papà che cuce

A me fanno ridere le conseguenze del papà, perché mio papà sa cucinare, ma me lo immagino che un giorno infuocherà la casa, perché se uno non sa cucinare mi immagino la conseguenza che sarà un po’ un disastro

A me non è che mi fa tanto ridere, perché è vero che magari mio papà lavora soltanto… cioè è vero che i papà sono un po’ sfaticati, sono un po’ pigri, perché di mattina vanno a lavorare e tornano di sera che non riescono neanche a muovere un muscolo

A me fa ridere Il papà pulisce, perché il mio papà con l’aspirapolvere pulisce veloce e poi si mette subito sul divano, poi quando mamma torna a casa e vede che ha pulito lui, vede tutta la polvere e deve rifar la doppia passata, quindi sembra un lavoro inutile che ha pulito

A me proprio non fa ridere, sono soltanto dei verbi