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domenica 27 gennaio 2019

Io sto con Vanessa


Un libro senza parole.
Un libro senza parole arrivato in dono alla maestra in un paese speciale, in un’occasione speciale, da colleghe speciali.
Un libro senza parole per scoprire e gustare insieme, in silenzio, le immagini.
Un libro senza parole da rileggere una seconda volta, aggiungendo le parole e raccontando noi la storia, come siamo capaci. Una storia che ognuno porterà a casa, appiccicata sul quaderno, per poterla rileggere con un grande.
Un libro senza parole con la copertina nascosta, per provare a indovinarne il titolo.
Un libro senza parole per riflettere in modo semplice e concreto sull’esclusione, la solitudine, e il potere dei piccoli gesti che cambiano il mondo.
Un libro senza parole per cominciare fin da piccoli a fare Memoria. Quella stessa Memoria che occorre fare ogni giorno.
E per la maestra, una domanda in più: quale fortissima empatia scatta, nella mente di un bambino di sei anni, da fargli esclamare, di fronte all’immagine del “bullo” ormai rimasto solo “Povero bullo!” , e che fa il paio con la domanda finale nell'altra classe: "Ma dov'è finito quel bambino arrabbiato?"?
(La parola bullo è uscita dalla bocca di un bambino, in una delle due classi, durante il racconto)






IO STO CON VANESSA
(BAMBINI E BAMBINE RACCONTANO LA STORIA DI UN LIBRO SENZA PAROLE)


LA MAESTRA STAVA DICENDO AI BAMBINI: “BAMBINI, C’È UN’ALUNNA NUOVA”.
POI DICE: “BAMBINI, SCRIVIAMO”.
UNA BAMBINA ALZA LA MANO.
GLI ALTRI GIOCANO, SOLO CHE LA BAMBINA NUOVA NON HA UN’AMICA, QUINDI NON SA CON CHI GIOCARE.
TUTTI I BAMBINI ESCONO DALLA SCUOLA. UN SACCO DI BAMBINI.
PERÒ LA BAMBINA NUOVA ESCE ANCORA TRISTE DALLA SCUOLA.
LA BAMBINA NON HA NESSUN’AMICA, PER CUI NON PARLA CON NESSUNO.
QUEL BAMBINO STA TRATTANDO MALE LA BAMBINA NUOVA. LUI SI È ARRABBIATO CON LEI. FORSE STA DICENDO: “EHI, TE, VATTENE DALLA MIA SCUOLA, È SOLO MIA.” LA BAMBINA HA DETTO UNA COSA SBAGLIATA.
LA BAMBINA PIANGE PERCHÉ IL BAMBINO SI È ARRABBIATO CON LEI.
ADESSO LA BAMBINA È TRISTE PERCHÉ IL BAMBINO L’HA TRATTATA MALE. UNA BAMBINA LA STA GUARDANDO E DOPO UN PO’ ALLA FINE È UN PO’ TRISTE PERCHÉ LA BAMBINA NUOVA È STATA SGRIDATA.
POI LA BAMBINA CORRE A CASA TRISTE, E L’ALTRA BAMBINA È DALL’ALTRA PARTE A GUARDARLA.
POI LÀ C’È UN GRUPPO DI AMICHETTI, E LA BAMBINA COL VESTITO GIALLO GLI CORRE A DIRE CHE LA BAMBINA È TRISTE E CHE BISOGNA ANDARE A FARLE COMPAGNIA COME AMICI, E ALLORA SONO TRISTI ANCHE LORO.
LA BAMBINA COL VESTITO GIALLO VA A CASA, ENTRA, POI VA A GIOCARE CON I SUOI FRATELLI E SORELLE, VA A LETTO, SCENDE E STA GUARDANDO DALLA FINESTRA. (PERÒ PRIMA METTE IL PIGIAMA).
DALLA FINESTRA VEDE LA NUOVA COMPAGNA. LA CASA DELLA BAMBINA NUOVA E LA CASA SUA SI VEDONO ENTRAMBE.
STA DORMENDO, SI SVEGLIA, SI PREPARA, FA COLAZIONE. LE È VENUTA UN’IDEA.
STA USCENDO DI CASA E STA CORRENDO PER ANDARE A SCUOLA. È IN RITARDO.
È ANDATA A CHIAMARE LA SUA AMICA PER ANDARE A SCUOLA INSIEME.
STANNO FACENDO AMICIZIA. SI DANNO LA MANO.
STANNO ANDANDO ANCHE LORO A SCUOLA.
LA BAMBINA COL VESTITO GIALLO CHIEDE A UN ALTRO SE VUOLE ESSERE AMICO DELLA NUOVA COMPAGNA E ANDARE A SCUOLA INSIEME, E ADESSO STANNO DIVENTANDO TUTTI AMICI DELLA BAMBINA NUOVA.
SONO ARRIVATI UN SACCO DI BAMBINI E SONO TUTTI AMICI, PERCHÉ LORO VANNO TUTTI INSIEME A SCUOLA.
IL BAMBINO CHE PRIMA ERA ARRABBIATO CON LA BAMBINA NUOVA ORA NON È PIÙ ARRABBIATO, PERCHÉ TUTTI I BAMBINI VOLEVANO ESSERE AMICI DELLA BAMBINA NUOVA, E SE NO LUI POI RIMANEVA DA SOLO.
IL BAMBINO HA LA FACCIA TUTTA ROSSA, PERCHÉ TUTTI STANNO ANDANDO A SCUOLA CON LA BAMBINA NUOVA, E LUI SI VERGOGNA.
TUTTI SEGUONO LE DUE BAMBINE E ENTRANO IN CLASSE. IL BAMBINO È ARRABBIATO, TANTO ARRABBIATO.
POI STANNO MANGIANDO TUTTI INSIEME.
MA DOV’È FINITO QUEL BAMBINO ARRABBIATO?


È ARRIVATA UNA NUOVA BAMBINA E L’ALTRA BAMBINA ALZA LA MANO PER CHIEDERLE COME SI CHIAMA, E POI QUANDO C’È LA MERENDA TUTTI VANNO FUORI A GIOCARE E LA BAMBINA NUOVA, VISTO CHE NON HA AMICI, È SEDUTA SULLA PANCHINA.
TUTTI STANNO ANDANDO A CASA INSIEME, E LEI È DA SOLA.
LEI SI SENTE SOLA PERCHÉ NON HA NESSUN AMICO IN CLASSE, NON HA MAI GIOCATO CON NESSUNO E ALLORA SI SENTE UN POCHINO DA SOLA.
LA BAMBINA STA TORNANDO A CASA E POI È ARRIVATO UN BAMBINO CHE L’HA SGRIDATA E LE HA DETTO: “EHI, TU, CHE COSA CI FAI QUI?”
GLI DICE DI ANDARE VIA PERCHÉ È ARRABBIATO.
HA INCONTRATO UN BULLO.
LA BAMBINA NUOVA RITORNA A CASA, TRISTE E SOLA.
PRIMA VA VIA IL BULLO SORRIDENDO E POI LEI SI SENTE DA SOLA E SCAPPA A CASA CHE PIANGE.
C’È ANCHE UNA BAMBINA COL VESTITO GIALLO CHE SI ACCORGE CHE LEI È TRISTE E SOLA CHE PIANGE.
LA BAMBINA NUOVA ENTRA IN CASA E TUTTI GLI ALTRI VANNO A CASA LORO.
LA BAMBINA COL VESTITO GIALLO LA GUARDA MENTRE STA PER ENTRARE IN CASA, POI PARLA COI SUOI AMICI E TUTTI VANNO A CASA TRISTI.
LA BAMBINA COL VESTITO GIALLO ENTRA IN CASA, VA SUL LETTO E GUARDA FUORI DALLA FINESTRA.
VEDE CHE SI È FATTO BUIO E SI È MESSO A PIOVERE, E DA LONTANO VEDE CHE LA BAMBINA NUOVA STA PER DORMIRE TRISTE E STA QUASI PER PIANGERE.
LA MATTINA DOPO LA BAMBINA CON IL VESTITO GIALLO SI VEGLIA, SI RICORDA DELLA BAMBINA TRISTE, ESCE DI CASA DI FRETTA E VA A CASA DELLA BAMBINA NUOVA.
BUSSA E LE DICE SE VUOLE DIVENTARE SUA AMICA E ANDARE A SCUOLA INSIEME A LEI.
TUTTI VANNO A SCUOLA INSIEME ALLA BAMBINA NUOVA CHE PRIMA ERA TRISTE, E ADESSO È FELICE PERCHÉ VA A SCUOLA CON I SUOI COMPAGNI NUOVI.
LORO DIVENTANO AMICI.
ARRIVA TUTTA LA GENTE DELLA SCUOLA E TUTTI VOGLIONO DIVENTARE SUOI AMICI.
C’È ANCHE IL BULLO, FA LA FACCIA CON LE GUANCE ROSSE.
SI CHIEDE: “MA COSA STA SUCCEDENDO?”
IL BULLO CON LA FACCIA TUTTA ROSSA È IMBARAZZATO, E SI VERGOGNA PERCHÉ NON VUOLE PIÙ FARE QUELLO CHE HA FATTO. ORA LUI NON HA PIÙ AMICI (POVERO BULLO!).
TUTTI GLI ALTRI ENTRANO A SCUOLA.

giovedì 3 agosto 2017

Il maestro, ovvero I bambini sono la nostra Patria





 



“Mio padre si alza presto, prima dell’alba, per andare nei campi.

A volte lo sento,
a tastoni nel buio della camera
capita che sbatta
contro qualcosa,
faccia cadere una sedia,
imprechi.

Poi trova i calzoni, estrae i fiammiferi,
ne accende uno,
alza il vetro della lanterna a petrolio,
dà fuoco allo stoppino e giunge un po’ di luce.
Il tenue bagliore avanza insieme all’odore dell’olio bruciato verso il mio letto
nell’angolo della stanza.
Mi scuote senza dire nulla, scuote i miei fratelli avvinghiati a me.

È ora di alzarsi”

SILEI F. – MASSI S., Il maestro, orecchio acerbo




Non c’è nulla di attuale, in questo inizio.

Non certo per noi, o per i nostri ragazzi, lontani decenni (un secolo, mi verrebbe da dire) da quest’uomo che si alza all’alba per andare nei campi, che brancola nel buio prima di riuscire ad accendere la lanterna a petrolio, che scuote i figli senza – pare – un minimo di tenerezza.
Non c’è molto posto per la tenerezza, nel mondo contadino: ci sono la fatica, il sudore, lo sporco, che forse allontanano i corpi, invece di avvicinarli. C’è la preoccupazione costante, per il tempo, il raccolto, la salute delle bestie (che a volte, purtroppo, vale più di quella di un figlio. Se muore una vacca da latte, con cosa li sfamerai, i tuoi figli?).

Nulla di attuale, forse nulla di conosciuto, e che mai si conoscerà.
Interessante, certo, per un manipolo di appassionati di pedagogia, o di storia. Adulti che forse fanno fatica a fare i conti con la modernità, e rimpiangono un mondo che hanno conosciuto solo attraverso i libri.

E allora, perché leggere questo libro a dei ragazzi?

Credo ci sia una risposta sola. 
Perché quel che non è il mio mondo, invece è stato, è ancora, e forse lo sarà in futuro, il mondo di qualcun altro.

La capacità di uscire da se stessi, di volgere lo sguardo altrove, di immedesimarsi con l'altro, gli altri, fa la differenza tra chi vede e vive solo il proprio io e chi ha compreso che il proprio io vale tanto quanto i miliardi di altri io che vivono in questo mondo, quelli che sono vissuti prima di noi e quelli che dopo di noi arriveranno.

Credo sia questo il senso più profondo e vivo di quell' "I care" che ancora risuona dentro di noi: me ne importa, e seriamente; e, se possibile, me ne prendo  cura.




E allora, anche se non c’è nulla di attuale in un padre che con il bue e l’aratro lentamente segna il solco da dove si è interrotto il giorno prima, se pare non esserci più nulla di attuale nella parola “padrone” (mentre sappiamo che non è davvero così), e allo stesso modo pare non esserci nulla d’attuale in quel prete matto che insegna a leggere ai figli dei contadini, io credo che questo sia un libro che si debba leggere. 

Lo dobbiamo leggere noi adulti, e lo dobbiamo leggere noi adulti ai ragazzi. Mi torna in mente una frase letta in questi giorni, in un articolo tratto dall’ultimo numero di Andersen, dedicato proprio a don Milani, ricordata da Angela Maltoni, maestra elementare alla Scuola Domenico Ferrero a Cornigliano (Ge):
“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.”



I bambini, tutti i bambini, sono la nostra Patria. Di tutti gli adulti, certo, ma in particolare di quegli adulti, gli insegnanti, che dei bambini hanno fatto i loro allievi e i loro compagni.
Non c’è frizione tra le due parole: sento i miei ragazzi come allievi, perché io sono l’adulto, e a me ne compete la responsabilità. E li sento come compagni, perché vivo ogni giorno parte importante e significativa della mia vita con e per loro.

È in questo che don Milani è ancora attuale, e lo sarà sempre: nel rapporto privilegiato, assiduo, totale con chi gli è stato affidato.

Caro Michele, caro Francuccio, cari ragazzi… ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto sul suo conto."


Qui il link al sito della casa editrice.