Non si chiamava certo
Saltinmente il gioco che già quarant’anni fa, armati di penna e foglio di
carta, facevamo a scuola durante l’intervallo o nei pomeriggi casalinghi: da una
parte le 21 lettere dell’alfabeto (J, K, W, X, e Y sarebbero arrivate solo molti
anni dopo), dall’altra una rudimentale tabella su cui scrivere di volta in
volta fiumi, fiori, città, animali con la stessa iniziale scelta precedentemente colpendo a occhi chiusi il foglio con la penna.
È un gioco che mi torna
molto utile quando voglio spiegare ai bambini la classificazione dei nomi: dividiamo due pagine affiancate, ottenendo tre colonne in cui scrivere
nomi comuni di cose, animali e persone.
Nessun dubbio sui primi due gruppi; più
difficile, invece, la scelta dei nomi comuni di persona. È molto facile,
infatti, che i più immediati da trovare siano invece i nomi propri. Una volta però evidenziata la
differenza, ecco scritti nomi che proprio non t’aspetti, come intruso...
Il passaggio successivo
prevedeva l’abbinamento di ogni nome all’articolo determinativo corretto:
lavoro eseguito in
autonomia e completato come compito a casa.
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