sabato 16 febbraio 2019

Il tesoro più bello



Mi capita spesso di riflettere su questa sorta di necessità che mi porta a pensare con insistenza alle parole, alla loro bellezza, al loro senso, e a parlarne con i bambini, fin dai primi mesi che trascorriamo insieme, quelli della prima elementare: ogni volta, considero una sorta di privilegio potermi confrontare col pensiero bambino, la sua essenza multiforme, il suo essere incarnato in modo diverso in ognuna delle personalità che mi trovo di fronte.



Nei giorni scorsi ho letto loro ad alta voce Il tesoro più bello, Janosch, Battello a Vapore; protagonisti, il piccolo orso e la piccola tigre (gli stessi del capolavoro Oh, com’è bella Panama!).

Poi, in un naturale passaggio dalla T di tesoro alla P di parole, abbiamo riflettuto insieme su quali siano i nostri tesori più belli, scrivendone i nomi e rappresentandoli, e scegliendo individualmente se scrivere o meno la parola o le parole dette dai compagni (e che emozione, ogni volta, sentire il proprio nome, o la parola maestre, accanto alla mamma, al papà, agli amici, in una vicinanza che per molti non è più solo contiguità fisica, ma affetto vero, concreto, e senso di appartenenza ad una microsocietà in cui stare bene).







Penso alla parola che ti aspetti proprio da quel particolare bambino, perché ormai lo conosci così bene da poterne scrutare l’essenza, o a quelle che non t’aspetteresti mai (ad esempio soldi, anche se poi rifletti, fuori da ogni retorica: certo che i soldi sono importanti, e alcuni bambini lo sanno bene).

Penso all’empatia che fa dire, ad un bambino di soli sei anni aiutare gli altri. E spero che nel frattempo non cambi, e sappia contagiare anche gli altri. 

Come incomincia:
Il piccolo orso aveva passato tutta la giornata appostato al fiume con la canna da pesca, ma non aveva preso neanche un pesce.
Risultato: secchio vuoto, ossa rotte e niente per cena. E la sua amica lo aspettava a casa con una fame da lupi!
“Oggi niente pesce per cena, Tigre” disse. “Non sono riuscito a pescare nulla.”
Così cucinò i cavolfiori dell’orto.
Con patate, sale e un po’ di burro.
“Tu sai qual è la cosa più bella del mondo?” chiese la piccola Tigre. “La ricchezza. Se fossimo ricchi oggi avresti potuto comprarmi due belle trote al mercato. Sono il mio piatto preferito. Mmm…”
JANOSCH. Il tesoro più bello, Piemme Junior

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