Nei cinque anni che separano da un ciclo all’altro, molte
cose accadono: cambiano gli insegnanti, cambiano i bambini, cambia - e
purtroppo non sempre in meglio - lo sguardo degli adulti sulla scuola.
Anche i libri cambiano, certo; non sono in grado di dire
quanti libri per l’infanzia vengano pubblicati in Italia ogni anno. Ne conosco
alcuni, li acquisto, li tengo da parte, li cullo in attesa di poterli
utilizzare.
Nel 2013, al tempo delle mie prime precedenti, In
una famiglia di topi, scritto da Giovanna Zoboli e illustrato da Simona
Mulazzani per Topipittori, non era ancora uscito. Lo usai quindi nell’anno
scolastico 2015/2016, in terza, per una divertente attività di produzione scritta e per una artistica, che avremmo chiamato Fate a pezzi le risguardie e che funzionò così bene da dare il nome a un
capitolo del saggio che sarebbe uscito due anni dopo.
Oggi, a distanza di quasi tre anni, ho riproposto la
stessa attività alle bambine e ai bambini in prima: ho fotocopiato le
risguardie dell’albo e ne ho ritagliato i soggetti, che sono stati scelti per
un’attività di espansione con il pennarello al tratto.
Mi pare ne siano scaturite delle rappresentazioni
grafiche coerenti e originali, in cui i soggetti modello sono stati davvero
utilizzati per costruire delle nuove, piccolissime storie.
Topi col muso in su che guardano le stelle (e cos’altro?),
topi che fanno un sacco di cose, topi che costruiscono un pupazzo di neve (a
cui, naturalmente, manca la testa, perché altrimenti dov’è l’atto del
costruire?). Topi che si perdono in una foresta magica, topi che svuotano d’un fiato
le tazze della colazione. Topi umanissimi, proprio come noi.
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