Non sono mai stata, come quest’estate, lontana dal blog così a lungo: più di due mesi senza scrivere un solo post. E se da un lato è fisiologico (d’estate molti blog chiudono, c’è bisogno di un naturale spazio di sospensione, è necessario tanto a chi scrive quanto a chi legge, almeno per sentirne la mancanza), dall’altro io vivo questi tempi sempre più lunghi tra un post e l’altro con il timore che la disaffezione possa in qualche modo insinuarsi tra le pieghe del “non ho tempo” e “d’estate non ho le bambine e i bambine con me, a colmare i vuoti con le scelte che faccio per loro e con le loro risposte – quelle dette, quelle scritte, quelle manifestate anche solo con un’espressione del viso o un movimento piccolo del corpo”.
Ho paura, insomma; paura di dimenticarmi di Apedario, di quel che è stato per me, di quel che mi ha regalato.
Perché se è vero, come discutevamo ieri in auto con la mia amica Francesca, che siamo certe che molti insegnanti lavorino con i libri a scuola in modo efficace, innovativo e significativo, posso affermare con altrettanta certezza che la fortuna di A scuola con gli albi si è costruita intorno e grazie al blog.
È grazie ad Apedario che il contatto tra i Topipittori e me è iniziato e cresciuto, dando la possibilità al blog di farsi conoscere attraverso lo spazio e le condivisioni che il blog dei Topi e la loro pagina Fb ci hanno regalato.
È grazie ad Apedario che, proprio nei miei editori, si è fatta strada l’idea, per nulla scontata, che io potessi scrivere un libro sulla mia esperienza riguardo la lettura e l’utilizzo degli albi e dei libri a scuola.
È grazie ad Apedario che ho avuto a disposizione, nei mesi della scrittura del saggio, una mole inimmaginabile di materiale, dai pensieri delle bambine e dei bambini alle immagini dei lavori realizzati con loro in questi anni.
È grazie ad Apedario che la rete delle mie relazioni con il mondo, anche quello più lontano da me, si è tanto ampliata e infittita, regalandomi la possibilità di incontri, virtuali ma soprattutto reali, che mai avrei potuto immaginare. Ed è grazie a questa rete di persone vere, che hanno acquistato il libro e l’hanno amato, che A scuola con gli albi è uscito dal mondo piccolo dei miei pensieri e dei miei sogni e si è trovato un posto nel suo mondo.
Nulla di tutto questo sarebbe mai avvenuto se, poco più di sei anni fa, con le poche conoscenze di allora, non avessi sentito, forte, il desiderio di condividere su un blog la passione per la letteratura per l’infanzia e ciò che grazie ad essa avveniva a scuola.
E allora mi viene da sorridere, da ringraziare, e da pensare che alla base di tutto ci sia quell’idea forte del documentare, per la quale sono debitrice, ancora una volta, alla scuola dell’infanzia: nulla di tutto ciò sarebbe mai avvenuto se non avessi pensato che fosse così importante documentare il lavoro in classe.
Lo è stato, lo è, prima di tutto per me; ma poi, moltissimo, lo è per le bambine e i bambini con cui lavoro e vivo, e a cui spesso mostro i post, anche quelli più lontani nel tempo, anche quelli di cui non sono i protagonisti; lo è, oserei dire ancor di più, per le famiglie. Mi sembra sempre, quello del blog, uno spazio vivo e vitale perché anch’esse possano, in qualsiasi momento, entrare nel mondo altrimenti chiuso e spesso misterioso, di un’aula scolastica, per osservare – ospiti invitati e sempre graditi - come i propri figli vivano il proprio tempo lontano da loro, attraverso quali scelte e quali canali privilegiati apprendano, in che modo si creino quei legami che tanto saranno significativi nella vita.
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