Succede che, per il tuo compleanno, ti regali l’ultimo libro di poesia di Bernard Friot, Buchi nel vento. Poesie a passeggio, Lapis (succede anche che una bambina, leggendo le indicazioni bibliografiche, dica bruchi invece che buchi, ma questa è un’altra storia).
Lo leggi subito, e scopri una poesia che si intitola Io sono.
Hai da pochi giorni proposto alle bambine e ai bambini delle tue classi su una produzione scritta con lo stesso titolo: un elenco di aggettivi qualificativi da definire, per definirsi.
Questa poesia ti regala però una prospettiva nuova: la domanda da porsi non è più “Come sei?” ma “Che cosa sei?”.
Mostri – naturalmente da debita distanza – il libro in classe, e leggi ad alta voce la poesia. Nel frattempo, l’hai trascritta e fotocopiata, perché ognuno possa leggerla in autonomia.
E poi, naturalmente, proponi a bambini e bambine di provare a rispondere proprio alla domanda che dev’essersi fatto Bernard (lo conosco, di persona – ci siamo incontrati alla Cornice - e mi vanto con loro della sua amicizia), provando a seguire l’identica struttura delle strofe.
Le prime (per alzata di mano, non devono averci pensato più di due minuti) letteralmente ti stordiscono:
Io sono un fiore che sboccia, dice il bambino, in primavera,
e semino altri fiori.
Io sono un arcobaleno, dice il bambino, e nasco
da acqua e sole.
Io sono il vento, dice il bambino, e soffio
una brezza tiepida tra i tuoi capelli.
Io sono la pioggia, dice il bambino, e bagno
la sabbia in riva al mare.
Così chiedi che ciascuno scriva i propri versi, e poi scelga quelli da regalare alla classe, per comporre una poesia collettiva. E, in dono, ricevi le prime copie.
Che altro desiderare?
Io sono un cane, dice il bambino, e ti accompagnerò
ovunque andrai.
Io sono un uccello, dice il bambino, e volo
leggero in un cielo infinito.
Io sono la pioggia, dice il bambino, e accarezzo
le piante verdi e mature.
Io sono la pioggia, dice il bambino, e bagno
la tua testa con le mie lacrime.
Io sono un tesoro, dice il bambino, e contengo
piccoli sogni.
Io sono un sentiero, dice il bambino, e ti porto
in passaggi segreti.
Io sono una quercia, dice il bambino, e apprezzo
gli alberi.
Io sono la luna, dice il bambino, e illumino
tutto il cielo.
Io sono la neve, dice il bambino, soffice e lieve, un po’ bagnata e fredda,
ma calma.
Io sono il vento, dice il bambino, tranquillo
e leggero.
Io sono un alfabeto, dice il bambino, e sembro
un ABCD e anche EFG.
Io sono un leone, dice il bambino,
perché mi sento un re.
Io sono una stella cadente, dice il bambino,
luminosa come il diamante.
Grazie per questa meravigliosa sorpresa che una gentile collega mi ha invitato a leggere. LA bellezza delle parole è infinita. Proporrò questa tua esperienza con i miei alunni di quarta, citandoti naturalmente.
RispondiEliminaGrazie a te, Rita, di cuore
RispondiEliminaMa che meraviglia! Questo per me significa essere maestra!
RispondiEliminaChe altro desiderare?
RispondiEliminaDavvero.
Grazie ancora una volta, “la poesia salva la vita”, e anche la scuola..
Per fortuna ci sei!