mercoledì 17 luglio 2013

PoeZie...ovvero Z come zanzara (e affini)

Come si fa a pensare alla lettera Z senza pensare alle zanzare? 
E come si fa a pensare alle zanzare senza pensare a Toti Scialoja?
Per i piccoli, certo, ma anche per i grandi...


C’è una razza azzurrina di zanzare
che ha le grinze paonazze nel sedere.



La zanzara, mentre vola,
pare azzurra, in Venezuela,
ma diventa verde e viola
quando è sotto le lenzuola.



La stanza la stizza l’astuzia
di quando vivevi a Venezia
ed eri zanzara…la pazza
zanzara – che all’alba è un’inezia.



Se la zanzara zoppa fa uno spruzzo
cadendo in un canale di Venezia
un tizio la ripesca e poi la strizza

per asciugarle l’acqua di tristezza.



Zitella libellula
che giri a zig zag
sul lago di Zug
sei secca scheletrica
ma tinta di blu!



Battei uno stinco – tink! – nella tinozza.
C’era una tinca: le venne il singhiozzo.



Spesso la cimice
sale in terrazza
si appoggia al gomito
e guarda Nizza.




La strada bianca va in lontananza
la torta calda spande fragranza
la porta bianca tiene a distanza
la santa scalza fa penitenza
la scarpa bianca finge eleganza
la serva ladra fruga la stanza
la carta bianca basta ed avanza
la pancia tonda non fa una grinza
la barca bianca reca speranza
la mosca stolta ronza e non ronza
la gatta bianca si gratta a Monza.




La danza che specchia la speranza
la pazza che spezza la danza
la voglia che sciupa la guancia
la frangia che vela la voglia
la foglia che varca la soglia
la stanza che invoglia chi sogna
la sveglia che suona a distanza.

                                  TOTI SCIALOJA
                                  



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