Mancano solo due giorni al
termine delle vacanze. Per molti insegnanti è difficile, seppur in vacanza,
smettere di pensare al proprio lavoro, ai propri ragazzi, a quel che ancora ci
sarà da fare, da qui al termine dell’anno scolastico.
Per chi, come noi quest’anno,
è in quinta, tutto sembra ancor più complesso: da un lato, un intero
quinquennio sta per concludersi, con il suo carico di relazioni, entusiasmo,
conoscenze, competenze, fatiche, soddisfazioni, delusioni. Dall’altro, si apre
un rinnovato ventaglio di aspettative rispetto ad un nuovo ciclo che inizierà
proprio a settembre di quest’anno.
Ancora una volta, gli
insegnanti si troveranno con tutti se stessi ben piantati nel presente, ma con uno
sguardo già proiettato nel futuro. E, ancora una volta, il nostro compito sarà
cercare in tutti i modi di garantire quell’equilibrio sempre instabile a cui mi
pare necessario tendere.
Uno dei principi
pedagogico-didattici che da sempre sostiene il mio “fare scuola” si fonda sul
tentativo di mettere il bambino al centro del processo educativo; e non l’idea
generica di bambino, ma ogni bambino reale che mi trovo di fronte. Ed io, noi, abbiamo sempre di fronte non IL bambino, ma
un bambino, una bambina, e poi un altro, un’altra ancora, fino ad arrivare al
numero complesso che compone la classe, o le classi, in cui lavoriamo.
Naturalmente, in questa
visione è di volta in volta il punto di vista - dell’insegnante, ma anche del
bambino stesso, di ogni bambino - a dover cambiare.
Credo sia questo il nodo
cruciale, il difficilissimo equilibrio a cui tendere; la precaria e sempre in
bilico posizione dell’insegnante, ma soprattutto dei bambini, chiamati ad
essere soggetti attivi e protagonisti del proprio processo di apprendimento, ma
a cui viene richiesto anche di essere sempre più capaci di decentrarsi e di
trovare via via un nuovo centro a seconda di ogni compagno, persona, gruppo,
situazione o ambiente con cui entrano in relazione.
Si tratta certamente di un
equilibro instabile, di cui ogni volta è necessario trovare e ricalibrare il
fulcro, il cosiddetto ago della bilancia. Non sempre ci si riesce, talvolta si
assiste a cadute più o meno rovinose. Ma il lavoro dell’insegnante raramente
prevede traguardi semplici: la sua bellezza sta nel complesso e articolato
cammino percorso insieme.
E allora, avanti tutta, verso un nuovo anno ricco di entusiasmo, sorrisi, speranza...
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