venerdì 5 gennaio 2018

Alla ricerca di un equilibrio sempre instabile


Mancano solo due giorni al termine delle vacanze. Per molti insegnanti è difficile, seppur in vacanza, smettere di pensare al proprio lavoro, ai propri ragazzi, a quel che ancora ci sarà da fare, da qui al termine dell’anno scolastico.
Per chi, come noi quest’anno, è in quinta, tutto sembra ancor più complesso: da un lato, un intero quinquennio sta per concludersi, con il suo carico di relazioni, entusiasmo, conoscenze, competenze, fatiche, soddisfazioni, delusioni. Dall’altro, si apre un rinnovato ventaglio di aspettative rispetto ad un nuovo ciclo che inizierà proprio a settembre di quest’anno. 
Ancora una volta, gli insegnanti si troveranno con tutti se stessi ben piantati nel presente, ma con uno sguardo già proiettato nel futuro. E, ancora una volta, il nostro compito sarà cercare in tutti i modi di garantire quell’equilibrio sempre instabile a cui mi pare necessario tendere.
Uno dei principi pedagogico-didattici che da sempre sostiene il mio “fare scuola” si fonda sul tentativo di mettere il bambino al centro del processo educativo; e non l’idea generica di bambino, ma ogni bambino reale che mi trovo di fronte. Ed io, noi, abbiamo sempre di fronte non IL bambino, ma un bambino, una bambina, e poi un altro, un’altra ancora, fino ad arrivare al numero complesso che compone la classe, o le classi, in cui lavoriamo.

Naturalmente, in questa visione è di volta in volta il punto di vista - dell’insegnante, ma anche del bambino stesso, di ogni bambino - a dover cambiare.

Credo sia questo il nodo cruciale, il difficilissimo equilibrio a cui tendere; la precaria e sempre in bilico posizione dell’insegnante, ma soprattutto dei bambini, chiamati ad essere soggetti attivi e protagonisti del proprio processo di apprendimento, ma a cui viene richiesto anche di essere sempre più capaci di decentrarsi e di trovare via via un nuovo centro a seconda di ogni compagno, persona, gruppo, situazione o ambiente con cui entrano in relazione.

Si tratta certamente di un equilibro instabile, di cui ogni volta è necessario trovare e ricalibrare il fulcro, il cosiddetto ago della bilancia. Non sempre ci si riesce, talvolta si assiste a cadute più o meno rovinose. Ma il lavoro dell’insegnante raramente prevede traguardi semplici: la sua bellezza sta nel complesso e articolato cammino percorso insieme.
E allora, avanti tutta, verso un nuovo anno ricco di entusiasmo, sorrisi, speranza...









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