lunedì 3 marzo 2014

Alla ricerca del pezzo perduto (e delle doppie)

Come diceva il giovane Holden Caufield?


Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.

Ecco, io vorrei essere amica per la pelle di Shel Silverstein, vederlo ogni tanto per merenda e farci delle gran chiacchierate. 
Ogni suo libro è un’autentica scoperta, colma di sorprese e trovate geniali. Come definire altrimenti opere come “Strada con uscita”, “Chi vuole un rinoceronte a un prezzo speciale?” o l’ultimo, “Alla ricerca del pezzo perduto”?




Chissà quanti di noi sono alla perenne ricerca di un pezzo perduto. E, cercando, talvolta cantano, chiacchierano, annusano, osservano. Poi, una volta trovato il pezzo, l’unico che può colmare le nostre imperfezioni, ci accorgiamo improvvisamente che forse non siamo più noi, che l’improvvisa completezza, l’assoluta perfezione, non hanno reso migliore la nostra vita. Ma quanti, a questo punto, avranno il coraggio di rinunciare a quel pezzo, per tornare alla vita imperfetta di prima?

Come incomincia:

“Aveva perduto un pezzo. E non era contento.
Così partì in cerca del suo pezzo perduto.
E rotolando rotolando cantava una canzone:
-Oh, vado in cerca del mio pezzo perduto
Alla ricerca del mio pezzo perduto
Ullallà, via che si va,

Alla ricerca del pezzo perduto!”

SILVERSTEIN S., Alla ricerca del pezzo perduto, Orecchio acerbo














Sul sito della casa editrice,
http://www.orecchioacerbo.com/editore/index.php?option=com_oa&vista=appro&libri=Alla%20ricerca%20del%20pezzo%20perduto utilissimi suggerimenti per gli insegnanti che desiderino proporre questo libro, e le riflessioni che ne seguiranno, ai propri alunni.


Noi, dopo aver letto “Alla ricerca del pezzo perduto”, siamo partiti alla ricerca delle parole con le doppie, attraverso un lavoro a coppie






correggendo gli errori


Poi abbiamo impostato in classe un lavoro che è stato proseguito come compito  (le prime parole di ogni riga sono state suggerite durante l’attività collettiva, le seconde sono state scritte individualmente a casa)





Infine, ieri, ogni bambino ha lavorato in completa autonomia per venti minuti, recuperando nella memoria il maggior numero possibile di parole con le doppie.




Un bambino mi ha chiesto: “Ma se io mi ricordo le parole che ho scritto per compito, posso usarle?

Certo che puoi usarle: hai capito perfettamente a cosa servono i compiti per casa!

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