venerdì 14 marzo 2014

V come (La mia) valle

Per il nostro primo incontro con la V, non potevo ancora una volta trascurare “La mia valle”, di Claude Ponti, Babalibri. Avevo il rimpianto di non aver fatto conoscere ai miei bambini i Tuim, i suoi straordinari abitanti, all’epoca della T, e non mi sono fatta sfuggire l’occasione di rimediare.
 


 
Un viaggio poetico, surreale e incantato nella valle dove vivono i Tuim. Popolato da alberi casa, pietre che cantano, bambini caduti dal cielo e giganti tristi, questo luogo meraviglioso ospita anche uno struggente cimitero e il Teatro delle Collere.


Come incomincia:


“Questa è la mia valle. Io sono nato nell’Albero-Casa sulle Rocce Blu. Sono un Tuim. Tutti i Tuim vivono nella mia valle. E’ la più bella del mondo.
 
Quando sono nato la mamma ha detto: -Che amore di Tuim, è dolce come l’isola di Tufù-Tufù. Lo chiameremo Pussy-Blu-. Poi mi ha baciato, e il papà mi ha presentato al mondo, alle stelle e alla luna dicendo: -Ecco il nostro nuovo bambino, si chiama Pussy-Blu!-.
Tutto il mondo mi ha visto, e io ho visto il mondo
 
 
 
così grande, con il cielo sopra, la mia valle sotto

 
e la mia famiglia in mezzo.
La famiglia è papà, mamma, i genitori della mamma (che bevono sempre il the su un ramo)

 






 
 

Un giorno è passato in cielo un buffo Albero-Casa. Era stato strappato da un uragano e si vedevano le radici.
 
 
 

Sono caduti dal cielo tre bambini tali e quali ai Tuim tranne che per una scintilla che sprizzava toccandoli.

 
 
“Presto, non si può lasciar cadere così dei bambini!”
 



Se un Tuim è davvero arrabbiato va al Teatro delle Collere. Una volta ad esempio,  mi sono molto arrabbiato con Tomo-Tug che aveva rotto il mio Poto Mobile. Dal modo come nascondeva le orecchie ho capito che l’aveva fatto apposta. Sono andato al Teatro. Nel laboratorio mi sono ostruito una maschera da Grandissima Collera e una marionetta da Tomo-Tug (con quella sua aria tonta). Poi sono andato in scena e ho recitato la mia Grandissima Collera. Ho detto tutto ciò che pensavo e anche quello che non sapevo nemmeno di pensare. Ho gridato, urlato, picchiato con pugni, piedi e martello. Ho frantumato la marionetta, l’ho ridotta in briciole. E le briciole mi hanno chiesto scusa.




Il Re degli alberi si chiama O’Metti-messi. Adora sentir cantare gli uccelli, ne ha la testa piena e si fa crescere i rami in modo da ospitare più nidi che può.
Quando O’Metti-Messi vuole sentire cantare gli uccelli scuote la chioma. Gli uccelli volano da tutte le parti, poi si posano sui rami e si mettono a cantare.



 


Certe volte salgo all’Osservatorio, mi siedo sull’ultima pietra in cima in cima e guardo il mare…



PONTI C., La mia valle, Babalibri

Nessun commento:

Posta un commento