Dopo tanti anni, ancora mi stupisce quella sorta di magia che avvolge l’apprendimento della lettura e della scrittura:
non è solo tecnica, automatismo (quello stesso automatismo che per qualche
bambino, purtroppo, è una conquista non priva di difficoltà). Leggere,
scrivere, rappresentano davvero la possibilità di mettere insieme dei piccoli
segni, fino a poco tempo prima sconosciuti e insignificanti, per creare le
infinite possibilità della parola scritta.
Lavorare insieme mi pare
sempre il modo migliore per imparare: in questo modo, le competenze di tutti
vengono condivise e asservite all’apprendimento comune. I doni, posti sulla
tavola che si imbandisce e a cui tutti prendono posto, vengono fatti fruttare e
moltiplicati, in un novello miracolo che ricorda quello evangelico dei pani e dei
pesci.
Passiamo insieme una parte
del pomeriggio del venerdì (siamo stanchi, e stoltamente mi aspetto che
i bambini lo siano ancor di più di noi adulti), cercando parole che inizino o
contengano B (la nostra ultima consonante) e che si possano scrivere solo con
le lettere che tutti conosciamo.
Mi piace sempre che tutti
intervengano, che nessuno alzi per la seconda volta la mano prima che anche gli
altri l’abbiano alzata. Certo, le competenze e i bagagli lessicali sono davvero
profondamente diversi, per una svariata serie di motivi; ma dove c’è chi ancora
fatica, si può dare un consiglio, un suggerimento (Pensa al mare, alla spiaggia oppure Ti ricordi come si chiama quell’aria grigia che talvolta, d’inverno,
copre e nasconde tutto?).
Dopo una trentina di parole,
dico che possiamo fermarci: a stupirmi è il NO di molti tra bambine e bambini.
Non sono stanchi? Hanno ancora voglia di scrivere?
L’atmosfera è tranquilla,
facciamo un lavoro quieto che, sappiamo, utilizzeremo nei giorni successivi. E
forse questo basta a spiegare il desiderio di continuare.
Così, il lunedì successivo,
sempre insieme, utilizziamo alcune di quelle stesse parole per scrivere le
nostre prime frasi. Badiamo che non siano troppo complesse, ma non ci facciamo
spaventare dalla presenza di alcune lettere che ancora non abbiamo studiato
insieme, e che molti ormai conoscono (È
l’iniziale del mio nome – T come tuono).
Scriviamo insieme: qualcuno
già da solo, altri controllando talvolta la lim, altri ancora copiando ogni
parola. Va benissimo così: non siamo tutti uguali, non abbiamo tutti lo stesso
ritmo: l’importante è saperlo e continuare a camminare il più possibile vicini,
e insieme.
Compaiono balene che nuotano
nel mare (no, nell’oceano – ma nel mare presenta meno difficoltà),
babbi che bevono birre, alberi all’aperto, bambini amici e bolle di sapone.
Ma è nel lavoro a coppie che
il pensiero bambino è davvero libero di esprimersi: così
Un
mandarino si fa sbucciare da un bambino.
Bella
aria è fresca.
L’albero
serve per fare la carta.
Il
ranocchio bacia la principessa.
Nella
borsa si mettono le cose.
La
sabbia brucia.
Al
bar si beve il caffè.
Babbo
sei bello da guardare.
E poi ci sono quelle
meravigliose successioni di parole, talvolta ricche di rime o assonanze, (Sabbia sul mare, I numeri 123, Un cuore nel
nostro amore, Birilli badabum, e la mia preferita, Una
banda con le bende) che non possiamo definire frasi,
perché manca il verbo.
Ma di questo ci occuperemo a
breve...
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