Talvolta mi capita di dispiacermi di non insegnare agli
adolescenti solo perché vorrei leggere loro alcuni libri.
Il giardino di Lontan Town
di
Patrizia Rinaldi, Lapis
è sicuramente uno di questi.
Scoperto grazie alla
recensione di Federica Rampazzo, ho trovato subito incantevole l’immagine di
copertina di Francesca D’Ottavi, e, soprattutto, sono rimasta colpita dall’espressione
Lontan Town, geniale per indicare la non meglio precisata città in
cui la protagonista si ritrova catapultata.
Fin dalle prime pagine, Mea
mi ha fatto pensare alla Mina di David Almond: ragazzine “strambe”, per nulla
accettate dai coetanei che, probabilmente, intuiscono proprio nella loro originalità e genialità
una diversità straniante rispetto a quel che è considerato normale.
Patrizia Rinaldi scrive con
una prosa fluidissima e a tratti ironica, anche se le vicende narrate sono
spesso drammatiche, se non addirittura al limite della tragedia; ma proprio
questa capacità dell’autrice di parlare la lingua di Mea ci fa immedesimare
nelle sue difficoltà e, soprattutto, tifare per lei.
E anche se il lieto fine non
è per nulla scontato, qualcosa che gli si avvicina ci fa chiudere il
libro sorridendo.
Un inno all’immaginazione,
in un mondo che troppo spesso ci chiede di escluderla dalla nostra vita.
“L’immaginazione
a volte è scomoda, ma ha i suoi vantaggi. Comporta distrazioni dal presente
che, in alcune occasioni, sono molto utili.”
RINALDI P., Il giardino di Lontan Town, Lapis
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