La nostra nuova consonante è
la L, e io vado a colpo sicuro, pescando dal mio scaffale Una lettera per Leo, di Sergio
Ruzzier, Topipittori, felice caso in cui sia il protagonista che l’oggetto del
titolo iniziano con identica lettera. “Facciamo
la L” gridano infatti i bambini.
Una storia deliziosa e
breve, di un postino che sogna di ricevere la sua prima lettera, e invece scova
un uccellino, che forse ha smarrito il proprio stormo. Non c’è altro da fare
che accoglierlo in casa propria, e con lui fare famiglia.
E, quando sarà il
momento, lasciarlo andare, perché possa tornare con la propria. Non senza una
lacrima, certo; ma forse, nell’attesa, con una speranza in più.
I bambini e le bambine si
fanno passare il libro, lo sfogliano, cercano di copiare qualche immagine (Ma lui lo tiene troppo!). Disegnano, e
come sempre scrivono. Come sono capaci. Ogni giorno sempre più capaci.
Dico loro che poi faremo un
altro lavoro: ognuno scriverà una lettera a chi desidera.
Qualcuno ha già deciso prima
ancora che io termini la frase; altri devono pensarci ancora. Intanto copiamo
il titolo: Una lettera per… Ognuno
aggiungerà il destinatario.
Passo tra i banchi, leggo e
spesso sorrido. A volte mi commuovo. Penso alle mamme e ai papà che leggeranno
la prima lettera del loro bambino, della loro bambina. Penso a quanto sarà emozionante
cercarle e rileggerle tra qualche anno (anche a questo servono ancora i
quaderni: a documentare), ritrovando dentro quelle parole, quelle prime
scritture -che non sono tentativi, sono scritture vere, dense e piene- il senso
vero e primo della scrittura: comunicare.
Penso ai fratelli maggiori, belli, gran pescatori e allo stesso tempo, come tutti i fratelli maggiori, alcune volte mostruosi.
Penso agli amici del cuore, quelli a cui vorresti stare sempre vicino.
Penso
alle amiche più grandi, che si vedono solo nel dopo mensa, perché all’intervallo
non escono mai. Penso alla lettera alla maestra della scuola materna, che "mi manca tantissimo e più di tutto era come tutte le maestre" (chiedo: E come sono tutte le maestre? Lei risponde: Le mie, quelle della mia classe, sono belle.)
E penso alla lettera al nonno, colma di N, a conferma della bellezza dei nonni, con quelle tre N vicine vicine, e continuamente ripetute. Forse quella che mi
emoziona di più.
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