venerdì 25 gennaio 2019

Una banda con le bende, ovvero Prime frasi

Sono passati ormai quasi cinque mesi dall’inizio della scuola.

Dopo tanti anni, ancora mi stupisce quella sorta di magia che avvolge l’apprendimento della lettura e della scrittura: non è solo tecnica, automatismo (quello stesso automatismo che per qualche bambino, purtroppo, è una conquista non priva di difficoltà). Leggere, scrivere, rappresentano davvero la possibilità di mettere insieme dei piccoli segni, fino a poco tempo prima sconosciuti e insignificanti, per creare le infinite possibilità della parola scritta.

Lavorare insieme mi pare sempre il modo migliore per imparare: in questo modo, le competenze di tutti vengono condivise e asservite all’apprendimento comune. I doni, posti sulla tavola che si imbandisce e a cui tutti prendono posto, vengono fatti fruttare e moltiplicati, in un novello miracolo che ricorda quello evangelico dei pani e dei pesci.

Passiamo insieme una parte del pomeriggio del venerdì (siamo stanchi, e stoltamente mi aspetto che i bambini lo siano ancor di più di noi adulti), cercando parole che inizino o contengano B (la nostra ultima consonante) e che si possano scrivere solo con le lettere che tutti conosciamo.

Mi piace sempre che tutti intervengano, che nessuno alzi per la seconda volta la mano prima che anche gli altri l’abbiano alzata. Certo, le competenze e i bagagli lessicali sono davvero profondamente diversi, per una svariata serie di motivi; ma dove c’è chi ancora fatica, si può dare un consiglio, un suggerimento (Pensa al mare, alla spiaggia oppure Ti ricordi come si chiama quell’aria grigia che talvolta, d’inverno, copre e nasconde tutto?).





Dopo una trentina di parole, dico che possiamo fermarci: a stupirmi è il NO di molti tra bambine e bambini. Non sono stanchi? Hanno ancora voglia di scrivere?

L’atmosfera è tranquilla, facciamo un lavoro quieto che, sappiamo, utilizzeremo nei giorni successivi. E forse questo basta a spiegare il desiderio di continuare.

Così, il lunedì successivo, sempre insieme, utilizziamo alcune di quelle stesse parole per scrivere le nostre prime frasi. Badiamo che non siano troppo complesse, ma non ci facciamo spaventare dalla presenza di alcune lettere che ancora non abbiamo studiato insieme, e che molti ormai conoscono (È l’iniziale del mio nome – T come tuono).




Scriviamo insieme: qualcuno già da solo, altri controllando talvolta la lim, altri ancora copiando ogni parola. Va benissimo così: non siamo tutti uguali, non abbiamo tutti lo stesso ritmo: l’importante è saperlo e continuare a camminare il più possibile vicini, e insieme.

Compaiono balene che nuotano nel mare (no, nell’oceano – ma nel mare presenta meno difficoltà), babbi che bevono birre, alberi all’aperto, bambini amici e bolle di sapone.

Ma è nel lavoro a coppie che il pensiero bambino è davvero libero di esprimersi: così

Un mandarino si fa sbucciare da un bambino.

Bella aria è fresca.

L’albero serve per fare la carta.

Il ranocchio bacia la principessa.

Nella borsa si mettono le cose.

La sabbia brucia.

Al bar si beve il caffè.

Babbo sei bello da guardare.







E poi ci sono quelle meravigliose successioni di parole, talvolta ricche di rime o assonanze, (Sabbia sul mare, I numeri 123, Un cuore nel nostro amore, Birilli badabum, e la mia preferita, Una banda con le bende) che non possiamo definire frasi, perché manca il verbo.

Ma di questo ci occuperemo a breve...


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