mercoledì 16 ottobre 2019

Prima di tutto, figli


 
Antonio è tante cose, ma, prima di tutto, è figlio.

Così, da quando Antonio è uscito, desideravo coinvolgere i genitori nel racconto dei propri figli, dare loro la possibilità di mostrarceli attraverso uno sguardo altro dal nostro: lo sguardo di chi per primi li ha pensati, voluti, amati.

Avevo però una preoccupazione, che riguardava in particolare le famiglie provenienti da altri Paesi: quanto sarebbe costato loro esprimere in una lingua diversa da quella materna tutto ciò che avrebbero desiderato raccontare dei propri figli?

Forse la soluzione è stata, semplicemente, il tempo dell’attesa: l’attesa che i loro figli padroneggiassero la lingua italiana e la scrittura, e in alcuni casi potessero farsi tramite tra loro e la scuola. Quante volte è già successo?




Non una bambina, non un bambino è arrivato a scuola senza il compito svolto; tutti si sono alzati e, a turno, hanno letto le parole che mamma, papà o entrambi avevano pensato e scritto per loro. E mentre leggevano, ai compagni e ai maestri, annuivano, sorridevano e ridevano; talvolta, addirittura, dissentivano.

Hanno avuto la possibilità, ancora una volta, di parlare di sé; ma se prima l’avevano fatto in prima persona, scrivendo uno tra i primi testi su traccia, in questo caso hanno letteralmente dato voce ai loro genitori.








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