Che
poi, si sa, a scuola le verifiche tocca proprio farle.
Si
può certamente disquisire sulle modalità, e ragionare su quali siano più a
misura di bambina e di bambino, quali le più inclusive, divertenti, personalizzate
o individualizzate.
Resta
il fatto che, una volta fatte, bisogna pure valutarle: e se ci sono colleghe e
colleghi per cui questo non è mai stato e non sarà mai un problema, ci sono
pure quelli per cui ogni volta è disperante stabilire i criteri di valutazione
(sì, lo so, ci sono le rubriche, ma io ancora devo capire cosa sono e come
utilizzarle).
Per
dire: dopo esserci esercitati, in classe, insieme e a coppie sul riordino
alfabetico, m’è toccato farci la verifica. E mi è toccato pure valutarla.
Senonché,
in italiano spesso la valutazione non è matematica. E scusate il gioco di parole.
Perché:
come valuto chi ha fatto due errori in trenta minuti, e chi nessuno in
sessanta?
Questa
volta – era la prima – ho infatti introdotto la variabile tempo, appuntandomi i
minuti necessari per ogni bambina o bambino che avesse completato entrambi gli
esercizi, e dando un tempo massimo di sessanta minuti per la consegna (anche
perché, diciamocelo, può un bambino o una bambina di sette anni lavorare in
autonomia per più di un’ora?).
Tempo
di consegna scritto anche sul quaderno: e non tanto per le bambine e i bambini,
ma soprattutto per i genitori.
E
qui si è resa necessaria una “lettera d’accompagnamento”:
Gentili
genitori,
poche
righe per motivare l’appunto sul tempo impiegato per lo svolgimento della
verifica sul riordino alfabetico: fino ad ora, non ho mai chiesto alle bambine
e ai bambini di svolgere verifiche a tempo, ma, semplicemente, di lavorare con
ordine e impegno secondo i propri ritmi. Riguardo l’attività di oggi, però, era
necessario, ai fini della valutazione, tenere in considerazione anche questa
variabile: il tempo minimo impiegato per lo svolgimento dei due esercizi è
stato di 30 minuti. Al termine di 60 minuti ho chiesto a tutti, anche a chi ancora
non avesse completato il lavoro, di consegnare, soprattutto perché tale tempo
mi sembrava la richiesta massima per un’attività autonoma di un alunno/a di
inizio seconda. Il completamento dell’attività verrà realizzato insieme in
classe.
L’indicazione
del tempo impiegato per lo svolgimento non serve quindi al/la singolo/a
bambino/a, ma ai rispettivi genitori, per comprendere se il ritmo di lavoro
del/la proprio/a figlio/a è lento/adeguato/rapido rispetto ai parametri
minimo/massimo. Ci auguriamo che per i bambini sia semplicemente una prima
occasione di riflessione sulla propria capacità di gestire il tempo; un
percorso che sarà sicuramente lungo, ma in cui non dovrà mai mancare il
supporto e l’incoraggiamento di insegnanti e famiglie.
Grazie
per l’attenzione
Maestra
Antonella (riflessione condivisa con le colleghe)
Perché
anche il tempo, che sia tanto o poco quello impiegato da ogni bambina o
bambino, dipende da infinite variabili: dalla conoscenza dell’argomento, dalla
memoria, dall’interesse, dalle competenze di ognuno, dalla capacità di
mantenere adeguati concentrazione e impegno, dalla felpa che cade, dall’astuccio
da spostare, le gambe da sgranchire, il panorama da guardare, la mano da
alzare, la matita da temperare, la gomma da raccogliere, le conferme da
chiedere…
Devo continuare?
Condivido tutto! Grazie Antonella
RispondiEliminaGrazie a te :)
RispondiElimina