Un
giorno, nelle scorse settimane, ho letto, chissà dove: I bambini non sono
più capaci di empatia.
Ora.
A parte che, a me, le affermazioni tanto lapidarie quanto generiche generano
sempre un enorme fastidio, mi chiedo: quali bambini? Non ho letto l’articolo,
ero come sempre di corsa, e ora probabilmente non sarei neppure in grado di
ritrovarlo.
Però,
poi, sono tornata in classe, e ho letto ai miei Cosa c’è nella tua
valigia?, di Chris-Naylor-Ballesteros, Terre di mezzo. E tutto si è
capovolto.
I
bambini e le bambine, forse non tutti, sicuramente molti, sono ancora capaci di
empatia: sobbalzano all’idea che la volpe si faccia dare una pietra per rompere
la valigia dello strano animale (Non può! Non è sua!), immaginano l’infelicità
di chi sta per scoprire che ciò che era riuscito a trarre in salvo è ormai
perduto, sorridono felici all’insperato finale (buonista? Probabile. Ma non ci
importa, proprio per nulla).
E quando
ho chiesto loro di scrivere a cosa avevano pensato mentre io leggevo, alcune
frasi mi hanno stupito:
Sono
stati cattivi a rompere la valigia. Sono stati bravi a costruire la casa.
Mi
ha fatto provare tristezza e felicità nello stesso momento.
Mi è
piaciuto che il coniglio non voleva rompere la valigia.
Non
era giusto che loro avevano rotto la valigia e poi [lo strano animale] aveva
detto la verità ma quando rompi una cosa devi chiedere scusa.
Gli
animali non credevano in lui.
Invece
era vero che c’era la tazza e poi gli hanno spaccato tutto ma dopo hanno fatto
amicizia e hanno sistemato il disastro e dopo hanno comprato altre tazze comunque
la volpe è diventata amica e anche quello strano animale.
Che
la volpe era un bullo. L’uccello era con la volpe. Lo straniero rimase a bocca
aperta e avevano pitturato la casa.
Quando
ti trasferisci in altri posti ci sono cose nuove forse ti emozioni o forse ti
spaventi un po’. Ti ci devi abituare ti senti un po’ triste quando lasci la tua
casa. Sentirai la mancanza della tua casa. Troverai nuovi amici.
Così,
sull’onda (è proprio il caso di dirlo) delle riflessioni scritte da ciascuno,
il giorno dopo ho chiesto di scrivere, questa volta sul proprio quaderno, cosa avrebbero
portato in valigia, fossero dovuti partire per un viaggio.
E,
ancora una volta, alcune pagine mi hanno mostrato che c’è speranza, almeno finché
lasciamo fare ai bambini:
Come
incomincia:
Un
giorno arrivò uno strano animale, sembrava coperto di polvere, stanco, triste e
spaventato.
Trascinava
una grossa valigia.
-Ehi,
ciao! Cosa c’è nella tua valigia?
-Nella
mia valigia? Be’, c’è una tazza da tè.
-Una
tazza da tè?
-È una
valigia bella grande per una tazza così piccola!
-Sì,
hai ragione. Ma ci sono anche un tavolo per appoggiare la tazza, e una sedia di
legno per me, così posso sedermi.
-Ci
sono un tavolo e una sedia nella valigia? Impossibile!
-Be’,
è la sua valigia.
-Ma
un tavolo e una sedia? Sul serio?
-Sì.
E c’è anche una capanna di legno con una piccola cucina, dove preparo il tè. È casa
mia.
Chris
Naylor-Ballesteros, Cosa c’è nella tua valigia?, Terre di mezzo
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