Qualche giorno fa ho scritto che, forse, la cosa più bella della scuola è la possibilità per ciascuno di diventare vocabolario per un’altra persona, e che un altro lo sia per te.
La raccolta di aggettivi qualificativi che si possono attribuire alle persone, e quindi all’umanità, aveva l’evidente scopo di creare un bagaglio lessicale ricco e condiviso, in particolare per chi ha più di una lingua a cui attingere il proprio vocabolario, o per chi, per svariati motivi, ha un bagaglio meno pieno, e quindi meno adatto a spiegare l’infinità complessità della vita e del mondo.
E così, ancora una volta, proviamo a passare dall’umanità al singolo, in un’attività che permetta a ciascuno di riconoscersi come parte di un tutto, e allo stesso tempo distinto da esso.
È il grande nodo di uguaglianza e diversità, che permea molta parte del nostro stare insieme.
È la ricchezza di riconoscersi, appunto, uguali, ma diversi (oppure, diversi, ma uguali), che può passare anche attraverso la grammatica.
E allora, utilizziamo i nostri Aggettivi per l’umanità per incominciare a descriverci: abbiamo tutti una ricchezza di termini a cui attingere (quella che abbiamo realizzato durante la nostra ricerca), e a questo punto è più semplice scegliere gli aggettivi qualificativi che maggiormente ci definiscono, per scriverli e descriverli.
Scopriamo in questo modo gli agili e i goffi, i golosi e i gelosi (che sia, semplicemente, un’imprecisione?), i rockettari e i tranquilli… e, soprattutto, scopriamo che si può essere tristi o felici, profumati o puzzolenti, fortunati o sfortunati a seconda delle situazioni e dei contesti in cui ci troviamo a vivere.
Uguali, ma diversi. Diversi, ma uguali. Sempre.
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