“La mia scuola è sempre stata lì ferma a guardarci, sempre come adesso, ci guarda come giochiamo insieme e anche noi la guardiamo felici.”
“La mia scuola ha un odore magnifico di terra bagnata. La mia scuola ha un odore buonissimo di amicizia come il mio amico che mi fa tanto ridere.”
“Si possono studiare le cose più grandi del passato e le cose più piccole. La mia scuola non puzza mai, anche se c’è il coronavirus. Per quanto è bella, il tempo passa velocissimo. A volte ti sembra che certe ore durino tantissimo, invece a volte durano pochissimo.”
“Alcune volte quando usciamo sembriamo dei leoni in gabbia oppure scimmie; alcuni sono dei bradipi a fare merenda, però li fanno uscire lo stesso, e quando usciamo in giardino qualcuno “borla giò”.
A scrivere s’impara scrivendo… e, aggiungo, soprattutto
leggendo.
La lettura dell’albo di Susanna Mattiangeli e Agustin Comotto, La mia scuola ha un nome da maschio, Lapis, ci è servita da ispirazione per raccontare la nostra scuola in modo affettuoso, divertente, personale.
Certo, una produzione scritta di questo tipo (senza una traccia, né le domande guida o un’indicazione precisa e puntuale da parte dell’insegnante) può correre il rischio di risultare disorganica: e però, pensavo, le bambine e i bambini sono a inizio terza (con un intero quadrimestre della seconda perso in presenza), e in questo momento mi pare prioritario, e necessario, privilegiare l’espressione originale, non stereotipata dei loro pensieri rispetto ad un’adesione formale a un modello dato, soprattutto se l’argomento è la scuola. Quella scuola tanto viva, concreta e presente, che tutti, a partire dai più piccoli, stiamo cercando di preservare, a costo di mille fatiche e sacrifici.
Così, ognuno ha scritto le proprie osservazioni e riflessioni, che spaziano dalle descrizioni del giardino a quelle dello spazio interno, dagli odori della scuola (amicizia e terra bagnata) alle maestre che urlano come pazze quando in giardino si accendono i litigi, dai tentativi di chiacchiere e giochi, subito sedati dall’insegnante che ti becca, alla definizione di scuola accogliente, che però lo è un po’ meno se ti dimentichi il materiale…
Insomma, uno spaccato vivo, realistico e non edulcorato della nostra vita quotidiana, che ho cercato di restituire alle bambine e ai bambini di ciascuna classe in un testo collettivo che raccogliesse almeno un pensiero, una frase di ciascuno. Perché le loro voci si sentissero tutte, forti e chiare, e potessero concorrere a raccontare quella scuola di cui tanto abbiamo bisogno.
La mia scuola
La mia scuola è forte, bella e felice, è un luogo dove si può imparare, ascoltare ed essere felici, come quando accade qualcosa di grande. È grigia e arancione, ma io vorrei che fosse verde come il muschio.
Quando la maestra arriva in classe, la mia scuola è silenziosa, invece a volte è rumorosa. È un po’ fracassona perché gridiamo e a volte interveniamo inutilmente. È anche bella; di mattina sembra un castello bellissimo.
Quando entriamo facciamo le gare, e chi arriva per primo urla: “Evviva!”, a volte qualcuno cade e si sbuccia le mani. Di mattina entriamo tutti insieme, certi felici, tristi, insicuri o innamorati, ma la nostra scuola ci rende sempre felici. Certi arrivano dopo, quando la scuola ha già suonato la sua amica campanella, allora si beccano una sgridata dalla maestra, intanto che noi sistemiamo lo zaino. Poi iniziamo la lezione: mentre la maestra parla, noi cerchiamo di chiacchierare, ma ci becca sempre. “Qualcuno ha dimenticato il materiale?” dice la maestra. E qualcuno lo dimentica sempre. La mia scuola a volte è accogliente, ma quando ti accorgi di aver dimenticato qualcosa non lo è.
Quando sono in classe faccio tante cose belle. Facciamo tante materie: matematica, scienze, geografia, religione, musica, italiano, arte e storia. Si possono studiare le cose più grandi del passato e le cose più piccole. La mia scuola non puzza mai, anche se c’è il coronavirus. Per quanto è bella, il tempo passa velocissimo. A volte ti sembra che certe ore durino tantissimo, invece a volte durano pochissimo.
La mia scuola dentro è molto grande e ha due piani; in ognuno ci sono cinque aule. Da fuori si sentono i lavori e il trapano che fa tututututututu.
Nella mia classe siamo in 22, 11 maschi e 11 femmine. Ci sono alcuni innamorati: io lo so, ma non lo dico.
Abbiamo cinque maestre e due maestri. Ci sono maestre e maestri gentili e bravi a insegnare tutte le materie, e compagni e compagne gentili e socievoli, e per questo io la amo con tutto il cuore. Quando la maestra spiega, io porto una penna e con il righello ci faccio una pistola e ci gioco.
Nelle aule ci sono due computer, una lim, tre mobili chiusi e tre con i ripiani aperti, l’orologio, il calendario, il cestino e il cestino per la carta, la mappa del mondo ma non tutto, 24 banchi, 25 sedie di cui una della maestra e la cattedra.
La mia scuola ha un giardino bellissimo e grandissimo, in inverno c’è la brina dappertutto, in autunno ci sono tantissime foglie, in primavera ci sono un sacco di margherite bianche con sfumature viola.
All’intervallo scendiamo dalle scale e quando la maestra ci dice: “Potete andare” noi corriamo veloci e andiamo a giocare. Alcune volte quando usciamo sembriamo dei leoni in gabbia oppure scimmie; alcuni sono dei bradipi a fare merenda, però li fanno uscire lo stesso, e quando usciamo in giardino qualcuno “borla giò”. Fuori ci scateniamo e chiediamo alle maestre se vengono a vedere quello che abbiamo fatto. Ogni volta dicono: “Che bello!” e fanno una foto per conservarlo, così non si dimenticheranno mai di noi.
All’intervallo se senti un’esplosione siamo noi. A volte giochiamo a quello, alcune volte a quell’altro e alcune volte giochiamo a cose senza senso, ma solo perché siamo pieni di fantasia. Noi prendiamo i sassi mentre la B ce li ruba e noi, quando vanno via, li riprendiamo e li nascondiamo.
La mia scuola ha un giardino così grande che potrebbero starci tantissimi elefanti. Possiamo costruire palcoscenici, hotel per insetti, decorazioni per i pini e buche dove tutti inciampano. Alcuni bambini giocano con i sassi come se fossero meteoriti e uova di dinosauri.
Dopo l’intervallo cambiamo maestra: alcune si arrabbiano e altre sono tranquille, ma siamo tutti amici e alcuni gemelli.
Ogni tanto alcuni fanno gli scherzi, ma se devo essere sincera ogni tanto mi fanno ridere. C’è la mensa dove andiamo a mangiare e ogni tanto le maestre ci sgridano perché chiacchieriamo con la voce troppo forte. Quando andiamo a casa, i bidelli trovano sciarpe, giacche e felpe.
Il venerdì facciamo il prestito dei libri, cioè scegliamo un libro e lo portiamo a casa da leggere, ma se non lo riportiamo entro il venerdì successivo non possiamo prenderne un altro.
C’è una cosa che rende
speciale la nostra scuola: noi!
Classe 3^A
La mia scuola
La mia scuola è a Carimate ed è bellissima. È bella e calda e ogni giorno mi devo alzare alle 7:00 per andarci. È normale come tutte, è bella, con tante classi, alta e cicciotta; ha un giardino enorme, ha gli alunni. Quindi non le manca niente.
La mia scuola ha un odore magnifico di terra bagnata. La mia scuola ha un odore buonissimo di amicizia come il mio amico che mi fa tanto ridere.
Ha un enorme giardino con un campo da basket, una fontanella e molti alberi. Ha due piani, o forse tre se ha la soffitta. La nostra scuola è molto grande perché ci sono tante classi e poi abbiamo una palestra enorme, perché se corriamo ci serve tanto spazio, altrimenti ci scontriamo.
La mia scuola inizia alle 8.15 e finisce alle 16.30 se abbiamo il rientro, altrimenti inizia sempre alle 8.15 e finisce alle 12.45. La scuola a giornata corta dura 4 ore e 30 minuti, mentre la giornata lunga dura 8 ore e 15 minuti. Ogni giorno qualcuno dimentica qualcosa e così inizia la polemica del mattino.
Noi in tutto siamo 19. I maschi sono 12, mentre le femmine sono in 7. Povere femmine che sono in poche. Ricchi i maschi che sono in tanti!
A scuola si studiano molte cose, come i dinosauri, italiano, matematica e scienze. La scienza è molto importante perché si studiano gli oggetti solidi, liquidi e i gas. In italiano si scrive tanto: a me piace scrivere tantissimo e si impara anche il corsivo. La cosa più importante di quest’anno è l’amicizia e gli amici. La mia scuola è divertente, scherziamo perché siamo tutti amici: alcuni vengono da un altro paese, altri sono italiani.
Si possono fare tante cose: si può giocare fuori e alcune volte devi fare lezione, ma se c’è giornata lunga hai due intervalli e quando facciamo lezione impariamo nuove cose che non avevamo mai sentito. Ci divertiamo tutti insieme e impariamo nuove cose in classe. Anche in giardino si imparano nuove cose, tipo che le piante hanno bisogno di acqua e sole, che quando scaviamo si trovano vetri e sassi piccoli, medi e giganti. Quando usciamo in giardino iniziamo a scavare e a fare le mura, troviamo i sassi, alcune volte facciamo le guerre ma poi facciamo pace. Oggi all’intervallo come ogni giorno giocheremo alle basi segrete, che segrete non sono.
Quando usciamo a volte andiamo a guardare tra le tane che tutti hanno fatto con il lavoro di squadra e giustamente il giorno dopo la miglioriamo, prendendo più sassi e bastoni, con cui scaviamo, mentre con i sassi piantiamo i bastoni.
Abbiamo un giardino enorme e anche se non possiamo giocare con la palla possiamo inventare nuovi giochi come fare le basi segrete, scavare, raccogliere sassolini e anche sassi grandissimi. Quando c’è la ricreazione sembra che tutti dopo vadano in guerra: mangiamo come dei predatori selvaggi.
La cosa bella è che in giardino tutti i bambini hanno una base ciascuno e alcune volte facciamo la guerra perché ci rubiamo i sassi, i bastoni che ci servono per scavare e la corteccia che invece ci serve per fare i lavoretti. Io non voglio mai andare via, ma poi tutti entriamo.
La mia scuola è bella perché ci fa vivere tante emozioni, trovare nuove amicizie e fare giochi nuovi come: acchiapparella, nascondino, fare un mucchio di foglie e saltarci dentro. Ci sono bambine e bambini che in mensa chiacchierano fra loro, si siedono vicini e in giardino si scatenano. In mensa si mangiano cose buone, non tanto buone e alcune volte il cibo non mi piace proprio. Nel dopo mensa ci divertiamo molto, tranne quando le maestre urlano come delle pazze e ci dicono: “Bambini, non rubatevi i sassi e i bastoni altrimenti risaliamo in classe!”.
Il venerdì facciamo il prestito così possiamo scoprire nuovi libri e li leggiamo ad alta voce alla mamma e al papà. È un peccato che mio fratello è a casa, quindi io vado a scuola ma mio fratello no perché fa le video lezioni.
Alla fine dell’anno andiamo
in vacanza e forse anche la scuola si riguarda i nostri lavori e si ricorda
tutti i momenti passati insieme, poi torniamo a scuola e allora è felice perché
torniamo da lei. La mia scuola è sempre stata lì ferma a
guardarci, sempre come adesso, ci guarda come giochiamo insieme e anche noi la
guardiamo felici.
Classe 3^B
Gentilissima Antonella, sono, come sempre, estasiata di fronte a questo lavoro. Si tratta di un assemblaggio di diversi testi o di testi collettivi? Inoltre vorrei chiederti un parere sui testi con tracce, domande guida ecc...li ho utilizzati in passato ma ora li trovo pesanti e non ci credo più, così l'esercizio di scrittura sulle varie tipologie testuali. Mi sembra che i bambini scrivano peggio, al di là del fatto che si leggono testi fotocopie. Venerdì invece, e sapevo che sarebbe accaduto, ho iniziato le 7 righe in 15 minuti ed è stato sorprendente leggere quei brevi testi. Mi piace tantissimo l'approccio che tu offri per la produzione scritta partendo dai meravigliosi albi. Grazie per le tue splendide condivisioni, sei davvero un grande talento! Marina
RispondiEliminaGrazie, Marina, per le tue graditissime parole. I due testi collettivi sono frutto dell'assemblaggio e del riordino di almeno una frase, un pensiero, per ciascun bambino/a.
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RispondiEliminaGrazie Antonella, come sempre i tuoi lavori e i libri che consigli mi fanno appassionare sempre di più a questo lavoro e i venticinque anni di esperienza si riempiono di nuova energia... (scriverei questo commento sotto ogni tuo post!)
RispondiEliminaSto aspettando le "Fiabe d'inverno" ... spero arrivino in tempo per leggerne un po'prima di Natale.
Lunedì leggerò "Una foglia"... Grazie ancora!