A volte, come ai bambini, mi
prende una sorta di urgenza; così, abbandono quel che stavo facendo per
dedicarmi a ciò che mi sta chiamando.
In questo momento, la voce che mi chiama è quella di Gusti, in
Mallko e papà
di
Gusti, Rizzoli
visto per la prima volta in
Fiera a Bologna, e dalle Giannine, e comprato, come spesso mi accade con le
cose belle, a La Cornice.
Mai come in questo caso l’urgenza
mi sembra giustificata.
Ho letto questo libro ieri
sera, per un progetto bello e nuovo a cui sto lavorando da qualche settimana, mentre già da qualche ora, senza aver minimamente fatto caso alla coincidenza, avevo infilato nella borsa Pina
la mosca, dello stesso Gusti, da leggere questa mattina ai bambini di prima, cui avevo
promesso le storie per ridere.
Così oggi, mentre facevo tutt'altro,
ho pensato che le parole di Gusti, il cui secondogenito, Mallko, appunto, è
nato con la sindrome di down, ci sono davvero necessarie, e ci fanno fare un bel bagno di realtà.
Perché non è vero che, come
è accaduto ad Anne, la mamma di Mallko, sia per tutti facile, naturale -o
peggio ancora, debba esserlo - accettare ciò che non è come lo avevamo
immaginato.
Gusti, nella sua sincerità,
è spietato: scrive, a caratteri cubitali, in doppia pagina e proprio all’inizio
del suo libro NON LO ACCETTAVO. Usa le parole nel loro unico significato,
quello crudo, quello vero. Ed è un pugno nello stomaco.
Ma nello stesso tempo
immagino che sollievo possano rivelarsi, queste stesse parole gridate fin dall’inizio,
per chi vive un sentimento simile con vergogna, e senso di colpa.
Perché non tutti siamo capaci
di accettare quel che avviene nella nostra vita in modo diverso da come lo
avevamo immaginato. E a volte avremmo bisogno di gridarlo, mentre facciamo
finta che vada tutto bene, comunque.
E invece no, non va bene per
niente. E non è per niente facile. Soprattutto se si tratta di tuo figlio.
A un certo punto, però, certo non in modo
indolore, le difese crollano, allo stesso modo in cui prima era crollato il
castello di Gusti: e in questo si rivelano determinanti le parole di Théo, il
primogenito:
“Non
mi importa
se
è verde, rosso o blu,
argento,
con i peli, o basso e cicciotto.
Per
me sarà sempre
il
mio fratellino preferito”.
Scrive Gusti:
“L’ho
guardato e ho visto un saggio.
Questa
è stata la prima lezione che ho imparato
da
quando è nato Mallko.”
E ancora:
"Passato un po' di tempo
mi sono accorto che,
come per i disegni scartati...
lui va bene così com'è!
Non solo: mi sono accorto che nessuno è come lui.
Nessuno!
Per fortuna, mi sono detto, non l'ho strappato né cancellato.
Sì, lo so che sembra molto crudele.
Ma è la verità.
La mia verità.
Le mie pagine preferite,
e ce ne sono molte così, sono però quelle in cui Mallko non è un bambino con la
sindrome di Down, ma solo, semplicemente, un bambino.
Mallko
ha molti poteri.
Uno
di questi è il raggio “congelante”.
Ti
lancia un raggio che di solito è accompagnato
da
un BUUU! o da un grido.
E tu
sei congelato.
Una
volta congelato devi aspettare che ti scongeli.
Il
metodo più efficace è il bacio.
A
volte prova con un altro BUUU!
ma
se non funziona si avvicina
e ti
dà un altro bacio che ti scongela.
Poi
ricomincia daccapo (attenzione, il gioco può durare diverse ore).
A
volte ti trasmette il potere di congelamento
e
così sei tu che lo puoi congelare
e
lui rimane con la testa bloccata di lato.
Gusti, Mallko e
papà, Rizzoli
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