Continuano i doni di Sandra Minciotti ad Apedario e ai suoi lettori, con un intervento che segna la seconda puntata di una rubrica, Storie di maestr*, che mi piacerebbe proseguisse nel tempo, dando spazio e voce a tutti coloro che vorranno regalarci i propri pensieri.
Questa volta seguiremo un orso, fin dentro la sua profondissima tana:
Mi viene in mente Vasco quando dice “Voglio una vita di
quelle che non si sa mai”, e non credo si riferisse alla vita di una maestra. E
invece si.
Avevo
trascorso una buona parte del pomeriggio a progettare per il giorno successivo
alcune attività sulla consapevolezza fonologica.
Arrivata
a scuola, dopo i saluti e i racconti di rito sul compleanno del nonno e
l’acquisto di un QUAD, sfodero la mia agenda e mi appresto a raccontare una
storia inventata lì per lì sul Mago dei suoni, responsabile di avere rubato
tutti i suoni della scuola (a volte non guasterebbe).
Mi
si avvicina M. e mi dice : “Maestra, ti ho portato un libro.”
Lo
guardo e ho un immediato reset di tutto il lavoro che avevo in mente.
“A caccia dell’orso” è un albo preziosissimo, non lo
ricordavo, ma con uno di quei flash spazio-temporali che sicuramente tutti
conosciamo ci ho visto innumerevoli percorsi di scrittura, di geo-storia, di
arte, di educazione fisica.
Infatti
siamo andati in palestra e, cantando la canzone, i bambini hanno superato
piccoli ostacoli, sono scivolati sotto corde tese dai compagni, hanno fatto lo
slalom tra clavette per arrivare alla tana dell’orso : c’è stato chi è
scappato, chi lo ha sfidato, ma ci sono stati anche degli abbracci.
Nel fare ciò abbiamo ripetuto varie volte i suoni
dell’erba, dell’acqua, della melma, del bosco, della tempesta di neve.
Una volta tornati in classe, ho chiesto ai bambini di disegnare una parte della storia e di scrivere il suono corrispondente, come erano capaci.
L’attività è proseguita nel laboratorio di arte …
… e nel quaderno di geografia
In storia lavoreremo sulle sequenze.
Storie di maestr*, "di quell* che non si sa mai".
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