Se stai leggendo questa lettera, è perché sai cosa sia la
delusione.
Ti aspettavi una valutazione
diversa, sicuramente migliore, rispetto a quella che hai trovato sulla tua
scheda. In una disciplina, o in più di una. Potrebbe essere capitato altre
volte, a scuola e soprattutto nella vita. E, ci duole dirlo, capiterà ancora.
La definizione di delusione,
sul vocabolario Treccani che spesso consultiamo, è “[…] sentimento di amarezza di chi vede che la
realtà non corrisponde alle sue speranze”.
Cercando ancora in rete, abbiamo
trovato un’altra definizione, leggermente diversa:
“sentimento di tristezza, sfumato di rabbia, che nasce quando vediamo disattese le nostre aspettative, quando la realtà non corrisponde a ciò che credevamo, o speravamo.” (Testo originale pubblicato su unaparolaalgiorno.it: https://unaparolaalgiorno.it/significato/D/delusione)
“sentimento di tristezza, sfumato di rabbia, che nasce quando vediamo disattese le nostre aspettative, quando la realtà non corrisponde a ciò che credevamo, o speravamo.” (Testo originale pubblicato su unaparolaalgiorno.it: https://unaparolaalgiorno.it/significato/D/delusione)
Quindi
potresti essere amareggiato/a, triste, addirittura arrabbiato/a. Non sappiamo quale
di questi tre aggettivi corrisponda maggiormente a quel che provi ora. Magari
uno più di un altro; forse, invece, un sottile, o potente, miscuglio di tutti e
tre.
Ci
sono molti motivi per cui potresti essere deluso/a: noi crediamo però che si
possano essenzialmente ricondurre a due. Potresti essere deluso/a perché pensi
che qualcuno dei tuoi insegnanti sia stato ingiusto nel valutare i tuoi
apprendimenti, le tue competenze, nella disciplina che ciascuno di noi insegna;
oppure potresti essere deluso/a perché, nonostante il tuo impegno, non sei
riuscito/a a raggiungere gli obiettivi (che purtroppo a volte, a scuola, devono
essere semplificati e simbolizzati da un voto) che ti eri prefisso/a.
C’è
un’ultima possibilità, che forse non hai ancora preso in considerazione. Noi,
però, non possiamo fingere che non esista; anzi, è un nostro preciso dovere, di
insegnanti e di adulti che educano, fare in modo che tu la prenda in
considerazione. Potresti essere deluso/a anche se, dentro di te, sei consapevole di
non aver fatto tutto quel che avresti potuto per essere davvero soddisfatto/a di
te stesso.
Tanti
anni fa (i tuoi insegnanti erano tutti molto giovani), Alberto Manzi, un famoso
maestro che aveva tenuto delle importantissime lezioni di italiano anche in
televisione, e in questo modo aveva insegnato a leggere e a scrivere a molti
analfabeti, decise di scrivere sulla scheda di valutazione di ogni suo alunno,
al posto del giudizio: “Fa quel che può,
quel che non può non fa.”
È
una frase su cui in questi giorni abbiamo riflettuto molto, e che probabilmente
ha condizionato i nostri giudizi. Abbiamo pensato che il lavoro di chi fa
davvero tutto quel che può debba essere valorizzato; però, in questi anni
passati insieme, ed in particolare in questi ultimi mesi, abbiamo avuto anche
la sensazione che non tutti abbiano sempre fatto tutto quel che avrebbero
potuto.
Può
essere mancato l’impegno, oppure l’attenzione in classe, la concentrazione, lo
studio costante, un’organizzazione adeguata del lavoro, l’esecuzione dei
compiti a casa o delle correzioni. Forse il comportamento in classe, non sempre
adeguato, ti ha impedito di dare del tuo meglio, e ti sei accontentato/a di quel
che potevi raggiungere col minimo sforzo possibile.
Se
pensi che questo possa essere, almeno in parte, il motivo per cui il voto che
hai ricevuto non è all’altezza delle tue aspettative, superare questa delusione
è davvero quasi esclusivamente in tuo potere.
Se
invece pensi che qualcuno di noi sia stato ingiusto, o sei deluso/a nonostante
nei mesi scorsi tu abbia messo in campo tutto il tuo impegno, ci sembra
importante che ne discutiamo insieme: tu, i tuoi insegnanti, i tuoi genitori.
In
entrambi i casi, ci teniamo a sapere cosa ne pensi
I
tuoi maestri
(Lettera consegnata alle ragazze e ai ragazzi delusi dopo la lettura del documento di valutazione)
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