mercoledì 2 ottobre 2019

Verifiche, valutazioni e... tempo





Che poi, si sa, a scuola le verifiche tocca proprio farle.

Si può certamente disquisire sulle modalità, e ragionare su quali siano più a misura di bambina e di bambino, quali le più inclusive, divertenti, personalizzate o individualizzate.

Resta il fatto che, una volta fatte, bisogna pure valutarle: e se ci sono colleghe e colleghi per cui questo non è mai stato e non sarà mai un problema, ci sono pure quelli per cui ogni volta è disperante stabilire i criteri di valutazione (sì, lo so, ci sono le rubriche, ma io ancora devo capire cosa sono e come utilizzarle).

Per dire: dopo esserci esercitati, in classe, insieme e a coppie sul riordino alfabetico, m’è toccato farci la verifica. E mi è toccato pure valutarla.

Senonché, in italiano spesso la valutazione non è matematica. E scusate il gioco di parole.

Perché: come valuto chi ha fatto due errori in trenta minuti, e chi nessuno in sessanta?

Questa volta – era la prima – ho infatti introdotto la variabile tempo, appuntandomi i minuti necessari per ogni bambina o bambino che avesse completato entrambi gli esercizi, e dando un tempo massimo di sessanta minuti per la consegna (anche perché, diciamocelo, può un bambino o una bambina di sette anni lavorare in autonomia per più di un’ora?).

Tempo di consegna scritto anche sul quaderno: e non tanto per le bambine e i bambini, ma soprattutto per i genitori.

E qui si è resa necessaria una “lettera d’accompagnamento”:

Gentili genitori, 
poche righe per motivare l’appunto sul tempo impiegato per lo svolgimento della verifica sul riordino alfabetico: fino ad ora, non ho mai chiesto alle bambine e ai bambini di svolgere verifiche a tempo, ma, semplicemente, di lavorare con ordine e impegno secondo i propri ritmi. Riguardo l’attività di oggi, però, era necessario, ai fini della valutazione, tenere in considerazione anche questa variabile: il tempo minimo impiegato per lo svolgimento dei due esercizi è stato di 30 minuti. Al termine di 60 minuti ho chiesto a tutti, anche a chi ancora non avesse completato il lavoro, di consegnare, soprattutto perché tale tempo mi sembrava la richiesta massima per un’attività autonoma di un alunno/a di inizio seconda. Il completamento dell’attività verrà realizzato insieme in classe.
L’indicazione del tempo impiegato per lo svolgimento non serve quindi al/la singolo/a bambino/a, ma ai rispettivi genitori, per comprendere se il ritmo di lavoro del/la proprio/a figlio/a è lento/adeguato/rapido rispetto ai parametri minimo/massimo. Ci auguriamo che per i bambini sia semplicemente una prima occasione di riflessione sulla propria capacità di gestire il tempo; un percorso che sarà sicuramente lungo, ma in cui non dovrà mai mancare il supporto e l’incoraggiamento di insegnanti e famiglie.
Grazie per l’attenzione
Maestra Antonella (riflessione condivisa con le colleghe)


Perché anche il tempo, che sia tanto o poco quello impiegato da ogni bambina o bambino, dipende da infinite variabili: dalla conoscenza dell’argomento, dalla memoria, dall’interesse, dalle competenze di ognuno, dalla capacità di mantenere adeguati concentrazione e impegno, dalla felpa che cade, dall’astuccio da spostare, le gambe da sgranchire, il panorama da guardare, la mano da alzare, la matita da temperare, la gomma da raccogliere, le conferme da chiedere…

Devo continuare?



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